27 - Scompiglio

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Anne Marie era morta da almeno sei ore, il corpo era stato martiorato, completamente scarnificato. Lucrezia lo definì irrecuperabile. Diversamente da come era successo con Gianmarco, l'anima della ragazza era stata violentemente strappata dal corpo. Gianmarco dedusse che chi aveva maltrattato Anne Marie avesse imparato dagli errori compiuti con Gianmarco. La giornata fu passata in silenzio da tutti. Gianmarco era distrutto, schiacciato da pensieri pressanti e da sensi di colpa, gli stavano accoltellando il cuore. Le lezioni furono cancellate. Nessuno era nel mood di seguire delle noiose lezioni. Una commemorazione nel mondo delle streghe consiste, come scoprì Gianmarco, in una cremazione celebrativa. Il cadavere veniva bruciato su un rogo, come simbolo delle streghe morte per la salvezza. Dopo la cerimonia, le ceneri venivano sparse sul giardino di rose. Comprese allora lo strano odore del roseto. Pungente, come la morte. Il pranzo fu taciturno e lento, gli raccontò Agata. Gianmarco non si era presentato, troppo scosso. L'odore della notte precedente gli scorreva ancora nelle vene, riempendolo di agitazione e facendolo tremare dai tanti connati di vomito che lo percuotevano. Era morto e aveva visto la morte in nemmeno ventiquattro ore di distanza. Sapete quando la vostra coscienza vi dice che non siete abbastanza? Sfottendovi davanti alla vostra incapacità? Erano, ormai, due giorni che quella di Gianmarco gli strillava che era colpa sua, sfottendolo per quello che era successo. Lo colpevolizzava. Era colpa sua. Era morta perchè non sei morto tu. Voci abbaiavano nella sua testa, animali affamati che mettevano all'angolo la loro vittima. Scoccarono le quattro del pomeriggio, avrebbe dovuto iniziare a prepararsi. Si vestì completamente di nero, a lutto, coprendosi il volto con un velo di pizzo, come da tradizione, datogli da Beatrice il giorno prima. Scese in sala da pranzo, dove le ragazze si stavano tenendo compagnia. Erano tutte vestite di nero, chi in modo più sobrio, chi più succinta e chi sembrava una vedova dell'ottocento. Lucrezia, la cerimoniera, indossava, invece, un voluminoso abito rosso cremisi. Un lungo velo di pizzo, decorato da rose nere, gli copriva il volto. Gianmarco gli si avvicinò -Lucrezia, ma non ci chiediamo nemmeno perché è morta?- chiese sottovoce, frustato e sul punto di avere un crollo nervoso. -Gianmarco le domande me le sono già posta, tu non ti devi assolutamente preoccupare- disse Lucrezia impassibile, nemmeno guardandolo. Gianmarco non chiese altro, una risposta esaustiva gli era stata data e lui quella chiedeva. Uscirono in giardino, in una fila da due, come un corteo. Un rustico rogo era stato costruito di fronte alla casa. Lucrezia si mise dei guanti di pelle neri. Il fuoco scoppiettava. L'aria era veramente pesante. Gianmarco non poteva credere che la gente morisse semplicemente così nel mondo delle streghe. Sembravano tutti tristi, ma non preoccupati. Nessuno si preoccupava che potesse succedere ancora? Si sentì mancare. Agata lo prese con uno scatto repentino. Grossi lacrimoni iniziarono a scendere, senza controllo, dagli occhi di Gianmarco. Non sapeva per cosa stesse piangengo. Era resuscitato, si sentiva immortale, ma poi rivedeva la morte, un'amica che pensava di aver lasciato alle sue spalle, ridere di lui, nella stanza accanto alla quale dormiva. Lucrezia iniziò, con una certa delicatezza, a bruciare i resti di Anne marie. -In tuo onore, sempre e per sempre nostra consorella- disse Lucrezia. Era addolorata? Gianmarco pensò che quella scena era il primo punto a sfavore delle streghe. Non c'era umanità in quelle donne. Sarebbe diventato anche lui così? Come poteva una morta, non portare scompiglio nella vita di questa gente?! Il fuoco divorò la carne e le ossa in un sol boccone, affamato.

COVEN || Gianmarco Zagato (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora