Rientro in casa un po' timoroso.
Sono sicuro che Jungkook avrà da ridire su qualcosa."Lo hai addirittura abbracciato?" Dice infatti, non appena mi vede.
Sospiro, alzando gli occhi al cielo.
"Per favore Jungkook, non incominciare".Mi guardo intorno, alla ricerca di Jisung.
"Tuo padre lo ha portato al parco" spiega.
Rimango ogni volta sorpreso dal modo in cui riesce a capire cosa penso.Mi siedo sul divano, guardando Jungkook che al contrario è ancora in piedi.
"Allora? Pretendo una spiegazione" insiste, incrociando le braccia al petto."Stava piangendo, era triste. L'ho abbracciato per consolarlo, fine della storia". Spiego, con tono annoiato.
Mi da fastidio questo suo atteggiamento."Certo, per te non è mai nulla di che" mormora, con finto tono allegro.
"Oh andiamo Jungkook, non fare tante storie per un misero abbraccio" sputo, alzandomi in piedi per fronteggiarlo.
Peccato che gli arrivi a malapena alla spalla."Non è l'abbraccio il problema, ma il fatto che tu l'abbia dato al tuo ex. Quello si che è un problema".
Rimango in silenzio. Adesso ho due opzioni: replicare e di conseguenza finire con il litigare, o lasciar correre senza dire nulla.
"Appunto, si tratta di un ex. Mettitelo bene in quella testa dura che ti ritrovi" sorrido leggermente, tentando di alleggerire la tensione.
Jungkook mi guarda per qualche istante, dopodiché sorride anche lui.
"Sono ancora qui, e questo dovrebbe dirti tanto" continuo, avvicinandomi.
Annuisce, prendendomi per un polso per farmi avvicinare ancora di più."Lo so, scusami. Dovrei smetterla di essere così paranoico".
Scuoto la testa, circondandogli il collo con un braccio."È tutta colpa mia se adesso hai così paura di perdermi. In passato non ti ho dato molte dimostrazione, e questo è il risultato. Non sai quanto ci sto male. Me ne pento ogni giorno".
Abbasso la testa, non riuscendo a sopportare più il peso del suo sguardo.Lo sento sospirare.
"È vero, magari i miei timori possono dipendere anche un po' da questo, ma ora non ha senso rimuginarci sopra. Quello che è fatto è fatto, e ormai siamo andati avanti. Entrambi abbiamo fatto degli errori, ma siamo ancora qui perché ci amiamo. Perché io ti amo, da impazzire. Perciò smettila di incolparti di tutto".Sollevo timidamente la testa, per guardarlo.
"Hai ragione" concordo, annuendo.
"Io ho sempre ragione" dice, dandosi grandi arie.
Scoppio a ridere vedendolo."Ecco, voglio vederti sempre così. Ricordati che sono felice solo se lo sei tu".
Arrossisco, nascondendo la testa sulla sua spalla."Aish... Basta con tutte queste smancerie. Mi metti in imbarazzo" sbuffo, ridendo.
"Bene allora, posso diventare uno stronzo in meno di due secondi se preferisci" scherza, abbracciandomi.All'improvviso sono fin troppo consapevole di essere rimasto solo con lui, in casa.
Lo guardo negli occhi, sorridendo maliziosamente.
"Adesso farebbe proprio comodo la tua personalità da pervertito" commento serio.Lui smette di ridere.
"Basta chiedere".
Avvicina il suo viso al mio, e io chiudo gli occhi in attesa di sentire le sue labbra sulle mie.Aspetto, ma non arriva nessun bacio.
Apro gli occhi quando sento Jungkook ridere.
"Ti aspettavi davvero che ti accontentassi così facilmente? Che stupido che sei" mormora, passandomi un dito sulle labbra.Sono totalmente ipnotizzato dai suoi occhi, e dal tono calmo e lento con cui parla.
"Vederti con quello lì mi ha fatto molto arrabbiare. Perciò non credi di meritare una punizione?"
Annuisco, incapace di pensare lucidamente.
Non so cosa mi stia prendendo, ma non riesco a distogliere lo sguardo dai suoi occhi."Mi piaci così, silenzioso e ubbidiente".
Fa uno dei suoi soliti ghigni, posandomi una mano sulla guancia.
Mi addosso ancora di più a lui, se possibile.Ma prima che possa toccarlo, mi blocca i polsi in una mano, strattonandoli.
"Voltati" ordina con tono autoritario.
Io eseguo senza fiatare.Mi spinge verso la poltrona, su cui cado perdendo l'equilibrio.
Non ho il tempo di riprendermi, che Jungkook mi è subito dietro.Aderisce completamente a me, tenendomi dolorosamente fermo contro lo schienale della poltrona.
Emetto un verso di fastidio, a causa dello spigolo dello schienale che preme fastidiosamente nella mia pelle."Devi rimanere in silenzio, finché non ti dirò io che potrai parlare. Chiaro?".
Mi prende per i capelli.
Scuoto la testa, non volendo sottostare ai suoi ordini.
"Ho detto, chiaro?" Ringhia, tirandomi i capelli tanto da farmi male."S-si" balbetto, appoggiando la testa sulla sua spalla.
"Bene" sussurra al mio orecchio, prima di mordere rudemente la pelle sensibile subito sotto."A-ah Jugkook, m-mi fai male".
Un forte colpo mi arriva al fondoschiena.
"Ti ho detto di tacere. Non te lo ripeterò un'altra volta".
Annuisco, coprendomi la bocca con la mano per evitare di parlare.Mi muovo, in cerca di una posizione più comoda.
Involontariamente spingo il mio sedere contro Jungkook.
"Cazzo" geme, circondandomi i fianchi per tenermi fermo.Volto la testa verso di lui, sfiorando le sue labbra alla ricerca di un bacio che sicuramente non è pronto a darmi.
Infatti si scosta, sorridendomi dispettosamente e scuotendo la testa.
"Oh andiamo Jung, possiamo rimandare tutto a più tardi? Adesso voglio solo fare l'amore con te, senza inutili giochetti".Metto le mani sulle sue, facendogli allentare la presa per permettermi di girarmi.
Lo guardo negli occhi e mi sembrano quasi tristi."Cosa c'è?" Chiedo, accarezzandogli una guancia.
"Il modo in cui mi hai chiamato... C'era qualcun altro che mi chiamava sempre così"."Chi?"
Scuote la testa sospirando.
"Sto rimandando questa cosa da troppo tempo, dovrei raccontarti tutto una volta per tutte e farla finita".Si siede sul divano, e io mi posiziono subito accanto a lui.
"Se anche questa volta non te la senti va bene, non sentirti obbligato"."Io voglio raccontarti tutto. Non devono più esserci segreti tra di noi".
Rimane in silenzio qualche istante, prima di parlare nuovamente."Avevo un fratello. Lui era molto più piccolo di me, quando io avevo sedici anni lui era più o meno della stessa età di Jisung. Era uguale a me, in tutto e per tutto. Mi chiamava sempre "Jung" proprio come hai fatto tu poco fa. Era così piccolo, e non si meritava una cosa del genere. Non si meritava che mio padre...".
Si interrompe, chiudendo gli occhi.
Quando gli riapre sono lucidi.
"Ei, è tutto okay. Non devi raccontarmelo per forza".
Appoggio la testa sulla sua spalla, lasciandogli un bacio sulla guancia.Rimaniamo in silenzio per un tempo che mi sembra lunghissimo.
Sobbalzo sentendo nuovamente la voce di Jungkook."Si chiamava Seojun. Era un bimbo vivace, come Jisung e come tutti i bimbi di quell'età.
In quel periodo non ce la passavamo tanto bene in casa. Mio padre, sempre se così si può chiamare, iniziò a picchiare mia madre e mia sorella. Molte volte mi sacrificavo io, e il risultato lo sai qual è stato".Abbassa lo sguardo sulle sue cicatrici nello stesso momento in cui lo abbasso io.
Gli prendo la mano, intrecciando le mie dita alle sue."Ma quella mattina io non c'ero, e nemmeno mia madre e mia sorella. Lui era rimasto solo in casa con Seojun. Il mio fratellino non aveva colpe, voleva solo qualcuno con cui giocare.
Ma quel bastardo ha voluto scaricare tutte la sua rabbia su di lui. Se solo fossi arrivato cinque minuti prima, i-io avrei potuto... a-avrei potuto...".La voce gli trema e lui è costretto a fermarsi.
Delle lacrime fanno capolino agli angoli dei suoi occhi, e tenta in tutti i modi di trattenerle.Non c'è comunque bisogno che continui, ho già capito come è andata a finire la storia. Mi domando come una persona possa essere così cattiva e spietata. Non mi meraviglio che poi Jungkook abbia intrapreso questa strada.
"Non hai colpe Jungkook. Non avresti potuto fare nulla. Molto probabilmente avrebbe fatto del male anche a te".
Sospira, asciugandosi le lacrime.
"Già, molto probabilmente sarebbe andata così. Ma avrei preferito".
STAI LEGGENDO
~DANGEROUS LOVE~ KookV
RomanceJeon Jungkook è il capo del clan più pericoloso di tutta Seoul: I Bangtan. Freddo e spietato, sono questi gli aggettivi che vengono accompagnati al suo nome. Kim Taehyung è totalmente l'opposto: gentile, dal cuore tenero e completamente ingenuo. ...