Capitolo 29

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Sono. In. Paradiso.
Una volta usciti dal taxi, mi sono ritrovato davanti a tipo mille case in stile hawaiano, tutte parte di tanti hotel diversi e con varie piscine al loro interno.
Sono eccitatissimo e ho una voglia matta di fare tutto... nonostante le lunghe ore di volo mi abbiano devastato!
Mr. Occhi di Ferro mi prende per mano, facendomi scattare un senso di allerta nel vedere se qualcuno ci stia fissando, ma poi lascio perdere e mi rilasso. Mi trasporta oltre uno dei cancelli, mentre dei valletti dell' hotel si occupano delle nostre valigie.
Mi guardo attorno, stupito. Palme, piscine, bar, musica... e la spiaggia vicina a noi.
Altro che Londra, io vengo a stare qui!
Già, magari...
-Sei stanco?- mi domanda premuroso, guardandomi attraverso i miei e i suoi occhiali da sole. Cielo, persino la luce solare qui sembra diversa. Quasi... più viva.
-Ti sembrerà strano, ma no. Voglio vedere tutto e subito!- saltello leggermente, stringendogli la mano e sorridendo come un bambino al luna park. Che sto facendo? Devo darmi un contegno! Se fosse possibile.
Il riccio ridacchia e mi accarezza il braccio, oramai appiccicato al suo che incatena ancora le nostre mani. -Rilassati. Oggi vedremo l'hotel e domani andremo in giro a cavallo, pure sulla spiaggia. Promesso.- annuisce nella mia direzione e intravedo appena i suoi smeraldi oltre gli occhiali.
Apre la porta a doppia anta dell'hotel e subito un'aria fresca mi colpisce, mandando via praticamente ogni goccia di sudore. Mi sento come se una bolla piena di pensieri positivi mi abbia risucchiato al suo interno. Mentre Mr. Occhi di Ferro mi conduce alla hall, mi tolgo gli occhiali da sole e un gruppo di bambini ci passa accanto con un'animatrice. Sul suo cartellino appeso al collo posso leggere "The Blue Club".
-Cos'è il Blue Club?- chiedo al mio accompagnatore, il quale sposta gli occhiali, appendendoli alla propria camicia. -È dove i genitori lasciano giocare i propri bambini insieme ad altri. Un asilo improvvisato, dove ogni sera fanno un mini show nel teatro dell'hotel per farli divertire.- mi spiega brevemente, dando poi la carta di credito e quella d'identità alla donna oltre il bancone, armata di computer. Ho un déjà-vu, mi sembra di essere di nuovo al Jewel.
-¿Quieres una habitación doble o dos separadas, señor?- domanda ad Harry con un sorriso che lei probabilmente definirebbe "tentatore", ma io lo descrivo solo "scialbo".
A parte il fatto che non ho capito niente, se poi si mette pure a flirtare con lui...
-Una habitación doble, por favor. Estamos en luna de miel.- risponde con nonchalance, facendole un occhiolino e un mezzo sorriso.
Faccio ruotare gli occhi e scuoto la testa rassegnato. Di sicuro ci starà provando. Ma, in qualche modo, capisco che mi sbaglio perché lei diventa paonazza e ridà in fretta e furia le carte a Mr. Occhi di Ferro. -Lo siento, señor. No entendi que èl es su esposo.- china il capo e si passa la mano sul collo, agitata e imbarazzata.
Ma che...?
-No hay problema. Muchas gracias y buenos dìa.- risponde velocemente, mettendo nel portafoglio le proprie legittime cose e riprendendo poi me per mano.
-Dove stiamo andando?- chiedo dopo un po', mentre camminiamo per quello che deve essere il terzo corridoio.
-Nella nostra stanza, ovvio.- dice conciso, guardandomi come se avessi fatto una domanda stupida.
Per quale motivo deve sempre assicurarsi che io mi senta inferiore in confronto a lui?
-Che diavolo le hai detto per farla sembrare come se tu sapessi chissà quale suo segreto losco?- non resisto più nel domandarglielo, nel frattempo siamo arrivati di fronte ad una porta e lui tira fuori le chiavi. Da quanto ce le ha? Dove le ha prese? Aspetta. Non mi dire che...
-Questo posto è tuo?-
-Solo metà hotel.-
-Oh, poverino...- gli faccio il verso, ricevendo in risposta solo un sorriso finto e per nulla divertito.
-Comunque, le ho detto che quella cravatta la faceva solo sembrare molto di più una donna che un uomo.- taglia corto, alzando le spalle e aprendo la porta.
Ridacchio piano. Ci avrei scommesso. Adulatore bastardo.
Entra e accende la luce, posizionando subito le nostre valigie in modo che non ci siano d'intralcio ed io mi guardo attorno: letto matrimoniale bianco, scrivania e armadio ricavati dallo stesso di legno, portafinestra che conduce ad una vista mozzafiato del deserto, delle piscine e del mare. E, ovviamente, la porta del bagno.
Ho il cuore a mille, erano anni che non andavo all'estero e adesso eccomi qui, alle Canarie, nella bellissima Fuerteventura.
Con un uomo altrettanto stupendo.
-Sicuro di non voler dormire? Il viaggio è stato molto lungo e faticoso, dopo tutto.- insiste lui, togliendosi la camicia proprio di fronte a me e appoggiando gli occhiali da sole sul comodino.
Apre la porta del bagno, si avvicina al lavandino e inizia a passarsi l'acqua sul petto muscoloso, sulle spalle larghe e sulle braccia piene di bicipiti. Vedo la sua mano stringere con forza  molta forza - una spugna piena di sapone che rilascia il proprio liquido nella sua stretta e poi se la passa sulla pelle. Sulla sua liscia, calda e dura pelle...
-Ora sono più che sicuro di essere sveglio.- borbotto, non perdendomi neanche un solo istante di questo spettacolino, finendo pure ad immaginare che stia stringendo altro al posto della spugna.
Mi sorride. E sì, cazzo, lo sta facendo apposta. E ciò mi porta a chiedermi se voglio buttarlo dentro una delle piscine o buttare entrambi dentro una piscina. Magari soli. Magari nudi.
-Sai, la porta esiste per un motivo.-
-Vuoi che la chiuda?-
-No!- mi ritrovo ad arrossire a questa mia uscita involontaria, -Cioè... non sei obbligato.- alzo le spalle come se nulla fosse, grattandomi la nuca in modo nervoso.
Esce dal bagno e prende una camicia nera dalla propria valigia. Un sopracciglio alzato accompagna il suo ghigno malandrino, mentre fa entrare la testa in essa ma lascia ancora scoperto il tutto.
Prima si abbassa la camicia, prima si abbassa anche qualcosa di mio.
-La metto a disagio?-
-Lei che dice?- domando come se fosse ovvio, ed è ovvio, dandogli del "lei" come lui ha fatto con me.
-Mmh... penso di sì.- finge di pensarci su, prima di legarsi i capelli in una coda bassa.
Non guardare i suoi lineamenti da statua greca, non guarda... cazzo!
-Comunque no, non sono stanco.- svio velocemente il discorso che stava per diventare ben'altro.
Per metà, ho detto una gran cazzata. Abbiamo fatto, in totale, sedici ore e quaranta minuti di viaggio, prendendo due aerei da New York e dall' Italia, che purtroppo non sono neanche riuscito a visitare più di tanto per volere suo. Cazzo, però almeno un souvenir!
Quindi sì, ho sonno, ma l'ultima cosa che voglio è dargliela vinta. Perché col cavolo che...
-Stai sbadigliando?-
-No.-
-Sì, invece. Hai sbadigliato con la bocca chiusa.-
-Ti ho detto di no!-
Mr. Occhi di Ferro sospira pesantemente e si passa una mano sulla fronte. -Senti, mi dispiace per questo lungo viaggio, ma il mio jet privato è letteralmente "sotto i ferri". Lo stanno risistemando da più di una settimana.-
Non so se ho più in basso l'autostima o la mascella. -Jet privato?!-
E certo! E mai una gioia a noi poveracci!
-Facciamoci una dormita e poi andiamo a derubare il ristorante.- mi sorride sulle labbra, fingendo di non aver sentito la mia esclamazione stupita e massaggiandomi i fianchi in modo dolce e rude allo stesso tempo, spingendo nei punti dolenti. -Ti faccio fare il giro dell'hotel e prima di sera ti porto all' idromassaggio.-
Stai giocando sporco, Styles.
-Ok...- sussurro, arrendendomi al suo volere. Tanto mi sono abituato.
Mi volto per dirigermi verso il letto, ma lui mi blocca da dietro contro di sé, facendomi sorridere. -Ti avverto che, fra una cosa e l'altra, faremo sesso... sesso... e ancora sesso... e ancora... e ancora... ancora...- ringhia come un animale in calore contro il mio orecchio, prima di mordermi il lobo e farmi gemere. Sento già una lieve erezione crescere sotto gli indumenti.
-Se inizi, non dormiamo più.- lo avverto in modo giocoso e dopo poco, si stacca.
-Hai ragione.- ammette, dandomi un bacio a stampo.
Io ci rimango male. Mica ero serio.
Sistema le lenzuola e ci entra dentro, facendomi segno di seguirlo. Lo faccio, perché in fondo sono veramente fritto. E poi non ho da lamentarmi se lui mi stringe in questo modo mentre cado fra le braccia di Morfeo... o sue?

One Hundred's TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora