Hallway

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12 Ottobre, 2015
Jin

Fermo, con le braccia incrociate al petto, la schiena appoggiata al muro, guardavo imbronciato la porta del bagno davanti a me. Erano due ore che Jemy si era chiuso lì dentro. Ed io stavo cercando di mantenere la calma il più possibile, soprattutto perché mio padre mi avrebbe ammazzato se avessi rotto quella porta, che aveva pagato chissà quanti soldi soltanto l'estate prima, preso da una improvvisa voglia di cambiare infissi, serramenti e porte del nostro appartamento. Erano vecchi, aveva detto, bisognava cambiarle il prima possibile. Ma questo mi impediva di tirare un calcio a quella porta e tirare Jemy fuori dal bagno, prendendolo da quei capelli che si ostinava a non tagliare. È così che vanno di moda, mi aveva detto la sera prima con quel suo tono arrogante e da chi la sa lunga, ma io di moda o di figo non ci vedevo proprio nulla. Soprattutto adesso, in assurdo ritardo, perché Jemy aveva quel brutto vizio di farsi la doccia ogni santa mattina. Non che fosse una cosa sbagliata, anzi, ma ero certo che lo facesse per dispetto a me. Era come se ogni mattina sapesse esattamente quando servisse a me il bagno per occuparmelo.
Inoltre non potevo neanche usare l'altro poiché papà si era messo in testa di ristrutturarlo. Nel suo, poi, era inutile anche pensarci di entrare, perché per un episodio vecchio dieci anni aveva l'abitudine di chiudere a chiave la sua stanza. Quindi ero costretto a dover urlare insulti di ogni tipo a Jemy con la speranza che uscisse da quel cavolo di bagno.

-Ho finito, idiota-

Ecco, che dopo un'ora e quaranta esatta, il principe Jemy apre la porta e del vapore lo accompagna nella sua uscita teatrale. Quasi mi viene da prenderlo a pugni quando mi rendo conto che sta uscendo in accappatoio e con i capelli ancora umidi.

-Due ore per una doccia?-

Sono certo di avere gli occhi fuori dalle orbite e ne sono sicuro perché Jemy sembra avere un'espressione soddisfatta sul viso.

-Ho delle esigenze particolari-

Mi prende in giro mentre si appoggia allo stipite della porta, ma sono così incazzato che senza neanche rispondere lo sposto violentemente e mi chiudo in bagno. Quanto lo odiavo. Quanto odiavo dover vivere con lui. Era come avere un fratello di dodici anni, invidioso e nel pieno della crescita ormonale, sempre pronto a romperti le palle solo per il gusto di dare fastidio. Mi chiedevo perché papà avesse accettato di aiutare zia Carol in quella palese perdita di tempo:Jemy non avrebbe mai cambiato idea, non sarebbe mai andato all'università.
Ovviamente il mio tempo standard è di venti minuti, ed infatti quando esco dal bagno sono già pronto. Sono in ritardo di quasi mezz'ora, ma sono certo che mi farò perdonare. Devo solo infilarmi le scarpe che sono accanto al mio letto in camera. Entro lasciando la porta aperta.

-Oggi sei più incazzato del solito, cugino-

Non rispondo, non ho più tempo e Jemy ne aveva già fatto perdere abbastanza.

-Oh, vedo che hai comprato un nuovo profumo-

Ci trova proprio gusto a infierire. Non gli basta vivere a casa mia, non gli basta occupare quello che doveva essere il mio unico spazio. Jemy doveva assilarmi. Doveva fare in modo che impazzissi così da aiutarlo, involontariamente, a farlo tornare a Roma. Ma se sopportarlo era un modo per fargli un dispetto, avrei resistito.

-Ed hai delle nuove scarpe, chi devi incontrare eh?-

A questo punto penso che se la sia cercata e quando mi fa quella domanda, sono più che contento, perché adesso sono io che ho il coltello dalla parte del manico.

-Mi vedo con Key-

All'improvviso il suo viso cede all'arroganza, credo di non averlo mai visto così.

救い出すよ必ず// I'll Save uDove le storie prendono vita. Scoprilo ora