69 - FORESTA DI BLAIR, 1785

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Gianmarco si risvegliò sul terreno gelido, era inciampato e aveva dato una forte testata ad un pezzo di legno. Per quanto era svenuto? Si sentiva completamente fuori di senno, non riusciva a calmarsi. Le mani gli tremano per il freddo e per la paura, sentiva la bocca secca e gli occhi asciutti. Si rialzò, prendendo a sè il legno su cui aveva sbattuto e trasformandolo con la magia in una torcia. Si guardò, solo in quel momento, attorno, vedendo una fitta foresta ricoperta di neve. Quanti giorni era che correva? Non lo sapeva, ma finalmente gli sembrava di avere finalmente il "controllo". Aveva corso senza ragionare per ore su ore, illuminato dal sole e dall luna che sorgevano e tramontavano. Ora che vedeva, nella notte, poteva continuare a scappare, ma era come se il Gianmarco dovesse scappare da se stesso e il suo se stesso dovesse scappare da Gianmarco. Il pericolo più grande, soprattutto in quel momento, per Gianmarco era lo stesso Gianmarco. Continuò a camminare, in cerca di un rifugio. La notte era calma ma si sentiva comunque in pericolo. Entrare in quel cancello era stato pericoloso, una mossa assai avventata, cosa gli aveva suggerito il cervello. Il cervello non gli aveva suggerito nulla, pensò, si era mosso senza ragionare, si era avventurato spinto dalla paura. Sapeva dove si trovava, sapeva chi avrebbe potuto incontrare, sapeva cosa avrebbe causato tutto ciò. Voleva tornare a casa, poteva?, voleva tornare da Giorgia, ci sarebbe riuscito?, voleva dormire, poteva?, voleva capire, ci sarebbe riuscito?, voleva poter ancora vivere la sua vita. Continuò a camminare. Arrivò in una radura abbastanza grande, enormi querce ne delimitavano i confini e sentiva gli animali della foresta scappare spaventati. Scelse un albero spoglio, il più bitorzoluto e solido, spense la torcia e, aiutandosi con la levitazione, salì tra sue fronde, cercando di arrivare più alto possibile, per aspettare l'alba. Il tempo passò lentamente, tra una dormiveglia e un continuo flusso di coscienza, ma dopo tre ore che aspettava, finalmente un grande freddo sole invernale iniziò a risalire nel cielo. Scese dall'albero e, seguendo le sue stesse impronte, fece il percorso a ritroso. Il fatto di doversi concentrare per sopravvivere lo aveva distolto dalle visioni avute durante l'esorcismo, ma nonostante ciò, continuava a tremare involontariamente. Non riusciva ad essere spaventato, non sentiva ne la fame ne la sete che lo stavano attanagliando, non sentiva i rumori che lo seguivano. Arrivò nel punto in cui era inciampato. Fu come se si risvegliò dal coma. La forma del suo corpo caduto nella neve gli ricordò quei grovigli infernali di demoni e anime maledette. Si mosse di fretta, gli alberi lo guardavano con grandi occhi rossi, i lunghi rami si avvicinavano come artigli protesi verso di lui. Le foglie a terra sembravano ridere di lui, sentiva alzarsi con il vento quei rumori satanici che erano stati la colonna sonora di quello spiacevole viaggio nel regno della Stella del mattino. Iniziò a piangere, non riusciva a respirare, si sentiva circondato dal fuoco, dal freddo, dai demoni, dalle meduse, dal bosco, dai peccatori, dagli spiriti mitologici, dalla neve, dagli sguardi posseduti... STAVA IMPAZZENDO? NO GIANMARCO, SEI GIÀ IMPAZZITO. Sentiva le risate, contiuava ad essere cirocandato dai rami, sentiva i rumori e vedeva quelle oscene visioni. Iniziò a girare, non capiva cosa stesse facendo. Dov'era? Perché la foresta era lì? Cosa lo aveva portato in quel luogo? Chi era lui? Come si chiamava? Perché era nato? Perché era morto? Perché era stato Posseduto? Era colpa sua. Ma cos'è una possesione? Non lo sapeva. Che cosa era lui? Chi era lui? Voleva urlare, ma come si Urla? Cosa sono le urla? Perché urlare? RIDI. PIANGI. Quale sarà il senso della tua vita in questo luogo. Guarda delle impronte, guarda delle foglie... Guarda un albero... Hai mai visto un albero? Cosa sono questi rumori? Cosa sono queste urla? Dove mi trovo? Perché continuo a girare? Chi sono? Come chi chiamo? Dove si trova la mia casa? Dove si trova la mia essenza? Buttati a terra. Rialzati, ridi... Non ridere... piangi, ma a cosa serve? Credi in ciò che vedi? Stai sognando? Stai vivendo la tua vita o sei nel corpo di un'altra persona? Perché siamo tre qui? Perché non sono solo io?

COVEN || Gianmarco Zagato (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora