Capitolo 43

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La figura di Niall si mette dietro di me e guarda, sorpreso quanto il sottoscritto, la persona che si trova sulla soglia. -Jullienne...- sussurra incredulo e la francese sorride imbarazzata. -Ciao, Niall.- lo saluta col suo classico accento, -Posso entrare?-
-Certo.- acconsento, dopo un cenno positivo del mio amico. Con i suoi stivaletti, Jullienne entra e abbraccia una commossa Mary. -Che bello rivederti, che ci fai qui?-
-Io, ehm... volevo parlare con Niall di persona e ho preso il primo volo. È importante. Où est La... Voglio dire, dov' è Lacy?-
-È partita. Giusto oggi.- risponde con tono triste Mary e poi guarda il cugino: -Vi lasciamo da soli?-
Niall boccheggia per i primi secondi, poi scuote la testa. -Io direi che possiamo andare a fare due passi, non trovi?-
-Oui.- annuisce Jullienne e Niall si mette la giacca, -Torno il prima possibile.- ci sorride ed esce con la sua ex. Guardo preoccupato la biondina al mio fianco. -Per te che vuole? Non vorrà mica tornare con lui, vero?-
-Spero di no. Niall ci ha messo una vita per tornare in pista con le relazioni, lo sappiamo bene entrambi, e adesso con Bailey è felice. Non voglio che Jullienne rovini tutto.- incrocia le braccia al petto e si morde il labbro, guardando pensierosa la porta. Sospiro, -Hai ragione, ma la scelta spetta a Niall. Ti aiuto a sparecchiare.-
-Grazie.- sorride grata e porta via i piatti assieme a me. Restiamo in silenzio per un po', poi lei comincia a canticchiare: -Rendez-vous, rendez-vous...-
-Mary.-
-Scusa.- dice velocemente e tenta di nascondere una risatina. Una volta che la tavola è libera, Mary mi comunica che si fa una doccia e io vado a prendere quel cavolo di lettore per videocassette. Mi devo mettere sulle punte dei piedi per prendere il vecchio e piccolo televisore, ma alla fine ci riesco. Porto tutto nella mia stanza, attacco le spine alla presa e poggio il televisore al comodino vicino al mio vecchio letto, così posso rimanere sdraiato. Schiaccio "play" e il filmato parte.
-Come potete vedere, qui c'è il nostro campo da basket interno. Uno dei canestri è mezzo rotto, ma...-
Cosa?
Sgrano gli occhi non appena vedo quella che sembra essere la palestra del mio college, il preside e dei professori del Queens, dei quali alcuni insegnano anche a me. Corrugo le sopracciglia, perché Bailey mi ha mandato un filmato del genere? Che diavolo è?
Queste due domande mi passano e ripassano per la testa miliardi di volte e nonostante continuo a guardare e ad annoiarmi. Sento una voce nella testa che non fa che ripetermi "déjà-vu", tuttavia è impossibile, io non c'ero qui. Giusto?
Dopo un po' di tempo, capisco che è Bailey a tenere in mano la telecamera e Harry non fa che chiacchiere col preside, ascoltando i consigli degli insegnanti e offrendo delle somme. Ok, quindi stanno decidendo un costo... ma un costo per cosa?
-Miss Porters, prenda appunti e dia a me la telecamera.- fa a un certo punto Harry e vedo Bailey che si avvicina al preside e scrive su un taccuino chissà cosa. Dio, quando finirà? Cosa sto guardando, si può sapere?
Vedo che camminano per il college e camminano, camminano, camminano... poi Harry si blocca e la telecamera si gira con lui. Mi strozzo con la mia stessa saliva e comincio a tossire. Resto a bocca aperta e ricordo.
"Ti avevo visto solo una volta, un giorno in cui ero andato a far visita al mio vecchio preside, ai miei vecchi professori e a donare un po' di soldi per farvi ristrutturare la palestra. Mi hai colpito sin da subito e ti ho tenuto d'occhio da quel momento".
Oh, mio Dio. Oh. Mio. Dio.
Non ci credo, è... è veramente...?
Quello sono io!
Harry sta riprendendo un me di tre anni fa, quando ero al primo anno e mi rifugiavo in biblioteca per leggere e studiare. La telecamera punta sul mio viso concentrato su un libro, attraversando il vetro della porta a doppia anta e mettendo a fuoco.
Ecco perché Bailey mi ha mandato questa videocassetta che sembra solo un inutile filmato lavorativo, dentro vi è nascosta la prima volta che Harry mi ha visto!
Dio Santo, che bellissima sorpresa...
Sorrido inconsciamente e ascolto attentamente il respiro di Harry che sta accelerando. Posso percepire che sta sorridendo e lo confermo nel vedere il suo riflesso sulla porta. In sottofondo vi sono dei tacchi e Bailey richiama il suo capo. -Mr. Styles? Dobbiamo andare.- lo risveglia e Harry ha lo sguardo di uno che è appena tornato da un altro universo. Spengo tutto quando capisco che il resto del filmato è concentrato sulla donazione al college.
Mi porto le mani alla bocca e rido, non avrei mai immaginato di potergli fare un tale effetto. Allora... è così che ha scoperto di me, così mi ha trovato. Non ha mentito e questa è la prova.
Sì, Bailey ha fatto proprio bene a mandarmela.
Ora so che mi ha guardato proprio come io ho guardato lui la prima volta che ci siamo parlati: rapito, ammirato e incantato.
Mi vuole... mi vuole veramente...
Mi desidera, mi ama e questo l' ho capito, ma...
Già, "ma".
Troppi "ma".
Le nostre divergenze, le nostre vite, quanto siamo diversi, quanto potremmo attirare l' attenzione della stampa, i nostri matrimoni... qualsiasi cosa in questo dannato mondo sembra volerci dire "stop" o "statevi lontano". È una condanna, una tortura bella e buona.
Prendo uno di quelli che erano i miei cuscini, cado di schiena sul materasso e me lo metto in faccia. Detesto tutto questo, è come avere delle catene. Catene diverse da quelle del braccialetto che mi ha regalato Mr. Occhi di Ferro.
Libero i miei occhi dalla morbidezza e mi osservo il polso con meraviglia. Una piccola catena intrecciata d'oro bianco che mi lega a lui, accompagnata da tutte le nostre frasi. Mi si alzano gli angoli della bocca. -Sei qualcosa di stupido.- sussurro, come se il mio Harry possa sentirmi.
Stringo a me la federa e mi ci aggrappo anche con le gambe. Harry... il mio splendido, amorevole, sposato Harry. Lo voglio, ne sono certo, ma non sarà mai mio. Perché il mondo, il destino, ha deciso così.
Realizzo e mi metto seduto di scatto.
No, aspetta.
Lo stesso destino che ci ha fatti incontrare e lo stesso mondo che ci ha dato la vita, considerando l' omosessualità una malattia e una perversione. Quindi, perché non decido io al posto del destino? Al posto del mondo?
So quel che voglio, so cosa posso fare e cosa posso affrontare. Sono sopravvissuto ad Alden, alla paura di perdere tutto per via del mio segreto di Grace, cos' altro posso fare se non continuare a combattere per me?
Ed è ora che me ne rendo conto: io non voglio sposarmi. Non in questi tempi, almeno. Non voglio fare lo psicologo, il profiler per la polizia o andare a Londra... io voglio rimanere qui, a New York. Con Harry. Voglio continuare a scrivere, coltivare questa mia passione e, non so, magari passarla a qualcun' altro. Ai ragazzi, forse.
Smetto di respirare e sorrido.
Sì... sì, io... io voglio insegnare ai ragazzi. Voglio che capiscano quanto la lettura, a differenza dei coetanei che ho conosciuto negli anni a scuola, possa diventare preziosa. Voglio aiutarli a crescere, a diventare persone migliori, anche di me. Desidero prendermene cura e tenerli sotto controllo, aiutarli a non fare i miei stessi errori. Inizierei anche dall' asilo, se serve, per poi aumentare e arrivare anche all' Università.
Mi tremano le dita dall' emozione. Finalmente ho capito chi sono.
L' insegnante. Voglio fare l' insegnante.
Sono carico a mille, sento di poter fare tutto! Anche affrontare mia madre. Le mie pupille si alzano all' improvviso e risento in testa i miei pensieri.
Davvero? Affronterei seriamente Elle go to hell?
Sì, in effetti è orecchiabile...
Torno a concentrarmi sulla mia domanda principale. Voglio essere libero, voglio sentirmi in pace con me stesso e chiedere a Harry se è disposto a lottare contro Jasper per me. Sì, voglio affrontarla.
Mi alzo dal letto e prendo il telefono, componendo il numero di Evelyn emozionato. -Lou, come stai?-
-Bene, stai tranquilla. Non ti ho chiamata per questo, sono completamente intero. Ehm, sai per caso dove alloggia la mamma?-
-Sì, ah... al Sheridan Hotel, nel Bronx e vicino al Bronx River. Stavolta ha evitato di usare troppi soldi, grazie al cielo. Se vuoi andarci sarai costretto a prendere la metropolitana. Mi hai chiamata perché ti serve un passaggio?-
-No, no, io...- cerco le parole adatte e mi scappa un sorriso raggiante, -Avevi ragione tu, Eve, hai sempre avuto ragione. La vado ad affrontare e voglio che tu sia lì con me, a sostenermi.-
-Lou...- mormora sollevata e fa un sospiro allegro, -Oh, tesoro, sono così fiera di te! Certo che vengo con te, non posso lasciarti solo contro di lei.-
-Grazie, Evelyn. Io parto adesso con la mia nuova macchina, se vuoi riconoscerla è una Chevrolet nera e ti scrivo la targa per messaggi, non appena vado a leggerla.- ridacchio e metto il cellulare tra collo e spalla per potermi sistemare e sembrare presentabile. -Ci vediamo nella stanza d' albergo di mamma, ti scriverò anche lì il numero della camera.-
-Va bene, Louis. Ci vediamo lì, piccolo.-
-A presto.- riattacco e mi spazzolo i capelli. In tutta la mia vita non ho mai detto a mia madre adottiva quanto il suo modo di vivere mi stesse avvelenando, anche quando Troy era in vita, e questo sarà non solo una svolta per me, ma anche per le mie sorelline. Oh, quelle quattro adorabili pesti... Mentre mamma è qui, loro sono da zia Peggie e le sento almeno una volta ogni due giorni per telefono. Già, devo proprio tornare a Los Angeles. Almeno per rivederle.
Mi dirigo fuori dalla stanza e verso la porta, però non ho calcolato la presenza dei miei amici in salone, con Mary che passa una mano sulle spalle piegate di Niall.
Ma cosa...?
-Ehi.- attiro i loro occhi su di me e mi siedo di fronte al biondo, -Cos' è successo?-
-Jullienne ha rotto col suo ragazzo perché non lo amava ed è tornata per chiedere a Niall di riprovarci.- mi spiega Mary, lasciandomi di stucco. Il mio amico mi mostra la sua faccia sconfitta. -Le ho detto di no perché sono innamorato di un' altra, di Bailey... e si è allontana da me, forse per sempre. Dio, non volevo che soffrisse, tra noi era tutto finito già da mesi!-
-E adesso lei dov' è?-
-Alloggia da un' amica, una che aveva qualche corso in comune con lei l' anno scorso, poi mi sa che torna in Francia.- piega sempre di più la testa e alla fine la seppellisce sulle ginocchia, -Mi sento una persona schifosa!- borbotta contro i pantaloni e Mary fa un verso consolatorio. -Oh, non dire così... Tu sei andato avanti con la tua vita com' era giusto che fosse, lei deve solo fare lo stesso.-
-Vero.- annuisce e torna a mettersi normale, -Come mai ti sei pettinato?-
-Vado da mia madre, ho intenzione di parlarle. Seriamente, stavolta.- dico deciso, mi alzo e cammino in direzione dell' uscita... se non fosse che vengo bloccato da un applauso vigoroso. -Sì, Louis, così! Woah! Sei tutti noi, fratello!- esulta Niall, scattando in piedi come una molla e facendo il tifo da stadio. Rido sguaiatamente e li saluto.
Esco dal dormitorio e prendo le chiavi della macchina. Guido per il tempo che serve e vedo, in questa Grande Mela, quanta pubblicità stiano facendo per l' uscita di Evernight dove c'è Harry. È sui giornali, sulle riviste, sulle fiancate degli autobus, sui cartelloni pubblicitari... ovunque. Una specie di idolo per qualunque essere vivente.
Il mio idolo.
Ridacchio, fiero di lui e di quanto si stia impegnando.
Arrivo finalmente di fronte all' hotel e parcheggio. Entro, accolto dall' aria condizionata e vado verso la reception. -Mi scusi?- chiamo l' uomo che è seduto al computer, -In quale camera alloggia Elle Tomlinson?-
-Documento.- richiede e prendo dalla tasca il portafoglio con la patente. -Sono il figlio, Louis Tomlinson.- mi presento e lui esamina accuratamente i miei dati personali. È un uomo basso e calvo, con la nuca a forma di uovo e gli occhiali rettangolari. Nonostante il fatto che siamo quasi a fine novembre, porta una maglietta hawaiana a maniche corte. Be', certo, deve essere abituato all' aria calda di questo posto.
-Apposto.- proclama e mi dà una chiave, -Stanza centoottantaquattro, quinto piano.-
-Grazie.- sorrido e vado a prendere l' ascensore. È un hotel a quasi tre stelle niente male, confortevole... e spero con tutto il cuore che non appartenga a Mr. Occhi di Ferro.
Una volta giunto al piano giusto, leggo attentamente i numeri sulle porte e cerco quella di mia madre.
Non capisco perché mi abbia dato la chiave, forse Elle aspetta qualcuno.
Ah, eccola!
Inserisco la chiave, giro ed entro. -Ciao, mamma. Scusa se non ti ho avvertito, ma ho bisogno di parlar...- non finisco la frase e rimango fermo come una statua, con la mano ancora stretta sul pomello della porta che ho appena chiuso.
Ok, non so se lo sapete, ma dal 1990 fino al 1996, vi fu in televisione una sitcom molto apprezzata chiamata "Willy, il principe di Bel-Air". In un episodio, il protagonista Willy, interpretato da Will Smith, beccò sua madre a letto con un uomo di sua conoscenza. Ecco, la mia reazione è più o meno la stessa quando trovo mia madre a letto, nuda, con Craig O'Donnell. Alias, il padre di Rose.
-Aaaaaaaaaaah...!-

One Hundred's TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora