45. Lo faccio per te

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Devlin

«De Rossi, due parole.» LaCroix attira la mia attenzione facendomi cenno di avvicinarmi a lui. Sono ancora leggermente scosso dal sesso che ho appena fatto con Isabella in bagno. L'ho lasciata a discutere con sua sorella e un'altra ragazza. Forse un'amica di vecchia data.

«Mi raccomando Devlin, non litigarci» mi prega lei prendendomi la mano.

«Tranquilla.» Gliela bacio, dopodiché mi avvicino a suo padre.
Il mio grado di rilassamento è alto e, forse, per questo potrò riuscire ad avere una conversazione civile con quest'ultimo.

«Spencer alloggerà qui per un paio di giorni, spero ti basteranno per concludere i tuoi affari in sospeso con lui.»

Io annuisco lentamente, pensieroso. «Due giorni sono troppo pochi, ma vedrò ciò che posso fare.»

«Vedi di farteli bastare, dopodiché devi lasciare che mia figlia ritorni a casa» puntualizza.

«Mio caro LaCroix, sappi che deve ancora nascere l'uomo che può comandarmi.» Fisso i suoi occhi, che mai mi sono apparsi stanchi come in questo momento. Aspetto che le mie parole abbiano il loro giusto effetto, poi continuo. «Ci terrei a precisare che tua figlia è libera di tornare a casa quando vuole. Nom è mia prigioniera. Ha facoltà di scegliere ciò che più desidera fare.» Gli faccio presente con sincerità. Lui corruga la fronte, a metà tra l'interrogativo e il sospettoso.

«Mi stai dicendo che è lei che non vuole ritornare?»

Alzo le spalle con noncuranza. «Qualcosa del genere» rispondo vago.

Lui scuote il capo e sospira come un soldato che ha appena perso la battaglia più importante della sua vita. «Finora ho fermamente creduto all'infelicità di mia figlia, nella sua prigionia forzata. Ho sempre pensato che non vedesse l'ora di ritornare a casa, ma non l'avevo ancora vista. Non avevo avuto l'opportunità di osservare il suo viso sorridente e sereno. I suoi occhi che si illuminano ogni qualvolta incontrano i tuoi...» scuote ancora una volta il capo prima di continuare. «si sente al sicuro quando tu le sei accanto. È mia figlia, la conosco e per me è chiaro come il sole ormai.»

«Che cosa stai cercando di dirmi LaCroix?» Il mio sguardo è interrogativo, ma il mio intero corpo è in tensione. Il cuore in gola, perché forse lui sa già la risposta.

«Svegliati De Rossi. È chiaro che mia figlia prova qualcosa per te. Probabilmente è innamorata. Sei arguto negli affari, ma in questo campo sei peggio di un poppante. »

La mia espressione si fa seria, non faccio trapelare nessuna emozione. Non mi tradisco neppure per un fottuto secondo.

“Isabelle mi ama” penso. “Perché mai dovrebbe?” rifletto subito dopo.

«Non ho mai fatto nulla per far sì che ciò accadesse» mormoro.

L'uomo di fronte a me alza le spalle. «Le donne sono strane. Vedono il buono anche dove non c'è. Pure le migliori cadono nella rete a quanto pare.»

Io non replico. Resto in silenzio. Non ho voglia di parlare in questo momento e anche se ne avessi non saprei cosa rispondere. Sono troppo impegnato a mettere in accordo cuore e cervello.

Quante donne mi hanno amato prima di lei? Quante continuano a farlo? E a me non è mai pesato. Mai come adesso. Non ho mai provato niente se non semplice piacere nel portarmele a letto. Nessuna emozione nel sapere che fossero innamorate di me. Solo fastidio. Ma Isabelle è Isabelle. Non è un'altra senza volto. Senza nome. Non è un numero.
Magari lo fosse. Sarebbe tutto più semplice.

«Ascoltami ragazzo» inizia LaCroix dopo aver aspettato a lungo una risposta da me, che non è mai giunta. La sua mano si poggia sulla mia spalla e io mi irrigidisco ancora di più.

«La cosa migliore da fare in questi casi è prendersi un po' di tempo da soli. Per pensare e far chiarezza con se stessi. Sta lontano da lei per un po', quando si è soli si capiscono molte più cose. Fatti delle domande, mettiti in discussione. Ti manca quando non è al tuo fianco? La pensi spesso? Riconosceresti il profumo delle sua pelle tra quello di altre mille donne? Cosa saresti disposto a fare per lei? Ti poni mai queste domande? Se non lo hai ancora fatto dovresti iniziare adesso.»

Mi sono mai posto queste domande? Sì l'ho fatto diverse volte. Le risposte? Preferisco tenerle nell'angolo più nascondo e profondo di me stesso. Ad alcune di esse non ho avuto neanche io coraggio di rispondere.

«E se dopo di ciò avrai capito che i tuoi sentimenti non sono gli stessi di Isabelle... allora, beh, in questo caso la cosa migliore sarebbe lasciarla andare per sempre.»

Lasciarla andare per sempre. I miei sentimenti? Non so neanche dove stiano di casa.

«Grazie per la dritta LaCroix. Trovo sia un modo del tutto singolare usare i sentimenti di tua figlia per raggiungere i tuoi scopi.»

La sua mano si scosta rapidamente dalla mi spalla, come se avesse appena preso la scossa.
«Non riesco davvero a comprendere  cosa ci veda quella sciocca di mia figlia in te. Sei freddo, insensibile e usi le persone solo per i tuoi scopi.»

«Vero.» Initile negarlo. È proprio ciò che sono e ciò che faccio. E indovina indovinello? Mi fa stare tremendamente bene.

«Ascolta, sto cercando di darti una possibilità. Nonostante la rivalità tra le nostre attività,  tra le nostre famiglie. Nonostante tu ti sia servito di mia figlia per arrivare ai tuoi scopi. Lo sto facendo proprio per lei. Perché vede qualcosa in te e io mi sto sforzando di vederla a mia volta. Lo faccio perché so che ci terrebbe tanto a vederci andare d'accordo.»

«Vuoi che ci veniamo incontro per lei? È questo che stai cercando di dirmi?»

«Già.»

Per Isabelle dovrei accettare di ascoltare le farneticazioni del suo stupido padre?

Ne vale davvero una pena? Mi chiedo.

Sbuffo. «Okay» dico di mala voglia.

Lui annuisce e mi porge la mano. Io la fisso per una frazione di secondo. Vorrei sbuffargli il mio disappunto in faccia. Sono tentato di girare sui tacchi e andarmene. Poi un brivido corre dietro la mia schiena, mi sento piacevolmente osservato. Mi volto alla mia sinistra e incontro due occhi ambrati che mi fissano speranzosi. Le sue labbra rosse si schiudono in un dolce sorriso e mi invitano ad accettare la stretta di mano del suo vecchio. Scuoto leggermente io capo e sospiro.

Un attimo dopo la mia mano è stretta in quella di Gerard LaCroix. Il mio sguardo ritorna in quello di Isabelle.

“Lo faccio per te, ragazzina. Non farmene pentire.”

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora