14 - Notte e Giorno

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NIGHTMARE #3
Gianmarco stava correndo in un corridoio. Si guardò alle spalle e vide che il vuoto, il caos, distruzione, demoni alati e anime maligne, lo rincorrevano. Gianmarco inciampò e cadde a terra.

Gianmarco si svegliò, di soprassalto, con la testa al posto dei piedi. Non riusciva a respirare, l'aria era così consumata che i polmoni stavano gridando pietà, graffiando su per la gola.
Si alzò, aprì la porta-finestra ed uscì sul terrazzo. L'aria era fresca, odore di mare, di ginestre e legna bruciata. Benevento brillava come una metropoli nella sua campagna. Le tende lo accarezzarono, sospinte dal vento. Si rese conto di trovarsi nel più totale silenzio, come se il tempo si fosse fermato, il cielo era pieno di stelle e la luna non gli era mai apparsa più vicina. Prese una sedia in camera e si sedette a contemplare il mondo, che così banalmente, stava dormendo. Si sentiva a casa, nonostante non fosse sicuro ma incerto e preoccupato, gli sembrava di appartenere a quel luogo. Pensare di aver causato, per il suo potere, così tanti problemi alla sua famiglia, lo distruggeva. Si sentiva logorato. In fin dei conti lì, circonda da sue simili, si sentiva compreso, nonostante non si fosse mai sentito giudicato dalla sua famiglia, questo suo nuovo lato non poteva essere capito e accettato. Si sarebbe trovato bene, di questo ne era sicuro. Rimase lì, non ad ascoltare i rumore della natura e della notte, bensì a svuotare la mente. Si voleva liberare di pesi superflui, voleva resettare il cervello, prepararlo a carpire informazioni che gli erano sempre apparse fuori dalla sua portata. Dopo un ora e mezza tornò sul letto, cullato da quel venticello e dal silenzio, addormentandosi nella più completa calma.
Bussarono alla porta. Quanto aveva dormito? Aprì gli occhi e degli spiragli di sole mattutino lo accecarono. Rispose con un verso animalesco. -Gianmarco, buongiorno, sono venuta ad avvertirti che fra mezz'ora c'è il canto del mattino. Preparati, con calma e vieni nella torre- disse Lucrezia dall'altra parte della porta, con dolcezza. Si fece una doccia veloce ma non troppo, vestendosi con ciò che aveva portato, sperando di non sembrare uno spaventapasseri. Il sole specchiava e rifletteva i vetri della torre, creando arcobaleni e sfumature opalescenti. Mancavano ancora delle persone, si sedette su un cuscino apposito e aspettò l'arrivo delle altre.
Lucrezia arrivò per ultima, vestita in modo molto strampalato, succinto per la sua età, ma che calzava perfettamente con quello che lei era, un personaggio. -Buongiorno- disse Lucrezia. Sembrò come un atto naturale, un comportamento quotidiano, un abitudine. Gianmarco seguì perfettamente il coro della preghiera. Era un canto lugubre, pieno di sofferenza e speranza. Le parole sembravano come un racconto, una fiaba per bambini, una richiesta di aiuto, un benvenuto, un arrivederci, una danza macabra piena di gioia.

COVEN || Gianmarco Zagato (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora