Capitolo 8

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Forse dovrei cambiare il mio secondo nome da "William" a "Sfiga". Mmh, in effetti non suona male: Louis Sfiga Tomlinson. Che sia questa la causa per la quale sono così sfortunato?
Perché tutte a me?!
Fisso il ragazzo di fronte a me con rabbia e delusione, le braccia incrociate e la bocca serrata pur di non sparargli in faccia uno dei miei insulti peggiori.
Nate è arrivato un quarto d' ora dopo la nostra chiacchierata al telefono e adesso è qui, con me, nel mio salone e sembra aver capito dalla mia faccia che so tutto e che non intendo fargliela passare liscia.
-Ma ti sei rincoglionito tutto d' un colpo?!- il mio insulto fa abbassare lo sguardo a Nate, -Dopo la sua relazione con Alden e il problema alla gamba, pensi davvero che Lacy riuscirà a vivere serenamente dopo che scoprirà la verità su di te? E tu vuoi addirittura sposarla senza nemmeno dirle niente!-
-Hai idea di quanto mi vergogni?- i suoi occhi blu scuro mi guardano in modo colpevole e tenta di difendersi: -Sono etero, Louis, e amo Lacy. Sono stato con Harry solamente una volta per sperimentare e ti assicuro che non voglio ripetere l' esperienza. Tra l' altro, è successo prima che ci mettessimo insieme, non dovrebbe contare nulla per lei!-
-Conta eccome!- controbatto io, mettendomi le mani sui fianchi e constatando con disgusto la sua ignoranza. -Senti, è successo anche a me e Rose. Non importa se succede prima, dopo o durante il vostro rapporto, importa che tu abbia fatto sesso con un uomo. Lacy potrebbe pensare che tu possa incuriosirti ancora, che non ti è bastato o vuoi riprovare e, cosa ancor peggiore col fatto che sei etero, potrebbe diventare gelosa di chiunque, temendo che ti possano piacere sia gli uomini che le donne.-
-A te è successo questo?- arcua un sopracciglio e storce la bocca.
Annuisco. -Durante l' estate e credimi se ti dico che la gravidanza peggiora le cose. Non ho mai visto Rose così appiccicosa con me in tutta la mia vita.- rabbrividisco al solo ricordo di lei che mi allontana velocemente da un commesso, quell' unica volta che siamo andati a fare spesa insieme a Boston. Da quel giorno, mi ha costretto a rimanere in casa praticamente sempre. Tranne quando dovevo andare dalla psicologa, dalla ginecologa con lei o agli incontri tra alcolisti anonimi.
-Pensi che anche Lacy potrebbe fare lo stesso con me?- sento una nota di paura tra le sue parole e la sua domanda mi fa pensare.
Mi gratto distrattamente il collo e il mento, ragionando. -Lacy. Ehm... no. No, lei non lo farebbe.- confesso, per poi aggiungere: -Lei farebbe di peggio.-
Vedo Nate sbiancare e sgranare gli occhi, impaurito. -Ne sei certo?-
Oh, sì.
-Al mille per cento. Vedila in questo modo: Rose è una ragazza raffinata, una tipa da "the delle cinque", mentre Lacy... be', Lacy è più un maschiaccio. Una tosta, che quando vuole sa arrivare anche ad essere manesca. Perciò ti consiglio di chiedere in prestito a Mary il suo beauty-case, perché un occhio nero non si intona con la tua pelle.- lo prendo in giro alla fine, ridacchiando un po'.
Lo so, quando voglio so essere stronzo, ma i bugiardi mi fanno schifo proprio a fior di pelle.
Per colpa di una certa persona.
Tento di rimanere concentrato su dove sono e guardo distrattamente l'orologio attaccato alla parete. È solamente ora di pranzo; ho tutto il tempo di calmarmi ed esercitarmi nel mantenere il controllo su me stesso.
Prendo un respiro profondo, mentre Nate si passa le mani sulla faccia in modo disperato. Lacy si incazzerà di brutto, poi, conoscendola, soffrirà e piangerà per ore. Un senso di tristezza mi invade. La mia amica è una brava ragazza, che cerca soltanto le gioie più piccole della vita. Come finire gli studi, trovare l' amore e avere una famiglia tutta sua. Nate potrebbe essere la persona giusta per lei, ma non lo sarà mai se non le parla.
-Che dovrei fare, secondo te?-
-Ah, non saprei... che ne dici di dirle la verita?!- urlo le ultime tre parole e lo fulmino con lo sguardo. È troppo chiedere la vista laser dei supereroi quando serve?
Sta per dirmi che non lo farà con tanto di scusa, ne sono certo grazie all' espressione sulla sua faccia, ma il rumore di una chiave che gira nella toppa della porta di casa ci fa congelare.
Oh, no. Sono tornati!
Fingo un' aria rilassata, o almeno ci provo, e Nate sorride ai miei amici e alla sua ragazza. -Ciao, piccola.- le va incontro, rubandole un bacio a fior di labbra. Lacy, per tutta risposta, mi guarda con finta aria arrabbiata e dubbiosa: -Ti lascio con tua sorella e ti ritrovo con il mio amoroso? Mi devi dire qualcosa, Tomlinson?-
Porca miseria.
Deglutisco a vuoto e la mia mente va per cinque millisecondi nel panico più totale, non sapendo cosa dire, quando la voce di Niall mi salva e attira l' attenzione generale: -Amico, sei crudele! Noi stiamo fuori quasi un' ora per farti parlare con tua sorella e non ci cucini neanche il pranzo? Dov'è il maledetto pollo?!-
-È arrivata in città una delle tue sorelle? Chi?- si incuriosisce Nate, guardandomi con un sopracciglio arcuato. La cosa non mi sorprende: ha passato così tanto tempo con noi, grazie a Lacy, che oramai è a conoscenza dell' albero genealogico di tutti e quattro.
-Quella nascosta.- la voce delusa di Mary accompagna le sue braccia serrate fra loro e gli occhi freddi che mi rivolge.
Ohu.
Se fossi un cagnolino, le mie orecchie si abbasserebbero e la coda mi finirebbe in mezzo alle zampe posteriori.
-Perché non ce l' hai detto?- Mary mi fissa triste e sento un lieve accenno di senso di colpa. Forse pensa che non mi fido di loro.
-Evelyn è un argomento della quale non parlo mai, nemmeno durante le riunioni di famiglia. Non vi ho mentito, semplicemente ho dimenticato di parlarvi di lei. Lo faccio con tutti.- mi giustifico, facendo spallucce.
-Ok, di questo ne discuteremo dopo. Ora voglio che tu risponda alla mia domanda iniziale: perché Nate è qui?- Lacy piega la testa di lato e i suoi occhi diventano delle lame affilate. Ha capito che stiamo nascondendo qualcosa.
Merda.
Penso in fretta, più in fretta che posso, mentre la mia amica fa avanti e indietro con la testa fra me e il suo ragazzo, pazientemente. Alla fine, sono io a parlare: -L' ho invitato a mangiare con noi e anche a darmi una mano per cucinare. Pensavo che ti avrebbe fatto piacere.- tento un approccio cauto, parlando lentamente per controllare il tono di voce e soprattutto per non dire una cazzata.
Lacy aggrotta la fronte e si rivolge a Nate: -Sei arrivato da poco? È per questo che non c'è nulla in tavola.-
-Già, sono qui da neanche cinque minuti. Strano che non ci siamo incontrati per strada, sono venuto a piedi.- coglie la palla al balzo, fingendo stupore all' ultimo.
Lacy sorride dolcemente e gli bacia la guancia. -Sono contenta che tu sia qui. Forza, prepariamo da mangiare che poi ho degli altri corsi.- ci incoraggia, dirigendosi in cucina.
Io e Nate ci lanciamo uno sguardo d' intesa, però il mio è più uno da avvertimento.
Guai a te se la fai soffrire, coglione.
Durante il pranzo, evito di aprire bocca il più possibile e mi limito a mangiare la mia coscia di pollo, sennò ne dico una delle mie e metto nei guai Nate. Se non farà la cosa giusta, lo dirò io stesso a Lacy, perché so che lui la distruggerebbe. Chi meglio di me può sapere quanto facciano male le bugie della persona che si ama?
Ingoio la saliva e sento un colpo al cuore.
Oh, cazzo. Oh, Signore. No, no, Dio!
Stringo forte le gambe tra di loro e sento le vertigini assalirmi. L' ho realizzato solo adesso: lo amo ancora.
Merda, no! No, cazzo!
Non posso, non di nuovo... Basta!
Poggio la testa sulla mano e il gomito sul tavolo. Le lacrime mi assaliscono, assieme ad un principio di panico.
Stupido... stupido, stupido, stupido!
Sono spacciato, è la fine! Non appena mi vedrà, stasera, capirà tutto. Ed io gli cascherò ai piedi, come una pera cotta. Il suo "circo dell' Inferno" ricomincerà, con me come attrazione principale e il suo bel maritino a sputtanarmi assieme a lui sui giornali. Un' altra volta.
Non voglio rivivere l' incubo, non voglio tornare ad amarlo.
Far finta che lui non fosse tornato non è servito e tentare di vederlo nella sbronza è stato patetico da parte mia.
-Ed è per questo che... Louis? Louis, ti senti bene?- la voce di Mary non arriva al mio cervello e allungo una mano traballante verso il mio bicchiere, ma bere l' acqua non mi aiuta. Anzi, mi fa solo strozzare con essa. Cerco l' aria, la cerco con tutte le mie forze, eppure sembra che tutto l' ossigeno del mondo sia stato risucchiato da qualcun'altro.
-Ha un attacco di panico!-
-Louis! Louis, respira!-
Mi porto le mani alla bocca istintivamente e la mia schiena si piega più volte. Mi alzo in piedi.
Smettila. Smettila, cazzo. Torna a respirare normalmente, porca puttana!
-Via le mani, Louis.- sento Nate vicino a me, una sua mano sulla mia schiena e l' altra a liberarmi le vie respiratorie il più possibile.
Non posso amarlo.
Mi fa male il petto, non riesco a tenermi dritto.
Lui non vuole me, vuole lui: suo marito.
Le lacrime mi pungono gli occhi e sento un altro paio di mani su di me, che mi aiutano a sedermi.
Dio... che casino che sono. Un casino tremendo. Sono un disastro, non mi vorrà mai.
Non so neanche io chi sono, come può lontanamente desiderare il vero me?
-Aspettate!- urla Niall di colpo, fermando il caos che percepisco nella stanza. -Mi ricordo che nostro nonno ci insegnò un trucco per quando accadevano cose del genere: riesci a dire "prova la provola di prateria per prozia Pria"?-
-Quello è per il singhiozzo, demente!- Lacy è alla mia destra, riesco ad inquadrarla con la voce, e comprendo che è lei a tenermi la spalla ed il braccio.
-Faccio io, allontanatevi.- Nate è determinato nel tono di voce e le mani spariscono, tranne le sue. Mi fa piegare sulla sedia, la testa tra le gambe e la pancia compressa.
Oh... mi gira tutto.
Prendo a tossire. -Louis, ascoltami. Devi prendere dei grossi respiri una volta che ti ho tirato su, capito? Guarda in alto. Ci sei? Uno, due, tre.- le sue mani mi tirano su le spalle e la mia testa si poggia al muro, -Così, bravo. Apri gli occhi, ci riesci?- la sua voce è dolce, controllata e adesso capisco l' importanza vera dei paramedici: sono i primi ad intervenire su qualcuno che è gravemente ferito o sotto shock, sono le prime persone che vedi dopo un trauma e sono lì per aiutarti e calmarti come riescono.
-Bene, molto bene.- si complimenta con me non appena i miei occhi incontrano i suoi. -Ora, con calma, segui il mio dito con solo lo sguardo, chiaro? Non muovere la testa.- mi mette di fronte al naso l' indice e lo sposta da destra a sinistra e viceversa. Lo seguo senza fretta, mentre lui continua a parlarmi: -Come va? Mal di testa? Vertigini?-
-No, non più.-
-Voltastomaco? Senti il bisogno di rimettere?-
No, ma quello di bere sì.
-Per niente. Sono solo stanco e affaticato.-
-Ti credo.- smette di muovere il dito e prende il cellulare. Mi punta il flash negli occhi e mi controlla le pupille. Cavolo, a quanto pare posso anche evitare il controllo dal medico questo mese. -Cosa ti ha provocato l' attacco di panico?-
-Pensieri.- mi limito a rispondere, ma noto dalle facce dei miei amici che hanno capito che non erano solo semplici pensieri. Erano ansie, paure.
Nate finisce di controllarmi e poi mi sorride. -Tutto nella norma. Ti consiglio soltanto di rilassarti di più.-
Credimi, lo vorrei veramente.
-Ci proverò.-
-Magnifico. Niall, aiuti Louis ad andare in camera sua? È meglio se si sdraia.-
Il mio amico annuisce e mi sostiene dal fianco fino ad arrivare vicino al mio letto. Mi aiuta a sdraiarmi e mi dà le coperte. -Vuoi che resti qui con te?-
-No, tranquillo. Va' pure, torna dagli altri. Io starò bene.- mi mordo il labbro e poggio la testa sul cuscino. So bene che la mia è una menzogna e so che anche Niall lo ha capito.
-Se lo dici tu. Però, Louis, dovresti fare davvero qualcosa. E intendo per tutto. Prova ad andare veramente agli incontri per alcolisti anonimi, torna da uno psicologo o che ne so, ma fa qualcosa. Odio vederti così.- mi guarda come un padre guarderebbe il proprio figlio e sento il cuore battere forte sotto le lenzuola.
Sorrido e mi si abbassano di poco le palpebre. È davvero dolce. -Grazie, Niall.- lo dico con amore e sincerità. È il fratello che non ho mai avuto.
-Di niente.- mi fa un cenno con la testa e mi rivolge quel suo splendido sorriso solare, andando successivamente verso la porta. Prima, però, si volta ancora verso di me: -Ehi, senti, non è che potresti darmi il numero di tua sorella? No, perché, amico, è una bomba e...!-
-È sposata e incinta, ciao Niall!-
-Afferrato il concetto, bye bye!- si congeda e chiude la porta.
Oh, mio Dio!
Rido divertito al solo pensiero. Niall si è preso una sbandata per Evelyn! Wow! Be', almeno non pensa più a Jullienne.
Già... fortunato lui.
Di colpo mi rendo conto di quanto io sia stupido. Perché gli ho detto che poteva andarsene? Non voglio stare solo coi miei pensieri!
Sospiro e fisso il soffitto. Sono ancora cotto di Mr. Occhi di Ferro... cazzo. -Vaffanculo.- parlo sottovoce, sentendo un groppo in gola e la rabbia tornarmi nelle vene. Perché? Ditemelo, perché? Cos' ho fatto di male, nella mia vita precedente, per meritarmi tutto questo? Altre lacrime, altra frustrazione. Perché, nonostante il fatto che lo odio a morte, sento la necessità di risentire la sua pelle, la sua bellissima, liscia e rosea pelle, al contatto con la mia?
Tuffo la mano nella tasca dei pantaloni e cerco il suo numero nella rubrica del telefono. Lettera M: "Mr. Bastardo". Premo il tasto di chiamata e inizia a squillare già quando porto il cellulare all' orecchio.
-Louis?-
Chiudo gli occhi. La sua voce, la sentirei per ore, come ha fatto a non mancarmi per mesi?
-Ciao, Harry.-
-Perché mi hai chiamato? Stai bene? Ti serve qualcosa?- lo sento preoccupato, quasi temesse che io riattacchi.
Non ho alcuna intenzione di farlo.
-No, no, sto bene, non è nulla, volevo... volevo solo sentirti.- parlo con velocità e mi invento una bugia su due piedi, ma lui è furbo. Troppo furbo per me. -Ci vedremo stasera, Louis, non dirmi cazzate. Che sta succedendo?-
Ansimo e prendo un respiro profondo. I singhiozzi mi muovono come un terremoto il petto e mi porto la mano libera alla bocca.
Non posso. Non ce la faccio.
-Louis, mi hai sentito? Rispondimi, ti prego, che succede?-
-Per favore...- sussurro, piangendo e con le labbra coperte dalle dita. Mi sembra di star morendo. Morire è così doloroso?
-Per favore? Per favore cosa? Di cosa hai bisogno?-
Che diavolo mi sta succedendo? Mi brucia tutto!
Lo odio. Lo odio così tanto... e Dio, quanto mi manca.
-Louis, ma... stai piangendo? Cazzo, Louis, dammi una maledetta risposta!- la sua voce si altera, arrabbiata.
Perché? Perché lui sì e io no? Perché lasciare che mi innamorassi di te per poi farmi a pezzi?
-Louis, Cristo Santo, formula una frase intera! Te ne prego, per la mia salute mentale!- adesso mi sta proprio sgridando e serro forte le palpebre umide tra di loro.
Ho bisogno di te... nonostante tutto, ho ancora bisogno di te.
-Per favore, vienimi a prendere.- la mia voce è sottile, disperata, però lui riesce a capire e risponde subito: -D'accordo. D'accordo, Louis, sto arrivando. Dimmi dove sei e arrivo.-
Ho bisogno di lui. Ho bisogno di lui, adesso.
-Sono al The Summit, in camera mia. Ti mando il numero della stanza.-
-Ok, arrivo il più in fretta possibile.-
-Harry, attento però, la... la stampa, i paparazzi...-
-A loro ci penso io, capito? Tu devi solo pensare a respirare e a calmarti. Non piangere, sarò lì tra poco. Resto al telefono con te finché non arrivo, rilassati.-
Mi passo la lingua tra le labbra e singhiozzo forte. La sensazione di bagnato sulle guance mi provoca irritazione.
Fa' presto.
Mi sento a terra, deragliato. È come se stessi precipitando da miglia e miglia di distanza dalla Terra e lui fosse l' unico in grado di prendermi al volo.
-Louis?- il suo richiamo mi fa risalire dagli abissi della mia mente e sento in sottofondo un suono di clacson e macchine. -Cosa ti ha fatto cambiare idea? Cioè... da cosa hai capito di volermi?-
La sua domanda mi manda in confusione, così tento di chiarire: -Intendi adesso o da quando ci siamo conosciuti?- tentenno nel chiederlo, perché sentire quel suo dubbio, che può avere così tanti significati, mi ha aperto gli occhi. Perché no, non gli ho mai detto cosa mi ha attratto di lui fin dall' inizio.
Harry, inizialmente, non risponde e penso che non mi abbia sentito. Poi parla e capisco che ci ha solamente pensato con serietà: -Da quando ci siamo conosciuti.-
Sorrido leggermente. Sa bene che con me deve giocare le carte giuste e stavolta, a parer mio, ha usato saggiamente la carta del Jolly. -Perché, quando ci siamo conosciuti, mi hai fermato stringendomi la mano invece del braccio.-

One Hundred's TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora