Capitolo 22

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-Ottimo lavoro, chef Tomlinson. Le ali di pollo sono squisite e piccanti al punto giusto e le pannocchie non sono male. Un po' croccanti, ma buone lo stesso.- si complimenta con me Harry, fingendo un tono da critico culinario e addentando di nuovo la sua pannocchia. Ridacchio e sorrido fiero: -La ringrazio, Mr. Styles. Il suo parere per me conta molto.- tengo d'occhio le sue iridi luminose e bevo un po' della mia acqua.
Subito dopo la doccia, mi ha prestato alcuni suoi vestiti e mi ha curato con gentilezza tutte le ferite.
Stiamo mangiando sul tavolo della cucina, lui seduto lateralmente e io con le ginocchia sulla sedia, sporgente verso di lui.
Cavolo, non avrei mai immaginato che fare sesso mettesse così tanto appetito.
-Non ho mai mangiato cose del genere. O meglio, sono anni che non lo faccio.-
-Troppo abituato ai tuoi hotel e ai ristoranti?- lo sfotto, mordendo la morbida e succulenta ala. Harry mi sorride e si pulisce le labbra con il tovagliolo, -Purtroppo sì. Ma... potrei sempre abituarmi anche alla tua cucina.-
Sbuffo una risata. -Dai...- replico, -Lacy fa delle pannocchie migliori.-
-Oh, ma io non voglio Lacy.-
Fermo ogni movimento e lo guardo con il cuore che ha aumentato il proprio battito.
Mr. Occhi di Ferro, mi farai diventare pazzo.
Quando vuole è dolce... e malizioso.
Tossisco fintamente per distruggere l' imbarazzo e torno a mangiare. -Mi dispiace di non averti portato a un ristorante straniero di classe, a cinque stelle o di averti preparato da mangiare usando solo quello che ho trovato nel frigo.-
Mi guarda con un sopracciglio alzato. -Vuoi scherzare? Questo è meglio dei ristoranti. Lo trovo più... intimo.-
-Grazie.- mi imbarazzo al suo complimento e fisso assorto il mio piatto. Eh già, in effetti c'è un' atmosfera intima, qui. E fa anche un po' caldo... ma non può essere il clima, perché tra poco è Halloween.
Un attimo, Halloween?
Mi si blocca il respiro in gola. Cazzo, la festa in maschera del Queens... me ne ero dimenticato.
Come ogni altra cosa. Colpa dell' "effetto Harry".
Ogni anno, il Queens permette ai ragazzi dell' ultimo anno di organizzare una festa in maschera nel suo edificio e nel suo giardino. Stavolta, tocca ai miei coetanei. Merda, devo trovarmi un costume.
-Come se non bastasse, qui posso anche evitare di parlare le lingue straniere.- sorseggia il suo vino rosso e mi sorride. Mi sa che non è necessario chiedergli il perché lui abbia il vino e a me abbia servito l' acqua. Gli faccio un sorriso tutto fiero: -Da Louis è solo americano, Mr. Styles.- tento di fare la mia miglior imitazione da cameriere straniero e scoppiamo entrambi a ridere.
-Meglio. Così non sono costretto a dire in altre lingue che sei mio marito.-
Oh, che cari... eh?
Blocco le mie mani con l' ala di pollo a mezz' aria e i miei occhi volano come saette verso la sua espressione divertita. -Uomo milionario sposato, bugiardo, con l' amante e secchione, che hai detto?- parlo velocemente e mi allungo verso di lui con il busto. Ho inteso male o sbaglio?
Si succhia le dita sporche di salsa piccante e si pulisce la bocca. -Potrei averti detto più di una bugia, Louis... Ti ricordi la receptionist a Fuerteventura? La cameriera al ristorante francese? Non ho mai fatto un complimento a nessuna di loro. Ho solo detto, in due lingue diverse, che sei mio marito e che eravamo in luna di miele.-
Ok, è molto probabile che, in questo momento, la mia mascella sia arrivata al livello dei miei talloni e il mio cuore si sia appena defenestrato. La mia sanità mentale va a puttane e l' imbarazzo mi fa venir voglia di nascondermi sotto il tavolo.
Oh, no, non l' ha fatto.
Scoppia a ridere di fronte alla mia espressione scandalizzata.
Oh, sì, l' ha fatto!
-Harry Edward Styles!-
-Presente.- alza una mano assieme a un angolo della sua bocca, in procinto di un' altra risata divertita.
Quest' uomo, prima o poi, mi farà andare in prigione... perché lo avrò ammazzato e sepolto sotto terra.
-Si può sapere perché diavolo lo hai fatto?!- strillo furioso, mettendomi dritto con la schiena e pulendomi le mani con due tovaglioli. Mr. Occhi di Ferro fa spallucce: -Semplice: mi divertiva il fatto che tu non capissi ciò che stavo dicendo loro e ho anche evitato che, così, ti mangiassero ancora con gli occhi.-
Come?!
-Woh, fermo, aspetta.- chiudo le palpebre e allungo le braccia in avanti, come a voler fermare un' armata. -Di che diamine stai parlando? Quelle due fissavano te!-
-No, no, Mr. Tomlinson, eri tu il loro panorama, solo che eri troppo geloso per accorgertene.- nasconde il sorriso malandrino dietro il vetro del suo calice e la sua affermazione mi fa ragionare. Sta... dicendo la verità? Quelle due puntavano a me?
Rivedo fra i miei ricordi questi due avvenimenti, lo faccio con occhio lucido e me ne rendo conto.
Oh, cazzo, è vero!
-Oh...- mormoro, intimidito e bevendo una generosa quantità del mio liquido. Non sapevo di poter essere così possessivo... ma lui è peggio! Insomma, quale persona sana di mente dice, in un' altra lingua, che il suo amante è suo marito?!
-Tu, comunque, non avresti dovuto dire quello che hai detto.-
-Lo so, Louis, ma non posso chiederti scusa. Non me ne sono pentito.- lo dice con tranquillità e questo mi riscalda il cuore. Ci tiene così tanto, a me?
-Dunque, tutte le volte che andremo insieme a cena... dirai che sono tuo marito?-
Ride con calore e scuote la testa. -Louis, no, non essere ridicolo... nessuno di noi ha una fede per confermarlo. E poi non ti porterò sempre a cena fuori. Domani, ad esempio, dopo che saremo andati entrambi al college e tu al tuo incontro tra alcolisti anonimi, andremo in un posto speciale per il nostro terzo appuntamento.-
Oh, andiamo! Di già?
Rido anche io e mi godo la sua meravigliosa risata, così piena di vita e orecchiabile. Alzo il mio calice d' acqua. -Al nostro "non matrimonio", allora.-
Alza il suo, -Al nostro "non matrimonio".- brinda con me e beviamo entrambi. Wow, potrei seriamente abituarmi, a tutto questo. Sempre.
Che bel secondo appuntamento.
-Anche se, a dirla tutta, è un po' ipocrita come cosa.- ridacchia con amarezza, togliendo l' osso da un' ala. Lo guardo con curiosità prima di bere. -Perché?-
-Perché io non credo nel matrimonio.-
COSA?!
Mi strozzo con l' acqua e tossisco forte, mi piego in due e mi batto più volte il pugno sul petto. Una volta che torno a respirare con regolarità, ammiro confuso l' uomo davanti a me. -Mi prendi in giro?-
Mi guarda impassibile. -Perché dovrei? Quasi tutti i matrimoni della mia famiglia non hanno funzionato e quelli che non hanno divorziato sono diventati vedovi. Per tutta la vita, io e mia sorella abbiamo visto i nostri genitori litigare e...- si blocca e non finisce il suo discorso, tornando come se niente fosse a mangiare.
Le mie guance prendono fuoco. Oddio, mi stava raccontando di lui! Perché si è fermato?
-Harry?- lo richiamo dolcemente e lui alza la testa solo dopo che ho poggiato la mano sopra la sua. -Ti prego, vai avanti.- lo imploro con il cuore in mano e prego con tutto me stesso che mi parli, che mi parli veramente.
I suoi occhi diventano tristi e stringe la mia mano con forza. Alla fine, prendo fiato e continua: -Come ti dicevo, io e Gemma abbiamo passato le nostre vite guardando i nostri genitori litigare, prima di divorziare quando entrambi eravamo diventati maggiorenni. Erano rimasti insieme per noi, Louis, per darci una famiglia... ma io li preferivo divisi, sin da piccolo.- lo vedo come spegnersi, sempre un fuoco che viene soffocato per mancanza di ossigeno. -Durante la mia infanzia avevo come una routine: scuola, casa, compiti, rinchiudermi nella mia stanza e coprirmi le orecchie con le mani finché non la smettevano. Gemma era la mia roccia, le devo tutto.- sorride con tristezza, ma vedo l' amore che prova per sua sorella.
Sorrido a mia volta e annuisco. -Cos' altro è successo?-
-Niente, hanno divorziato quando avevo diciotto anni e mia madre è morta due anni dopo.-
-Oddio... e tuo padre?-
-Al momento si trova in una casa di cura. Gli è venuto l' Alzheimer dopo la morte di mamma.-
Cristo... povero Harry.
-Mi dispiace così tanto...-
-No, non devi.- scuote la testa e prova a sorridermi, ma è sempre spento. -So bene che anche tu non hai avuto né una vita né una famiglia adatta a te.-
-Già. E come io avevo il mio papà, tu avevi tua sorella.-
-Esatto.-
-E come hai capito di essere bisessuale?-
Sibila una risata scioccata e scuote con dolcezza il capo. Sembra spaventato, tutto d' un colpo. Che cosa...? -Direi che per stasera può bastare.-
-Ma Harry, io...-
-Ho detto basta, Louis!- urla arrabbiato e scatta in avanti con la faccia verso la mia, facendomi prendere un colpo. Mi allontano di poco e tolgo la mano dalla sua. Il suo stato d' animo è cambiato in tre secondi netti, che gli è preso?
Torna in sé, prende fiato e vede la mia paura: -Scusami, non volevo urlarti addosso.-
-È colpa mia, sono stato invadente.-
-Louis...-
Non lo lascio parlare. Faccio il giro del tavolo e mi metto a cavalcioni su di lui. Le mie mani vanno a coppa sul suo volto e lo bacio profondamente, sperando di trasmettergli quanto lui significhi per me. Lo respiro con ogni fibra del mio corpo e il mio pollice accarezza lentamente il suo carnoso labbro inferiore. -Va bene così.- sussurro e socchiudo gli occhi.
È così bello...
Harry riprende fiato e mi stringe a sé. Abbraccio la sua testa contro i miei pettorali, poggio il mento sulla sua nuca e lo accarezzo sopra il collo. Il mio naso va alla ricerca del suo profumo, così buono e così Harry.
Non voglio mettergli fretta. Parlerà quando sarà pronto.
-Se non credi ai matrimoni, perché hai sposato Jasper?- non mi zittisco in tempo e chiudo gli occhi con forza. Sia dannata la mia curiosità, cazzo!
-Non lo amo...- sospira contro la mia pelle ed è l' unica cosa che dice. -Ricordatelo, non lo amo.-
-Me l' hai già detto.- non riesco a fermarmi, -Però vorrei sapere il perché.-
-È la tua domanda d' appuntamento?- sembra essersi rilassato. Mi sfugge un sorriso. -Non lo faccio solo per avere indietro un altro paio delle mie mutande.-
-Lo so.-, si allontana dal mio petto per potermi guardare e le sue braccia mi sigillano schiena e fianchi. -Vorrei poterti dire tutto subito, Louis... ma non è né facile né possibile.-
Scruto con ansia l' uomo dei miei sogni più fantasiosi. -Perché?-
Parlami, Harry.
-Perché non posso dirlo a nessuno o ne pagherò le conseguenze.- parla con la voce rotta e sento un "crack" al cuore quando vedo i suoi occhi farsi lucidi. -Ti ricordi il mio terzo desiderio? Che non dovevi ascoltare tutto quello che la gente ti avrebbe detto o ti dirà su di me? Non è una paura infondata. Ho un passato orribile anche io, Louis, ho fatto una cosa terribile. Una cosa della quale mi vergogno.-
-E Jasper è coinvolto?-
-Oh, Jasper è stato, più o meno, il protagonista di tutto. Non è facile parlarne e anche se potessi... Ti prego, guardami solo per l' uomo che conosci. Se mai ti dirò... quando ti dirò la verità, tu non smettere di guardarmi come stai facendo adesso.- la sua stretta diventa più possessiva, ha paura a vista d' occhio.
Mr. Occhi di Ferro... distrutto.
Gli asciugo le lacrime e faccio cenno di negazione. -Una volta mi dissi che non volevi un compagno, che preferivi pensare solo alla tua felicità perché era già difficile...-
-Mentivo. Mentivo perché sono costretto a farlo veramente. Jasper non significa niente, sennò tu, adesso, non saresti qui, con me.-
Gesù Santo.
Mi tremano le dita nell' accarezzarlo e provo a sembrargli positivo: -Tu sai di Grace, sai cosa le ho fatto. Tu hai accettato la mia oscurità. Io accetterò la tua.-
Chiude gli occhi, prende un respiro profondo e si morde le labbra. -Perché?- il suo soffio caldo mi solletica la pelle del collo e cado ancora vittima dei suoi smeraldi acquosi, un lago di primavera straripante.
Sorrido come se la risposta fosse ovvia: -Perché torno sempre da te.-
Torno sempre da te, Mr. Occhi di Ferro. Che io lo voglia o no.
Non lascia che il suo sguardo perda il mio neanche per un secondo e poi mi fa un sorriso... strano. Diverso da tutti quelli che mi ha sempre rivolto in questi mesi. -Rakastan sinua.- sussurra e mi sembra serio come non mai.
Assurdamente, il mio cuore aumenta nel battere e lo stesso anche la temperatura corporea nel salire. -Che lingua è?- questa è l' unica domanda che mi viene in mente di fargli, perché ho paura nel dire quella che davvero voglio porgli.
-Finlandese.-
Passo dalla sua bocca agli occhi con le pupille. -E che cosa significa?- prendo coraggio e stringo le dita tra loro dietro al suo collo. I suoi lineamenti diventano più morbidi. -Lo sai.- risponde soltanto con voce bassa, seppellendo poi lentamente la sua faccia sulla maglietta che lui mi ha prestato. -Lo sai...- ripete in un sussurro, quasi rivolto al mio cuore.
Un tremolio di entusiasmo mi fa scuotere da capo a piedi, le lacrime mi appannano la vista e boccheggio senza fiato.
Oddio... Oh, mio Dio, oddio!
Dio santissimo...
Debolmente, mi stringo a lui come un koala, sia braccia che gambe, e nascondo la faccia totalmente rossa contro il suo collo, lasciandomi andare a un pianto colmo di singhiozzi.
Sì, so esattamente che cosa vuol dire.
Rimaniamo così, stretti in un modo perfetto, bisognosi l' uno dell' altro, per so non quanto tempo. Non ho bisogno di un dizionario o di un esperto per tradurlo. Dentro di me, ho capito perfettamente.
L' ho sempre capito.

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