30. Messaggi inaspettati

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Isabelle

Accarezzo lentamente i capelli e la schiena di Devlin, mentre siamo distesi sul suo letto. Sta sonnecchiando, da cinque minuti al massimo, con la testa poggiata sul mio seno e il braccio sul mio ventre. Abbiamo appena finito di fare l'amore e siamo entrambi sfiniti. Cosa che ormai avviene frequentemente da quindici giorni a questa parte. Anche più di una volta al giorno in realtà. Faccio un mezzo sorriso, mentre continuo a coccolarlo. Dalla notte dell'incubo qualcosa è cambiato tra di noi. Quel momento così delicato sembra averci unito più di quanto avessi mai immaginato. Per la prima volta ho visto un Devlin diverso, fragile. Schiavo di un passato che lo tiene in trappola tramite il sonno, attraverso gli incubi. Spesso mi chiedo che cosa abbia mai potuto passare prima di entrare a far parte della potente famiglia De Rossi. Mi chiedo cosa sia potuto accadere a sua madre. Il perché lo abbia abbandonato quando era solo un bambino. Che cosa può spingere una madre a fare qualcosa di tanto orribile? Forse era nei guai o non poteva più badare a lui economicamente. Non so niente della sua vita precedente. Nessuno ne sa niente o più semplicemente preferiscono non parlarne. I De Rossi sono persone tanto spietate quanto riservate. Sicuramente loro sapranno qualcosa, ma non mi azzarderei mai a chiedere a Sabrina delle informazioni così delicate e personali. Ammenochè non sia lei a prenderne il discorso.
La sera dell'incubo gli ho chiesto se gli andasse di dirmi cosa aveva sognato, però lui non ha voluto parlarne e io non ho insisisto, non volevo turbarlo oltre. Certo non potevo mica aspettarmi che dicesse qualcosa di diverso o che si aprisse improvvisamente con me, però non nego che mi sarebbe piaciuto non poco avere un minimo della sua fiducia. Qualche giorno dopo ho anche provata a chiedergli, in maniera molto discreta, qualche informazione su sua madre e sulla sua vita prima di entrare a far parte della famiglia De Rossi. Cose come "parlami un po' di te, quando eri un bambino". Ma lui niente, ha troncato sul nascere ogni mio tentativo. È ovvio che non gli piaccia parlare del suo passato e io rispetto la sua decisione, nonostante la curiosità e la voglia di conoscere più cose possibili su di lui sia molto forte in me, non voglio passare di certo per un'impicciona, invadente. Aspetterò che sia lui a parlarmene un giorno, se mai vorrà e se mai si sentirà pronto a farlo.

Il leggero movimento del suo corpo mi distrae dai miei pensieri. Osservo i perfetti lineamenti del suo bel volto, distesi mentre è abbandonato al sonno. Non posso fare a meno di sorridere. Sembra un angelo quando dorme. Già, solo quando dorme. Quando dorme beato, senza incubi. Il sorriso mi si spegne lentamente lasciandomi con un senso di inquietudine.
Da quella notte non si è più addormentato in mia presenza è sempre tornato in camera sua. Stanotte, però, siamo in camera sua. E lui era particolarmente stanco.
Sospiro pesantemente, intanto che idee funeste mi si annidano nel cervello.
E se riavesse un altro incubo come l'ultima volta?
Se non riuscissi a svegliarlo o a calmarlo?
Forse dovrei svegliarlo prima che sia troppo tardi.

Prima d'ora non ho mai visto nessuno avere degli incubi così vividi. Sembrava che ci stesse annegando dentro, che a poco a poco l'oscurità lo stesse risucchiando. Lo chiamavo, lo scuotevo, ma lui niente non mi dava ascolto. Probabilmente neanche mi sentiva. "Bastardo ti ammazzo con le mie mani!" Aveva urlato con rabbia. Ma a chi? Chi era quell' uomo? Di certo c'entrava qualcosa con sua madre, visto che aveva nominato anche lei. Mi aveva addirittura scambiato per lei.
Da quel giorno mi interrogo di frequente sulla natura di questi incubi e quanto c'entrino sua madre e questo fantomatico "bastardo" con essi.
Vorrei avere il potere di entrare nella sua testa e carpire ogni suo più intimo, doloroso segreto.

Lo sento muoversi sul mio seno e subito i miei occhi si posano sulla sua testa ricciuta. Gli accarezzo piano il volto e lo tranquilizzo con qualche parola rassicurante. Ciò succede ogni qualvolta lo sento muoversi bruscamente o lamentarsi e la cosa sembra funzionare. Sono riuscita a tranquillizzarlo finora e adesso sembra dormire serenamente. Chissà se pensa che sia sua madre a farlo. Sospiro e mi sistemo un po' meglio sul letto. Sento le palpebre farsi piano piano pesanti, sto per cedere al sonno anch'io.

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora