Capitolo 26

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Pugno destro, pugno sinistro, parata.
Vai a destra, poi a sinistra, finta e pugno.
Subito dopo la mia sezione, dò il cambio a Liam per il sacco da boxe.
La nostra palestra è più che altro il vecchio magazzino di una fabbrica, pieno di polvere e muffa agli angoli, con sacchi pesanti legati al soffitto con delle catene.
Vengo qui assieme a Liam due volte alla settimana, inrubostendo i muscoli e il corpo in sé. E mi diverto pure.
-Quindi... sei gay.- intabulo finalmente un discorso, con le braccia conserte e gli occhi fissi su di lui.
Dà pugni a ripetizioni, saltellando nel muoversi, i muscoli dell'addome contratti e il sudore a bagnargli la fronte. -Bisex.- ammette, fermandosi un secondo per prendere dalla panchina vicina a noi la sua borraccia d'acqua.
-E perché non mi hai mai detto nulla?- gli domando, arcuando un sopracciglio.
Beve dei sorsi generosi prima di rispondermi: -Tu non me l'hai mai chiesto. Ah, e scusa per tutte quelle volte che ti ho fissato il culo.-
Eh?
-Tu... mi hai fissato il culo?-
-Ti ho chiesto scusa.- fa spallucce lui, riprendendo ad allenarsi.
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo e prendendo la mia acqua. -Vado a cambiarmi. Ti devo salutare perché, per una settimana, non ci sono.- lo avverto, guardandolo fermarsi e fissarmi confuso. -Dove vai?-
Vorrei saperlo anch'io.
-Faccio una piccola vacanza prima degli ultimi esami e del matrimonio.- m'invento su due piedi, sorridendogli. -A presto, Payne.- lo saluto, abbracciandolo velocemente, sentendo le nostri pelli sudate e calde toccarsi. -Ci rivediamo, Tomlinson.- mi fa cenno lui, tornando poi a concentrarsi sul sacco.
Mi dirigo verso gli spogliatoi e, una volta dentro, mi trattengo a stento dall'imprecare.
Alden Stockfelt, il quale si è iscritto da poco nella mia stessa palestra, sta prendendo indiscreto gli oggetti per la propria doccia dalla borsa e sembra che l'unico posto libero sia proprio vicino a lui, sulla panchina.
Perfetto...
Mi avvicino, tentando di farmi notare il meno possibile, e prendo la mia sacca dal gancio sopra la panca.
Mi tolgo la canottiera sudata, prendo il mio panno e ci verso dell'acqua, per poi passarmelo sulla pelle. Farò una doccia completa a casa, ora sono troppo stanco.
Alzo per un secondo gli occhi e vedo quelle pagliuzze dorate miste all'oscurità fissarmi come se fossi feccia. Tra me e me penso che gli darei volentieri un pugno, sia per il mio ego che per Lacy.
Per fortuna, se ne va poco dopo verso le docce. Nel frattempo, racchiudo tutte le mie cose e tiro la zip fino alla fine, quando sento un suono familiare. Prendo il mio telefono e guardo. No, non è il mio. Di nuovo quel suono e punto gli occhi verso la borsa di Alden, lasciata aperta. Gli sono arrivate le notifiche di due nuovi messaggi. E vi assicuro che sto per guardare da tutt'altra parte, ma mi accorgo della foto che ha come blocco schermo: è Lacy, mentre cammina tranquillamente per strada, in uno scatto fatto di nascosto.
Poi, finisco anche per leggere i messaggi, che sono diventati tre. Tutti dalla stessa persona: "Seriamente, amico, trovati un'altra", "Non essere fissato, ne trovi di meglio", "Oramai quella puttana ti ha lasciato, lasciala perdere".
Un senso di nausea mi fa traballare.
Che cazzo...?
Sobbalzo quando una mano chiude di scatto il borsone, facendomi perdere la vista del telefono.
Alden mi guarda furioso, ma non accenna una parola. Prende il balsamo che aveva dimenticato e torna nei bagni, passando inosservato agli occhi di tutti gli altri ragazzi.
Prendo dei respiri profondi e tento di cacciare via quei brividi di terrore puro che mi hanno invaso il corpo non appena mi ha guardato.
Non posso crederci. Quel bastardo è ancora fissato con Lacy.
Giuro, lo faccio a pezzi.
Prima di andarmene, dovrò raccomandare suo cugino. E poi, me la vedrò io stesso con lui, faccia a faccia, se proverà a toccarla di nuovo.
Mi dò uno schiaffo mentale.
No, Louis. Serve la polizia. Nel caso in cui accada, serve la polizia.
Stringo forte la bretella della mia sacca. Già, non posso farmi giustizia da solo. Come se non bastasse, se lui e Lacy sono tornati in qualche modo a sentirsi di nuovo, io non posso immischiarmi. È un suo volere e una sua scelta. Io posso solo far parte del pubblico.

-Louis? Psss, Louis, svegliati!- un comando sussurrato mi desta dal mio sonno e mi trovo davanti il viso di Niall

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-Louis? Psss, Louis, svegliati!- un comando sussurrato mi desta dal mio sonno e mi trovo davanti il viso di Niall.
-Chi osa disturbare il mio riposo?- scherzo leggermente, vedendo dal mio orologio sul comodino che sono solo le cinque di mattina, anche se sappiamo entrambi che l'ho visto in faccia e che odio essere svegliato quando dormo bene, dandogli un leggero colpo di cuscino addosso. Lui si protegge facilmente e cerca di farmi rimanere sveglio, non appena tento di riaddormentarmi. Sembra parecchio agitato: -Non scherzare! Resta sveglio e rinsalda i pugni, c'è qualcuno in casa!- praticamente mi urla sussurrando l'ultima frase, la quale mi fa aprire di scatto gli occhi.
Cosa?!
Mi metto seduto e lo fisso, spaventato quanto lui. -Stai scherzando, vero?!-
-Non scherzo su cose del genere, sbrigati!- quasi impazzisce, prendendomi per un braccio e trascinandomi verso le scale. Alle fine di esse, vi vedo Lacy, la quale è appoggiata al muro e respira pesantemente, un coltello della cucina stretto tra le mani. Ha paura, si vede da un miglio. E anche io e l'irlandese. Mi trattengo dall'emanare un urlo quando sento un rumore sospetto provenire dal piano di sotto.
La raggiungiamo e lei passa a entrambi quelle che dovrebbero essere delle "armi": a Niall la sua vecchia mazza da hockey e a me una padella da pasta.
-Per quale motivo un ladro dovrebbe entrare in casa di studenti del college?!- domanda sottovoce la nostra amica, tremando in modo forte per l'adrenalina.
-Se ne fregano di chi sia la casa, quello vuole i soldi e basta!- risponde rabbioso Niall, cercando di asciugarsi le mani sudate dal nervoso.
-Ma adesso dov' è?- chiedo io, schiacciandomi al muro come loro due.
-In salotto!- rispondono all'unisono, prima di sentire un silenzio di tomba. I rumori sono cessati.
-Chi va a vedere?- domanda Niall, guardandoci a turno. Io e Lacy ci scambiamo uno sguardo di intesa, prima di indicare entrambi il biondo: -Tu.-
-Vaffanculo, a tutti e due!- sbotta a entrambi, per poi camminare lentamente e silenziosamente oltre la soglia. Entra in salone con passo felpato, mentre io sento il cuore nelle orecchie.
Cazzo, e se è armato?! Dio, ti prego, fa' che non lo sia...
Deglutisco più volte, sentendo le lacrime agli occhi, quando salto letteralmente nel sentire la risata genuina di Niall. -Ehi, ragazzi!- ci richiama quando torna a farsi vedere oltre il muro che ci divide. -Guardate un po' chi c'è qui!- sorride gioioso, per poi indicare uno dei divani.
Successivamente, anche io e Lacy buttiamo a terra le nostre "armi", come aveva fatto poco prima Niall. La paura viene sostituita dal sollievo.
Una ragazza bionda, vestita in modo primaverile con un vestitino azzurro, si sveglia e si mette seduta sul nostro divano, sbadigliando e stiracchiandosi. Tre valigie colorate e un borsone nero sono messe a terra, vicino a lei.
-Mary Kate Hanson!- urla Lacy, mettendosi le mani sui fianchi e guardando arrabbiata la sorella. -Che cosa ci fai tu qui? E come accidenti sei entrata?!-
-Ho chiesto a Louis di mandarmi via posta una copia delle chiavi e... un momento.- si ferma la ragazza, puntando uno sguardo sorpreso su di me. -Non gli hai riferito che venivo a stare qui per un po'?-
-Tu lo sapevi e non ce l'hai detto?!- si rivolge stupefatto Niall a me, mentre anche le ragazze mi fissano arrabbiate.
Ah, ecco cosa avevo dimenticato...
-Ops.- sussurro imbarazzato, guardandoli uno alla volta. -Potrei essermene scordato...-
-Louis!- mi sgridano i tre, facendomi vergognare da morire. Mr. Occhi di Ferro mi sta seriamente distraendo da tutto.
-Oh, già! Dovevo anche dirvi che... oggi parto.- mi sfugge, facendoli tornare concentrati su di me.
-Cosa?!-
Dio, quanto li odio quando parlano tutti insieme e dicono le stesse identiche cose.
-Esatto, sto via per una settimana con Mr. Styles. È una specie di... viaggio di lavoro.- m'invento di sana pianta. Devo smetterla di mentire.
Lacy sorride con aspro e si massaggia il ponte del naso, innervosita, prima di guardarmi con sufficienza. -C'è altro che hai scordato di dirci?-
Sto seriamente cercando di rimanere zitto, ma non posso proprio impedire alla mia bocca di fare un verso graffiante: -Seh, i pigiami con le paperelle sono passati di moda da un pezzo, tesoro, ora vanno di moda gli orsacchiotti.- la indico dall'alto in basso, fingendomi un intenditore, ottenendo il risultato di far ridere gli altri due e far quasi scoppiare lei da quanto sta diventando rossa in viso dalla rabbia.
Ok, ora sto zitto.
Vi assicuro che non volevo, ma una Hanson arrabbiata è divertente quasi quanto un Horan disperato di cibo.
Lacy cerca di ricomporsi, prende più aria possibile dal naso e fa un finto sorriso raggiante alla sorella minore: -Già che siamo tutti qui... colazione?-

One Hundred's TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora