Capitolo 9

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Nell' attesa dell' arrivo di Harry, ho dormito un po' per la stanchezza e per riprendere le forze. Nel mentre, ho sognato. E ricordato. Ho sognato e ricordato.
Ho rivisto nella mia testa l' enorme palestra della mia scuola media. Ho sentito di nuovo le urla dei tifosi dagli spalti, che incitavano i giocatori del torneo di pallavolo. Ho sognato Rose, quattordicenne e atletica, segnare un punto per la sua squadra con una schiacciata. E, in mezzo a tutte quelle persone, ho ricordato che c'era anche Grace.
Era la finale di pallavolo tra la nostra scuola e un' altra, una partita importante per la ragazza con la quale uscivo di nascosto e che teneva alla vittoria come nessun altro. Il giorno seguente avrebbero giocato quelli della squadra di calcio e Rose si sarebbe limitata a fare da cheerleader.
Veniva chiamato "il weekend delle sfide", perché si decretavano due vittorie di due sport e tutta la mia scuola era costretta a parteciparvi per sostenere i nostri giocatori.
La nostra palestra era grande. Così grande da tenere dentro di sé un campo da calcio e uno da pallavolo. Il soffitto di legno era sostenuto da travi e tubi di areazione, pieno di finestre spesso aperte. Infatti, più di una volta vi era finito all' interno un uccello, che si limitava a volare sopra le nostre teste e a sedersi tranquillamente sulle travi di legno.
Io ero coi miei amici. Commentavamo i culi e le tette che vedevamo muoversi assieme alle ragazze e facevamo scommesse su chi di loro fosse scarsa. Mi sarei preso a schiaffi da solo; io non ero così. Per questo non rimasi tanto sorpreso quando, l' anno seguente, mi trasformai da teppista delle medie a secchione del liceo. Fortunatamente, nessuno dei miei ex compagni mi avrebbe seguito in quella nuova scuola. Dopo Grace, mi ero premurato di iscrivermi al liceo più lontano dal quartiere della mia scuola, così che nessuno mi vedesse mai. Ancora oggi, non so chi di loro sappia o no quello che le ho fatto.
Nel sogno avevo voltato la testa verso destra, sapendo che lei era lì. Grace se ne stava seduta sulle scalinate di metallo grigio, assieme agli altri tifosi. I capelli rossi e ricci erano tutti alla sua destra, un berretto di lana verde militare a tenerglieli fermi in quella posizione, e tra le mani aveva "Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar. Solo la settimana prima l' avevo vista leggere Moby Dick e adesso leggeva un classico su uno degli imperatori romani più importanti della storia.
Questo mi piaceva. Mi stupiva sempre.
Nelle orecchie aveva delle cuffie, stava ascoltando senz' altro musica rock - più di una volta era venuta a scuola con le magliette dei concerti -, e a volte alzava la testa per seguire la partita. Faceva a turno: lettura, partita, partita, lettura. Il tutto con la musica.
Grace mi affascinava parecchio. Riusciva a fare tre cose contemporaneamente, mentre io riuscivo a mala pena a studiare e a stare attento quando mia madre mi parlava. E poi, era una rocker. Le piacevano le canzoni forti, arrabbiate, eppure veniva a scuola vestita come una santarellina.
Stupenda.
Io mi nascondevo sempre, mettevo al sicuro ogni più piccola parte di me che poteva tranquillamente andare a pezzi in qualsiasi momento, a differenza di Grace. Lei sembrava poter essere chi voleva e cosa voleva, sempre. Un unione, un contrasto di due mondi totalmente diversi... forse era proprio questo che mi faceva avvicinare a lei come una falena incantata dalla luce.
In uno degli attimi in cui stava leggendo, la palla uscì dal campo e andò dritta verso di lei. Prima che potesse colpirle la faccia, agii d' istinto e saltai. Presi la palla tra le mani, subito dopo aver corso, e la lanciai all' arbitro. Sentii qualche applauso diretto a me e mi voltai verso Grace, la quale mi stava fissando riconoscente. -Grazie.- mi disse, io le feci un cenno col capo e tornai dai miei amici.
Mi ricordo anche che mi aveva sorriso. Amavo quel sorriso. E gliel' avevo spento. Sospiro in modo dolorante, serrando gli occhi.
Che adolescente stupido.
Decido alzarmi e di andare nel mio bagno privato. Solo dopo circa quindici minuti mi accorgo che Harry è arrivato.
-Che cazzo ci fai tu qui?!-
-Sono venuto a prendere Louis.-
-Oh, no, scordatelo! Prima che tu possa avvicinarti a Louis, mi dovrà spuntare un cazzo al posto della fica!-
-Lacy!-
-Non osate giudicarmi, voi due. E tu! Sta' lontano dal nostro amico!-
-Mi ha chiamato lui, sta male e vuole me!-
-Ma fammi il piacere! Cosa vuole, un' altra umiliazione? Ti giuro, Mr. Money, che se l' omicidio fosse legale, tu saresti il primo sulla mia Black List!-
Le voci dei miei amici e di Harry mi giungono ovattate da dietro la porta della mia stanza e continuo a vestirmi. Mi sono fatto una doccia - ne avevo bisogno - e mi sono messo qualcosa di più comodo addosso.
Ridacchio per le frasi di Lacy. È davvero protettiva, di certo sarà una mamma meravigliosa. Certo, prima però dovrò di nuovo parlare con Nate.
Esco da camera mia e raggiungo il gruppetto, che si trova nel corridoio tra salone e cucina. Harry Styles viene guardato dai miei amici con amarezza, ma i suoi occhi verdi fissano solo me. Mi guarda felice, come se non mi vedesse da anni. Mi viene incontro e mi stringe a sé: -Sono qui. Sono qui, piccolo, ora ti aiuto io.-
Il suo odore... oddio.
Tante piccole spine mi trapassano il cervello con punture dolci, spine appartenenti al suo profumo di limone, aromatizzato da tabacco d' alta classe.
-Dice che lo hai chiamato tu, Louis. È vero?- sento la voce di Niall e lo guardo non appena mi sono allontanato un po' da Harry. Annuisco; non voglio la terza guerra mondiale in casa nostra. -Sto da lui, stasera. E per stanotte.- li informo, fissando il viso del riccio, il quale ha gli occhi sgranati e l' espressione sorpresa. Capisco il motivo: lui mi voleva solo per cena, io ho aggiunto la notte. Non so nemmeno perché l' ho fatto. Sento solo la necessità di averlo più vicino, di poterlo rivivere di nuovo.
-Ehm... Mr. Styles, scusi, ci lascia un attimo da soli?- Mary parla con voce timida al mio ex amante, il quale accetta e mi avverte che mi aspetta fuori dalla porta. Guardo confuso i miei tre amici e faccio spallucce: -Cosa c'è?-
-Cosa c'è? "Cosa c'è?"?! Quell' attacco di panico ti ha cancellato la memoria, forse? È per colpa sua se adesso sei ridotto ad uno straccio, perché lo vuoi di nuovo al tuo fianco?!- sbotta Lacy, indicando la porta per menzionare Harry e arcuando un sopracciglio. Prendo e butto fuori un lungo respiro. So che hanno ragione, ma in questo momento sento di dovergli stare accanto almeno per qualche ora. Ne sento il bisogno come quello di dover bere. E giuro che maledirò il mio cuore per questo, perché lo amo ancora. Nonostante tutto, io lo amo.
-Ti sei dimenticato di Rose? Di tuo figlio? Di tua madre, della stampa? Rischi di finire di nuovo nei guai.- Mary si avvicina a me e mi poggia una mano sulla spalla con aria preoccupata. Le sorrido dolcemente: -Alla stampa ci penserà Harry...-
-Già, proprio come l'ultima volta.- sghignazza in modo amaro Lacy, interrompendomi.
-Per quanto riguarda mia madre, Rose e il piccolo... vi giuro che non farò nulla di male. Parleremo e basta, ok? Niente sesso.- giuro, alzando la mano sinistra e facendomi una croce sul petto con l' altra.
-Lo dicevi a te stesso anche la scorsa volta?- le sopracciglia di Mary si corrugano e mi sorride con affetto. Deglutisco. Cazzo, ci ha preso.
Devo resistere. Stavolta devo resistere.
-Sarà diverso. Questa volta sono sicuro che andrà diversamente.- la rassicuro, stringendole le mani. Sorrido ai ragazzi e mi dirigo verso la porta, prima però vengo bloccato da Lacy. Mi fa girare verso di lei e mi abbraccia.
Oh, Lace.
La stringo a me e annuso il suo odore, selvaggio e aromatico.
-Se ti fa ancora soffrire, lo uccido.- mi sussurra all' orecchio, poi mi guarda negli occhi, mischiando i nostri azzurri tanto belli quanto diversi. -Nessuno tocca i miei amici. E, ricorda, ignora la voce del serpente che ti dice "Louis, mangia la mela". Perché, per quanto possa essere buona, sarà per sempre un pentimento per te. Sii prudente.- mi supplica, baciandomi la fronte e facendomi un mezzo sorriso.
Le stringo le spalle per rassicurarla, guardo se ho tutto per uscire nelle tasche e raggiungo Harry, il quale mi sta aspettando poggiato alla sua Porsche.
-Niente Aston Martin?- lo prendo in giro con un sorrisetto malandrino, perché era quello il modello d' auto che gli avevo distrutto.
Harry ghigna divertito con i suoi soliti occhiali da sole addosso, le mani nelle tasche dei pantaloni scuri e la camicia blu bella stirata leggermente coperta dalla giacca di velluto nero. È sempre perfetto, quest' uomo, in qualche modo. -Spiacente, Mr. Tomlinson: è dal carro attrezzi.-
-Oh, ma che peccato... come mai? Un teppista di strada?- continuo a sfotterlo, piegando la testa di lato e alzando allusivo un sopracciglio.
Piega la testa in basso, un sorriso accattivante accompagna la sua lieve risata. -Sì, un teppistello di strada che vorrei tanto punire a mani nude.-
Oh...
Ridacchio di poco. -Anche il "teppistello" vorrebbe punirti.-
Non sai quanto.
Smette subito di ridere e mi fissa serio attraverso le lenti scure. -Ne parliamo a cena, Louis.-
-Dove mi porti?-
-Sopresa.-
Certo. Ovvio.
Si sposta e mi apre la portiera. Sbuffo, ma prima che possa salirci mi prende e mi imprigiona tra le sue braccia. Smetto di respirare. Oddio... il suo cuore batte fortemente contro il mio, il suo corpo regna su di me.
Stringo i pugni. Merda.
-Sorridimi, Mr. Tomlinson.- sussurra dolcemente sulle mie labbra e una parte di me lotta per unire le nostre bocche e assaporarlo ancora.
Come un burattino, obbedisco.
Porca miseria, no! Perché?
Mi viene fin troppo naturale fare quello che mi dice, non va affatto bene.
Mi sorride contento e mi dà un bacio a stampo, che mi lascia a bocca asciutta. -Andiamo.- ordina, lasciandomi andare e costringendomi a salire. Va al lato del guidatore e mette in moto. Per tutto il tragitto, guardo fuori dal finestrino e penso a mille cose contemporaneamente.
Ho fatto bene? Ho fatto male? Mi toccherà? Dovrei avvertire Bailey per preparare l' ordinanza restrittiva? E se lo scopre mia madre? E se lo scopre Rose?
Merda, che diavolo sto facendo?!
Finirò all' inferno, molto presto.

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