13 - Tavole, serpenti e tuoni

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La sala da pranzo era stata completamente svuotata dal suo arredamento. Era tutto buio e illuminato solamente da alcune candele poste sul camino. In mezzo alla stanza era stato posto un tappeto persiano, sui cui giaceva una una meravigliosa tavola OUIJA in legno grezzo, con rubini e belle incisioni. Gianmarco stava aspettando in un angolo della stanza nella più totale solitudine. Le altre erano state mandate nelle camerate, per la loro incolumità. Lucrezia entrò nella stanza. Si era cambiata, più per scenografia che per un vero motivo. Indossava una tunica rossa e un turbante dalla fantasia esotica. Gianmarco le si avvicinò. -Durante il rito potrebbe sembrarti che la casa sta crollando, ma non ti spaventate. Non so se ne sei a conoscenza ma la planchette assorbe l'essenza dello spirito che si richiama, quindi per non rischiare di contattare uno spirito maligno, invece di usarne una vecchia, ne evochiamo una nuova. Si sedettero a terra, circondando la tavola. Lucrezia mise le mani aperte sulla tavola, inspirò e iniziò a sussurrare alcune parole. Tirò indietro la testa e rimase in quel modo per alcuni minuti in un silenzio tombale. Dei corvi gracchiarono fuori dalla finestra. La casa iniziò a tremare e dei forti tuoni temporaleschi risuonarono per tutta la casa. I vetri delle finestre sembravano sul punto di esplodere. Lucrezia aprì la bocca, in un grido sordo, da cui uscirono due serpenti albini. Gianmarco era disgustato da quella visione. Quelli iniziarono a salire intorno al turbante, avvinghiandolo. Lucrezia chiuse la bocca e sembrò risvegliarsi. Aveva una strana espressione. Iniziò a tossire compulsivamente, come se stesse soffocando. Gianmarco si preoccupò, ma lei gli fece segno di allontanarsi. Si mise una mano in gola, come per cercare il cibo che la soffocava, ed estrasse una planchette. Era decorata da scaglie, come quelle dei serpenti albini, e da un'oculo caleidoscopico. -Ricomponiamoci- disse Lucrezia calmissima, come se dei serpenti che uscivano dalla sua bocca fossero una cosa quotidiana, un non che. Posò la planchette sulla tavola. -Spiriti, demoni e angeli. Richiedo umilmente di parlare con Silva, la strega, madre sofferente, sposa di Asmodeus e serva della natura- disse Lucrezia con voce spezzata. I vetri della finestra tuonarono e una forte scossa di terremoto attraversò ogni centimetro della casa. Silenzio. Tre battiti alla porta, il rintocco di mezzanotte e la plancette ebbe un fremito. Gianmarco sentiva accanto a loro una presenza. -Silva, chiedo umilmente. Ci siamo trovati davanti a una situazione di incertezza- disse Lucrezia in tono sottomesso. Un tuono eruppe dall'esterno, un rumore cupo, come ci si immagina il grido del demonio che risorge dall'inferno. La planchette si mosse. L-O-S-O-C-H-I-A-R-I-R-O-T-U-T-T-O. Lucrezia e Gianmarco ringraziarono sottovoce. Un nuovo tuono, come il precedente, ma così forte da spaventare persino i serpenti avvolti intorno al turbante di Lucrezia. Gianmarco pensò, sarà la voce di Silva che sale dalla sua dannazione? I-L-P-O-T-E-R-E-D-I-L-U-C-I-A-S-I-T-R-O-V-A-I-N-G-I-A-N-M-A-R-C-O-I-N-U-N-O-S-T-A-T-O-D-I-L-E-T-A-R-G-O-A-P-P-A-R-I-R-A-A-L-M-O-M-M-E-N-T-O-O-P-P-O-R-T-U-N-O. -Puoi confermarci che Gianmarco è nato con i poteri?- chiese Lucrezia, la risposta fu immediata. SÌ.
Il fuoco del camino si accese e le candele si spensero. Gianmarco e Lucrezia lo guardarono. Pochi secondi dopo una lettera ne volò fuori, poggiandosi sulla tavola. La planchette si spostò su ARRIVEDERCI, il fuoco si spense, tre battiti alla porta, il pendolo suonò mezzanotte e mezza, il tuono rimbombò nuovamente ma come se stesse venendo risucchiato, le tende si chiusero e si accesero le luci. Gianmarco prese in mano la lettera -Il potere di Lucia è pericoloso, capace di portare pace e distruzione, felicità e morte. Mentre gli alberi raggiungono il cielo e la beatitudine, la terra si aprirà verso gli abissi, il vento spazzerà via la vita, il fuoco arderà l'acqua, rassicurante- lesse, commentando con ironia. Lucrezia prese tra le braccia i due serpenti, accarezzandoli -Nemmeno Silva sapeva molto del potere a cui ha dato la vita- disse. Gianmarco lasciò la lettera e prese in mano la planchette, guardò attraverso l'oculo -Posso prenderla?- chiese, riferendosi all'oggetto occulto. Lucrezia annuì, più interessata ai due rettili che alla domanda postagli.

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COVEN || Gianmarco Zagato (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora