2. Un uomo pericoloso

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Devlin

«Stupida ragazzina! Ma te la insegno io l'educazione vedrai» borbotto mentre raggiungo velocemente la mia camera, con la testa leggermente all' insù e una mano sul naso. Sto cercando di fermare il sangue che non ne vuole sapere di arrestarsi.

Sono fuori di me. Quella piccola arrogante mi ha quasi fratturato il naso con quella testa dura che si ritrova.

Prendo un bel respiro e cerco di calmare i nervi tesi, questa stronza mi darà del filo da torcere, me lo sento.

Ma io devo mantenere i nervi saldi, non posso permettermi di fare un passo falso.

Non con lei.

Non con la figlia del mio nemico.

La signorina è abituata a essere servita e riverita col massimo del rispetto, penso con stizza.

Pensa che tutto le sia dovuto solo perché ha un cognome altisonante.

Beh, scoprirà presto che non è così che funziona, qui la sua famiglia non comanda.


Un senso di malessere mi pervade e sono costretto a fermarmi a metà strada. Appoggio una mano al muro del corridoio e faccio alcuni respiri profondi per riprendermi.

Le tempie mi pulsano forte e un senso di nausea mi fa contorcere lo stomaco.

Apro gli occhi, il corridoio sembra vorticare furiosamente, finchè non vedo tutto nero.


°°°°°


Isabelle


Ancora non ci credo, mi ha lasciata da sola.

Dopo aver pronunciato quella frase terribile è uscito dalla camera come una furia.

Non è un uomo violento e questo mi fa ben sperare che in un futuro molto vicino protemmo avere una conversazione civile e potremmo, magari che ne so, contrattare sulla mia liberazione istantanea dato che non voglio avere niente a che fare con le inutili faide tra lui e mio padre.

Sospiro.


«Scusami papà, ma sei davvero un idiota» mormoro ad alta voce. «Mi ha rapita, non posso crederci.»

Parlo ancora a voce alta. Scuoto la testa, mi sa che ci sto prendendo gusto.


Probabilmente sono mesi che mi sta dietro, ecco perché ultimamente mi sono sentita spiata ogni qualvolta mettevo il piede fuori di casa. Ma quanto dannazione deve essere stato facile per lui portarmi a casa sua ieri sera? Ho ricordi sfocati, ma su una cosa sono certa: non mi ha costretta a salire nella sua auto.

Tiro un pugno sul letto.

Che stupida sono stata, anche i bambini sanno che non bisogna fidarsi degli sconosciuti. Tanto più se sono nemici della tua famiglia da una generazione.

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora