Devlin
Mi sembra di star vivendo un incubo. Ho sempre saputo di non aver mai chiuso definitivamente con il mio passato. Non fin quando Spencer girerà ancora a piede libero, non fin quando non avrò avuto la mia giustizia. Ma questo... questo ritorno inaspettato... questa donna che professa di essere mia madre così come se nulla fosse. Come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. Ripresentarsi da me dopo più di vent'anni e pretendere quasi che io la accolga a braccia aperte. Come potrei mai farlo? Da quando ho cinque anni non ho più avuto notizie di lei. L'ho cercata per un po', ho chiesto di lei, ho fatto ricerche approfondite. Ma nulla. Non ho mai trovato nulla su di lei. Mi sono perciò convinto che fosse morta. Per mano di Spencer ho sempre creduto, ma non ho mai avuto le prove. Ora potrei avere l'opportunità di chiederle perché. Perché è andata via quel giorno. Perché mi è stata lontana tutti questi anni pur sapendo dove venirmi a cercare. Perché si è rifatta viva proprio ieri. Potrei avere tutte queste risposte, mi basta solo presentarmi in quel posto e incontrarla. Ma non voglio farlo. Non voglio vederla. Non voglio tornare al 145 Bullet Street. Non voglio tornare all'appartamento 201. Non voglio, cazzo! Tiro un pugno sul muro, l'ennesimo.
«Hey, De Rossi, devi affrontare i tuoi demoni. E se questo demone ha le sembianze di tua madre, beh, ancora meglio. Tanto devi andarti a riprendere il cellulare, no? Così avrai una scusa in più per farlo.»
Belle mi accarezza il braccio cercando di rassicurarmi. Non mi danno fastidio le sue attenzioni, ma vorrei semplicemente dirle che non c'è niente da rassicurare. «Non me ne frega un cazzo del cellulare. Posso comprarne quanti cazzo ne voglio.»
«Lo so. Ma questo confronto ti serve Devlin, non prendiamoci in giro. Non ti fidi di lei e nemmeno io sinceramente. Ragion per cui devi incontrarla e metterla alle strette. Farle domande alla quale solo tua madre saprebbe rispondere. Cose così insomma.»
Non ha torto. Sarebbe la scelta migliore. Mi basterebbe davvero poco per smascherarla. «Forse hai ragione» dico con un filo di voce.
Lei fa una piccola risata. «Forse? Ho ragione al cento per cento, caro il mio De Rossi.»
Punto il suo indice al centro del mio petto. Questa cosa mi fa sorridere. È così piccola in confronto a me, ma dentro ha il temperamento di un generale.
«Ora non esagerare.»
Lei a questo punto ride e mi abbraccia. «Non sto esagerando.»
«Ah no?» Mi abbasso verso di lei e i nostri nasi si sfiorano. Si sfregano l'uno a l'altro e la cosa ci fa sorridere. Questa ragazza ha il potere di farmi calmare in un istante come nessuno è mai riuscita a fare, mi chiedo quale sia il suo potere...
«Scusate.» Una vocina delicata ci interrompe. È Elvira che ci ha portato il vassoio della colazione.
«Poggialo pure sulla scrivania, Elvira.» Lei annuisce e fa come le ho detto, poi silenziosa come è arrivata se ne va.
«È propria educata questa ragazza. Nulla a che vedere con quella stronza della sorella» commenta Belle, avvicinandosi al vassoio.
Io ridacchio. «Sono il giorno e la notte.»
«Già...» Si gira verso di me con una fragola tra le dita. «E tu chi preferisci?» La morde delicatamente e a me sembra la cosa più sensuale che abbia mai visto.
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Mia per vendetta
ChickLit⚠️La storia è in revisione, quindi se trovate incongruenze è perché la sto modificando Si odiano, ma sono inevitabilmente attratti l'uno dall'altra. ..... "Amore mio starò via solo cinque minuti" così gli disse sua madre, mentre erano di fronte all...