Capitolo 16

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-Licenziato. Licenziato per il furto di un fottuto braccialetto!- sbraito, pieno di rabbia, ricordando cos'è successo ieri.
Appena arrivato a casa, me la sono presa con tutti. Solo il poter toccare il pancione dove sta crescendo mio figlio mi ha aiutato a calmarmi un po'.
Continuo a seppellire la faccia nel cuscino e a divaricare la schiena contro il letto. Ringhio dalla frustrazione, lo avrei ammazzato quel ragazzino. Se solo avessi visto i tratti del suo viso, avrei potuto dare un immagine precisa alla polizia oltre che sporre denuncia.
Ho passato la mattinata al college fumando di rabbia. Harry mi ha ignorato tutto il giorno e forse è meglio così. Tanto me lo dovrò subire a teatro tra un'ora. Spero che abbia capito dove si trova questo posto, abbandonato da Dio, dove Eve ha scelto di insegnare.
Un bussare affrettato mi fa quasi cadere dal letto. -Louis!- la voce di Mary mi giunge ovattata da oltre la porta.
Sbuffo e premo con più forza il cuscino, stringendo tra le dita la federa bianca. -Non adesso, Mary.- l'avverto, perché tra poco devo farmi la doccia. Puzzo come non so cosa.
-È un'emergenza! Allarme rosso, codice zero-tre!-
In un attimo, mi libero il volto dalla massa morbida. Rosso, zero-tre?
Balzo in piedi e apro la porta, trovandomi di fronte la mia amica. -Ne sei certa?-
-Più che certa!- conferma, facendomi poi strada verso il salone. -Sto tentando di farli smettere da più di sette minuti, ma sembrano posseduti.- mi spiega, indicandomi con la mano sua sorella e suo cugino che se le stanno dando di santa ragione sul pavimento.
I miei occhi trovano subito i primi indizi di un litigio furioso: i cocci di vetro di un bicchiere caduto, la lampada rotta sul pavimento, una poltrona ribaltata e alcuni libri sparsi a terra, caduti dalla libreria dietro il divano.
Fermi tutti! Per tutto questo tempo, erano Lacy e Niall? Ero certo che fosse la televisione.
Questi due sono dei cartoni animati creati per uccidersi a vicenda, non parenti.
-Falli smettere!- mi supplica quasi in ginocchio Mary, le mani strette da preghiera. Sposto lo sguardo da lei ai due "lottatori".
Io?
-Sei pazza? Perché io? Fanno parte della tua famiglia!-
-Sì, ma tu vivi con loro da più tempo.- mi guarda come se la risposta fosse ovvia e sto cominciando a pensare che sì, qualcuno mi deve aver maledetto da piccolo.
Forse quella maestra di Matematica alla quale non sono mai andato a genio, per questo faccio schifo in Algebra.
-Tu li conosci da più tempo, tocca a te.-
-Ci ho già provato, non mi ascoltano. Louis, ti prego...-
-Non mi assumo questo incarico, devi farlo tu.-
-Non ci penso nemmeno! È il tuo turno, fai l' uomo.-
-Prima le signore.-
-Prima i vecchi.-
-La "H" di Hanson viene prima della "T" di Tomlinson.-
-Proprio perché la "H" viene prima lo devi fare tu.-
-Ma la "L" di Louis è prima della "M" di Mary.-
-E "K" di Kate è sicuramente prima della "W" di William. Due a uno e abbiamo entrambi due nomi e un cognome, hai perso.-
-Me la gioco a "testa o croce".- dichiaro, tirando fuori dalla tasca una moneta da un dollaro. Prima che possa replicare, la lancio in aria e la riprendo, coprendola sul dorso della mano. -Scegli.-
-Testa.- sentenzia e alzo la mano.
Merda.
-D'oh!-
-Ah, fottiti!- festeggia Mary, alzando le braccia. Velocemente, afferra la sua giacca e la borsetta. -Io vado a fare un giro, tu prenditi tutto il tempo che ti serve con loro. Bye, bye!- canticchia allegra, uscendo da casa e non prima di avermi dato un buffetto sulla guancia.
Che stronza.
Prendo un lungo respiro. E adesso che ci faccio, con questi due?
-Cosa ti avevo detto riguardo al toccarmi?-
-Non ti sto toccando.-
-Vedo il tuo dito proprio qui!-
-Non ti sto toccando.-
-Lou, posso ucciderla?-
Madre di Dio...
Piego la testa nella loro direzione e vedo Lacy con un dito in aria e Niall che guarda questo come se fosse appestato. Ecco, cosa avevo detto, poco fa? Due cartoni animati.
-Fatela finita!- li separo, tenendo entrambi dal colletto con le mani. -Siete grandi e vaccinati, comportatevi come tali.-
-Ha cominciato lui!-
-Ha cominciato lei!-
Come non detto.
Li lascio andare e li fisso entrambi. -Be'? Qual è il motivo della discussione, stavolta?-
-Niall ha detto che il culo di Nate è messicano!-
Eh?
Mi si blocca tutta la faccia, talmente resto senza parole.
Ma che ca...?
-Che significa?-
-È questo il punto.- tenta di spiegare il mio amico, parlando lentamente, come se si rivolgesse a dei bambini. -Lei ignora il significato di ciò: porta male avere il ragazzo col culo messicano.-
-Ma Nate non è messicano!- ribatte Lacy.
-Chi si ne fotte di lui, il suo culo porta sfiga, mica lui.-
-Niall.- lo richiamo all' ordine, prendendolo per le spalle. -Ho incontrato sia il padre che la sorella di Nate, tempo addietro. Hai la mia parola che non è messicano, né lui né il suo culo, anzi, ha origine europee.-
-Ah! Te l' avevo detto.-
-Per me ha sempre il culo messicano.-
Gesù, salvami tu...
Il suono del campanello interrompe quest' assurda discussione e vado ad aprire. Divento di cera.
Mi venisse un colpo, Harry?
-Che ci fai qui?-
-Buon pomeriggio anche a te, Louis. Mi fai entrare?- sorride come se nulla fosse ed entra senza neanche aspettare una mia risposta.
È vestito in modo sportivo, ma elegante, con una giacca estiva perfetta e scura.
Chiudo la porta e noto Lacy sugli attenti, pronta quasi a picchiare Harry. -Ehi, Richie Rich! Hai sbagliato strada, la tua banca personale è dall'altra parte della città.-
Mi copro alla svelta la bocca con le mani per non scoppiare a ridere.
Madonna Santa, Lacy.
Harry ridacchia. -Divertente, Miss Hanson, ma sono venuto qui solo per accompagnare Louis a lezione di teatro, nella quale anch'io farò parte.-
Confermo definitivamente la mia teoria sui cartoni animati, non appena vedo Lacy e Niall alzare un sopracciglio nello stesso identico istante e piegare la testa dalla mia parte per fissarmi. -Teatro?- domandano all'unisono.
Dio, sembrano quelle due strane gemelle di quel film horror che vidi da ragazzino.
-Sì, Evelyn lavora lì e pensavo che andarci con Harry sarebbe stato divertente.-
-Ma certo, perché lui è Mr. Simpatia. Non è vero, caro il mio trombatore serial...?- parla sarcastico Niall, però non finisce la frase a causa di una gomitata nello stomaco da parte della cugina.
Il biondino si piega in due e la castana sorride in modo fintamente angelico al mio amante. -Non sarete un po' troppo esposti? Anzi, Louis non lo sarà?- teme per me, indicandomi.
Harry fa un cenno col capo. -Non temete, tutti e due, ho fatto in modo che la struttura venisse controllata. Le mie guardie del corpo personali entreranno in azione non appena arriveremo e ho fatto firmare un contratto di riservatezza a tutti i componenti del gruppo di teatro questa mattina stessa, insegnanti e alunni.- spiega con calma, ricevendo in risposta dei sorrisi soddisfatti dai miei amici.
Rimango stupito. Ha veramente fatto in modo che nessuno di noi due finisca nei guai con la stampa... astuto.
-Ehm, prima di andare mi faccio una doccia. Puoi aspettare in camera mia.- invito con una mano il riccio ad andare nella mia stanza e lui accetta.
Non appena la porta si chiude, mi giro di scatto e guardo i miei coinquilini con raccomandazione. -E va bene, Clinton e Trump, vi avverto: io starò via per tre ore, se quando torno la casa va a fuoco, è sul punto di crollare o scopro che avete dato un altra festa, allo zoo ci mando voi due e mi tengo la capra! Intesi?-
-Domanda.- alza la mano Niall, -Posso essere io Clinton?-
Ci rinuncio.
-A dopo.- taglio corto, dirigendomi verso il bagno.
Butto i vestiti nella lavatrice, metto gli asciugamani sul lavandino per averli più vicini e apro l'acqua calda. Mi ci getto subito sotto e comincio a lavarmi. Tiro un sospiro di piacere, mi ci voleva proprio.
Passerò un pomeriggio senza problemi, per una volta. Devo solo andare a teatro con Harry. Con Harry, che mi sta aspettando... in camera mia... sul mio letto...
Spalanco gli occhi sotto il getto d'acqua.
Testa di cazzo.
Non è possibile, come posso essere così stupido? Gli ho detto di aspettarmi in camera mia! Merda, dovrò affrontarlo senza vestiti, bagnato, chiusi in una stanza e con il mio letto a disposizione.
Mi do più di una manata in fronte e sbatto la nuca contro il muro zuppo d'acqua.
Ok, ok, va bene, stai calmo. Magari stai esagerando, magari non ne approfitterà.
Alzo gli occhi al cielo e mi chiamo coglione da solo. Che cazzo dico? È Harry Styles, ovvio che ne approfitterà.
Mannaggia a me, mannaggia a lui, mannaggia a chiunque abbia inventato le docce.
Finisco di sciacquarmi da tutta la schiuma e prendo gli asciugamani; il più lungo me lo lego alla vita e con l'altro mi friziono i capelli. Apro la finestra per liberare il vapore ed esco. Cammino con le ciabatte fino alla porta della mia camera e ho quasi timore nell'abbassare la maniglia.
Dai, Louis, non fare il pollo. È in casa tua e ci sono Lacy e Niall, non può fare niente.
Mi decido e spalanco la porta. Uh? È sparito.
-Nì, dov'è andato Harry?- chiedo a Niall, che mi sta passando vicino con un hamburger enorme tra le mani.
Mah, non capirò mai la vita culinaria di questo ragazzo.
-Ah, sì, ci ha detto di dirti che ti aspettava nella sua macchina.- dice, mordendo poi il suo... spuntino? La sua cena? Boh.
Se ne va verso il salone e sento la sigla di una serie che piace sia a lui che a Lacy. Bene, almeno non litigheranno più.
Butto fuori il respiro che ho trattenuto fino a ora ed entro in camera mia. Chiudo la porta e apro il cassetto delle mutande.
Oh... no... Dio...
-Aaaaaaaaaaaah!-
-Che c'è?- entra spaventata Lacy, avendo sentito il mio urlo.
Sbatto il cassetto contro il mobile, dalla velocità nel richiuderlo, e sorrido imbarazzato e rosso in viso alla mia amica. -No! No, no, niente, niente... ho solo visto un ragnetto.- mi invento di sana pianta, sempre meglio della verità.
Lacy rotea le pupille. -Uomini...- borbotta, lasciandomi di nuovo solo.
Mi accascio contro il legno del mobile e respiro con l'affanno. Stringo i pugni, cosciente di dove voglio che colpiscano. Dovevo saperlo che ne avrebbe approfittato, in qualche modo.
Quel bastardo... figlio di un cane.
Più in fretta che posso, mi metto una tuta comoda, delle scarpe da corsa e raggiungo Mr. Occhi di Ferro fuori dal dormitorio. Riconosco la sua Maybach Exelero e cammino a passo pesante verso di lui.
Stavolta lo ammazzo. Lo friggo, lo faccio in padella e me lo mangio a colazione.
Che stronzo, questo stronzo...
Metto la mano sulla portiera del passeggero, ma anche se tiro con tutte le mie forze, non si apre.
Davvero? Si è chiuso dentro?
Ringhio peggio di un cane rognoso e faccio il giro dell'auto. Arrivo al suo finestrino, completamente nero, e busso su di esso. Questo si abbassa, come poi Mr. Occhi di Ferro si abbassa gli occhiali da sole sul ponte del naso per guardarmi.
-Sì?- arcua un sopracciglio e mi sorride, senz'altro divertito dalla situazione.
Non fosse che mi sta irritando da matti e che sono incazzato come una iena, lo troverei fico da morire.
Poggio un braccio sul tetto della macchina e mi piego per guardarlo meglio. Fingo di essere rallegrato, ma non lo sono per niente. Tutt'altro.
-Fammi capire bene. Mentre io ero sotto la doccia, tu ti sei riempito le tasche delle mie mutande?-
-Quelle della giacca e quelle dei pantaloni. Tutte quante. Comprese le mani. È stata un'ardua impresa entrare al posto di guida.-
Eh, ridi, ridi, ti sto mentalmente preparando la lapide.
-Harry, ridammi le mie mutande.-
-No.-
-Perché no?-
-Perché no, faccio solo un favore all'umanità.-
Ma se lo colpisco velocemente e forte, dopo gli devo pagare il chirurgo plastico? Le mie dita stringono con forza la sua auto, dove il finestrino è aperto.
-Dove sono le mie mutande, Harry?- domando, cercando di non urlagli contro, la quale sembra l'impresa più difficile al mondo.
Fa spallucce, sorridendo. -Nel cofano.-
-Allora apri il cofano.-
-Non posso.-
Come?
-Perché non puoi?-
-Perché serve la chiave dell'auto e adesso l'auto è in moto.-
-Che ne dici di spegnere la macchina e darmi le chiavi?- stringo i denti nel parlare. È così bambino, viziato, egoista...
-Non ne ho voglia, preferisco tenermele tutte io. Puoi sempre andare a ricomprartele. Magari, per farmi perdonare, puoi usare i soldi che ti regalai mesi fa. So che non ne hai ancora speso un nichelino.-
-E darti questa soddisfazione? Neanche morto!- scuoto la testa e spero internamente che si sporga di più con la testa, così posso tirargliela fuori dal finestrino, come con le galline. -Piantala con questa pagliacciata, ridammi le mie mutande e i miei boxer, subito. Sei davvero ignobile, non me ne hai lasciata una nemmeno per adesso.-
-Mi stai dicendo che sei uscito con solo la tuta addosso? Senza intimo?-
Le mie guance diventano rosse dalla vergogna e a causa del lungo sguardo malizioso che mi rifila. -Certo che sì, il mio intimo te lo sei messo in tasca!- sbotto, indignato.
Lui esplode in una fragorosa risata e solo ora mi accorgo di quello che ho appena detto.
Ma porca di quella putta...
-Va bene. Scusa, hai ragione.- interrompe i miei pensieri, smettendo di ridere poco a poco. -Ciò che hai detto ha molto del vero e ti propongo un accordo. Diciamo, una clausola alla mia vincita della nostra scommessa. Ad ogni appuntamento, ti ridarò indietro un paio delle tue mutande e tu, in cambio, potrai chiedermi tutto quello che vorrai. Ma dovrà essere una sola domanda, coincisa e con una sola risposta da parte mia. Ti va bene?-
Mi tremano le ginocchia. Ho ancora una chance di sapere più cose su lui e Jasper. È un'occasione unica, non me la lascio scappare.
-Ci sto. Ora aprimi la portiera.-
Lui fa come gli chiedo e salgo con euforia in macchina, nonostante il lato negativo della situazione.
Mi sa che per un po' dovrò farmi prestare l'intimo da Niall.

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