Vi sono occasioni dove certe frasi ti cambiano totalmente la vita, senza che tu sappia se siano la verità o meno. Per alcuni sono frasi normali, come "sei bocciato" o "stai per diventare papà".
Per me lo è stato scoprire che la donna che ho da sempre chiamato "sorella", in realtà, la dovevo chiamare "mamma".
-Che... che significa? Che vuoi dire?- guardo Evelyn come se fosse un' estranea e forse lo è veramente.
Si avvicina di poco a me e ha un' espressione dispiaciuta. -Io... scusami, Lou, non volevo dirtelo così.-
-Ma è vero?- corrugo le sopracciglia e cerco su di lei un qualsiasi segno menzogna. Invece no, non sta mentendo.
Annuisce e sospira: -Sì. È vero, sono tua madre. La tua mamma biologica.-
Dio mio.
Tutto l' ossigeno abbandona il mio corpo e mi viene naturale scappare. -Non ce la faccio.- soffio e entro nella mia auto. Sto per mettere in moto, ma Eve si para di fronte a me e mi incita a scendere.
Stringo forte tra le dita il volante, dopo quello che mi ha detto Elle non penso di riuscire a sopportare la verità da Evelyn. Senza che io abbia il tempo di realizzare, lei fa il giro e sale al posto del passeggero, di fianco a me.
Che cazzo...?
-Scendi subito dalla mia auto!-
-Non prima di averti spiegato tutto.-
Scuoto il capo e faccio un verso di negazione. -Scordatelo, esci da qui!-
-Hai detto che volevi delle risposte.- insiste lei.
-Sì, però questo era prima di scoprire che mia sorella fosse mia madre e che mia madre è mia nonna, di conseguenza le altre mie sorelle sono mie zie e... Cristo, che confusione!-
Va bene. Posso ascoltarla se servirà a capirci qualcosa in tutta questa storia.
-Ecco, appunto. Proprio perché è tutto confuso devo spiegarti come stanno le cose. Metti in moto, parleremo in un posto più isolato.- mi consiglia e io conosco il posto perfetto.
Devono passare alcuni minuti prima che arriviamo sotto all' Highbridge del Bronx e parcheggio vicino alle tante macchine poste vicino alla mia. Non aspetto nemmeno che Evelyn esca dall' auto pur di superare i cespugli e ammirare l' incantevole ponte, dove i veicoli passano sia sopra che sotto agli archi e alle colonne.
-Potresti almeno evitare di ignorarmi?- fa sarcastica e mi raggiunge. Non smette un secondo di cercare il mio sguardo, mentre io fisso con finta attenzione la strada. -Lou, ti prego. Ti dirò tutto quello che vuoi sapere, devi solo guardarmi.-
Cazzo.
Il suo tono è supplichevole, disperato e io non riesco a oppormi quando fa così. Giro anche il mio corpo verso di lei e sento un clacson suonare in lontananza. -Perché?-
-Perché, cosa?-
-Perché tutto!- apro le braccia per intensificare il concetto e le mostro con la mia espressione migliore il mio sgomento. -Perché non mi hai mai detto che sei mia madre? Perché ho chiamato "mamma" la donna sbagliata per tutta la vita fino a ora? Perché mi avete sempre detto che sono stato adottato, quando in verità sono sempre stato con la mia vera famiglia?!- urlo ai quattro venti, me ne fotto se le persone nelle loro macchine si incuriosiscono o non si fanno i cazzi loro. Ho vissuto nelle menzogne sin da quando sono nato, ho il diritto di sapere il perché.
Eve prende un respiro e annuisce. -Ok... ok, ok, io... ti posso spiegare.-
-Fallo.- insisto e serro la mascella. Non sono mai stato così arrabbiato, deluso, ferito... Che razza di famiglia fa una cosa del genere? Di sicuro Troy lo sapeva, ma le mie sorelline? Loro ne sono a conoscenza?
Evelyn fa un passo indietro e si mette la testa tra le mani, coperte dai guanti vecchi e scuri. Chiude gli occhi e prende un bel respiro, come se stesse cercando di calmarsi e di formulare una frase di senso compiuto. -Ok...- soffia un' ultima e mi guarda determinata, -Avevo sedici anni. Quando lo scoprii, lo dissi subito a mamma e papà e lì si scatenò la guerra. Sapevamo bene tutti e tre che ero troppo giovane e irresponsabile per tenerti con me, solo che ci fu un conflitto: Elle voleva darti in adozione mentre io e Troy volevamo tenerti. Alla fine decidemmo che saresti stato un Tomlinson, ma non mio figlio.- vedo i suoi occhi farsi malinconici e mi fa quasi pena.
Quindi... è così che stanno le cose.
-Fammi indovinare: Elle ti costrinse al silenzio?-
Annuisce. -Non hai idea di quanto mi facesse male sentirti chiamarla "mamma" al mio posto... era come se, tutte le volte, una parte di me morisse. Io stessa sapevo cosa volesse dire essere figlia di Elle e il solo pensiero che anche tu... Oddio, mi dispiace tanto.- singhiozza e si porta la mano alla bocca per trattenersi.
Mi mordo il labbro con forza e osservo distrattamente un semaforo. Ho una fortissima voglia di allontanarmi da lei, ma non ci riesco. Voglio ascoltarla, voglio abbracciarla, ma voglio anche che se ne vada.
-Perciò la storia sulla mia adozione era tutta una balla?-
-No, non tutta. Non appena ho scoperto di essere incinta volevo tenerti, quindi davvero ti volevo io. Però no, se vai a cercare tra le informazioni che lo Stato ha su di te, non c'è scritto da nessuna parte che sei stato adottato. Elle ha preferito evitarlo, sennò richiedevano una firma della madre naturale. Se poi provavo anche solo a dirti chi ero in realtà per te, lei diceva tutta la verità e nessuna scuola avrebbe mai voluto avermi come allieva, nessuno sarebbe stato disposto a prendermi. C' era in ballo il mio futuro. Come se non bastasse, temevo che dicesse tutto ai genitori di Dean. Erano due coniugi ben visti e con denaro, che se lo avessero voluto ti avrebbero preso con loro senza problemi e allevato come avevano allevato Dean. Non potevo rischiare di perderti.-
Mi sale la nausea e un brivido gelido mi percorre la spina dorsale. Già, ricordo bene dal suo racconto quanto fossero amorevoli i genitori di Dean.
Uno squarcio di tenebra viene scacciato via dalla mia mente. Ecco perché Harry non ha mai trovato che fossi stato adottato tra le ricerche che ha fatto sul mio conto!
-Chi altro lo sa?-
-Nessuno. Solo io ed Elle e lo sapeva anche Troy.-
Mi torna alla memoria un' altra cosa: -E quando te ne sei andata di casa lo hai fatto per...?-
Abbassa le palpebre e annuisce, colpevole. -Per liberarmi dall' influenza che Elle aveva su di me e perché non riuscivo più a vedere mio figlio che mi trattava come una sorella.-
-Poi sei tornata. E non a Los Angeles, non dalle tue sorelle... ma a New York, da me.-
-Te l' ho detto, mi mancavi.- mi sorride e mi guarda in modo dolce, -Mi mancava mio figlio.-
Accidenti.
Per quanto ci provi, per quanto io voglia avercela con lei, non ci riesco. Per tutta la mia vita mi sono sentito vuoto, perché pensavo di non sapere nulla sulle mie vere origini e sulla mia vera famiglia. E invece sono sempre stato a casa.
Tutta la mia idea di famiglia cambia, così che io possa capire come stanno veramente le cose: Elle e Troy sono i miei nonni, Fizzy, Lottie e le gemelle sono le mie zie e mio padre...
Cerco con gli occhi Eve e il mio cuore salta un battito. -È Dean? Dean è mio padre?- chiedo conferma. Prima ero talmente preso dalla sua spiegazione che questo fatto mi era passato di mente.
Si morde le labbra e mi fa un cenno positivo con il capo. -Sì, è tuo padre. La storia che ti ho raccontato tra me e lui è vera, eccetto che ho omesso il fatto che mi abbia messa incinta e che quando se ne sia andato con la sua famiglia non ne fosse a conoscenza. Perdonami, Louis, non so dove possa essere.-
-E Isaiah, tuo marito, è il mio...?-
-Patrigno, sì.- mi toglie le parole di bocca, -E non me ne sono andata perché sono incinta di lui, bensì perché gli ho detto la verità su di te. Per questo abbiamo litigato.-
Cristo.
Di certo per quel povero uomo non dev' essere stata una bella sorpresa scoprire di avere un figlioccio.
Ammiro con occhi differenti il ventre di mia sorella, oramai più grande di quando è arrivata per la prima volta a New York e da quando l' ho rivista dopo dodici anni. -Di conseguenza... lui è mio...?- indico timidamente la sua pancia e lei sospira sollevata, toccandosela. -Tuo fratello. O sorella, non lo so, io e Isaiah vogliamo che sia una sorpresa.- ridacchia e mi fa cenno di avvicinarmi. Titubante, la raggiungo e poggio una mano sotto la sua. Posso sentire solo il battito e qualche calcetto, ma è come se ci fosse tutto un mondo nel suo grembo.
Ok, merda, non posso piangere proprio adesso...
Ora so chi sono. So perché Evelyn è sempre stata così legata a me, anche da lontano, e perché ha desiderato con tutta se stessa che io combattessi contro Elle. Stava solo facendo la madre che non poteva dirmi di essere.
-Posso conoscere Isaiah?- glielo chiedo senza pensarci, per istinto, e i suoi occhi si illuminano. -Dio, Louis, certo che puoi. Farò una riappacificazione con lui il prima possibile, mi piacerebbe davvero tanto un vostro incontro.-
Rilascio un sospiro e continuo a sentire i calci del mio fratellino o della mia sorellina. Tutto questo è un po' strano, lo confesso... insomma, non capita tutti i giorni di scoprire che tua sorella maggiore è la tua madre biologica. Forse non mi abituerò mai a chiamarla "mamma", ma almeno il sapere che provengo più da lei che da Elle mi fa stare meglio.
-Louis?- mi richiama e leggo un briciolo di speranza nelle sue iridi ereditate da papà. Cioè... da nonno Troy. -Era da quasi tutta la vita che aspettavo di dirti la verità e adesso... adesso ho solo bisogno di te. Nel senso che... ho sempre ricevuto da te solo abbracci da sorella e... e mi piacerebbe veramente un sacco scoprire cosa si prova nel... nel riceverne uno da mamma.- parla con imbarazzo, tuttavia percepisco dal suo sguardo e dalla sua voce quanto sia sincera.
Oh, Eve...
No, non posso proprio avercela con lei.
Mi fiondo tra le sue braccia e la stringo a me, lasciando che pianga di gioia sulla mia giacca e che mi abbracci con amore.
Ho una mamma. Ho veramente una mamma, adesso.
-Dai, fa freddo, andiamo a scaldarci. Ti offro da bere.- mi dà una pacca sulla spalla e mi porta a braccetto alla mia Chevrolet. Ci sistemiamo con l' aria condizionata e ci allacciamo le cinture. -Che cosa faremo?- le domando, prima di inserire le chiavi. -Elle ci ha in pugno, se non facciamo come vuole lei finiamo entrambi nella merda.-
Evelyn si morde una guancia, annuendo. -Non hai torto. Ti dirò, io combatto contro quella donna sin da quando sono venuta al mondo e l' unica soluzione che ho trovato è stata quella di scappare. Ti posso solo dire di non fare il mio stesso errore.- dice saggiamente e mi si scalda il cuore: questa è una vera madre, nonostante lei non abbia avuto un buon esempio. -E, per l' amor di Giove, non chiamarla "nonna". Cascasse il mondo, non lo fare, altrimenti apriti cielo!-
-Come mai?-
Fa un verso di disgusto. -Elle è la classica donna d' affari che basa la propria vita su "S. F. B.": soldi, fama e bellezza. Ha cinquantatré anni, ma li porta bene; se si venisse a sapere che è nonna, si sentirebbe solo vecchia e la cosa non le va bene.-
-Oh, sì. Mi ricordo perfettamente quanto trucco si mette la mattina.-
-Già, com'è che diceva?- sorride e la citiamo contemporaneamente: -Stuzzica la bellezza che è in te; sii un mago, basta il trucco!- ridiamo insieme, perché entrambi la troviamo solo disperata. Elle sì, è una bella donna della quale non si direbbe mai che ha partorito cinque volte, ma se qualcuno le vede anche solo un capello fuori posto che non siano i suoi figli, dà di matto. Altro motivo per la quale non dice mai la sua vera età agli sconosciuti.
-Tu dopo che fai? Vieni con me per assistere a una delle mie lezioni?-
Fisso la mia nuova mamma, ex sorella, con calore, perché so che vuole solo farmi stare meglio e passare più tempo possibile con me, però ho altri piani. -Mi piacerebbe, ma sarà per un' altra volta.- la congedo con gentilezza e mi preparo già da adesso alla discussione che voglio avere e avrò con Mr. Occhi di Ferro.
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One Hundred's Trilogy
Fanfiction🔴🔞 Raccolta della One Hundred's Trilogy: • One Hundred Kinds of Styles. • One Thousand Tears of Styles. • One Million Kisses of Styles. @uncoverdlouis: "È una morte lenta, bellissima e dolorosa questa fanfiction". @_ilary-: "La sto rileggendo. Non...