84. Ah, è così che funziona?

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Devlin

Trattengo il fiato. In attesa della sua risposta che si fa attendere. Sembra rimasta senza parole. Mi guarda con gli occhi spalancati e un'espressione di stupore stampata sul volto. Sembra quasi trattenga il fiato tanto quanto me. «Lo so, questa proposta a bruciapelo ha sorpreso anche me. Volevo preparare tutto in modo carino, organizzare una piccola festa, inginocchiarmi di fronte a te e darti l'anello, fare le cose per bene, insomma. Anche se in realtà sarebbe stato piuttosto imbarazzante.»

«Sì.» 

«Voglio dire lo sai come sono, no? Non mi piacciono queste cose plateali, preferisco la semplicità.» 

«Sì, Devlin.»

 «Certo, chiedertelo in auto...» mi acciglio,  «cosa?» 

«Ti ho detto sì, tre volte con questa e non erano risposte alle tue elucubrazioni. Ma è sì. Voglio sposarti, De Rossi. Voglio fottutamente sposarti» urla come una matta stringendomi le braccia al collo, quasi a volermi stritolare e io sento il cuore che sta per scoppiare di gioia. 

«È sono contenta che me lo abbia chiesto in modo discreto, perché questo è un momento che appartiene solo a noi due e a nessun'altro» mi dice incatenando i suoi occhi lucidi ai miei. Oh, dannazione a me. Sono troppo emozionato per poterle rispondere senza perdere la mia dignità di uomo. Così preferisco baciarla. Baciarla profondamente e farle sentire quanto apprezzi la sua risposta positiva. Non sono bravo con le parole, ma posso dimostrarlo con i fatti. Ci baciamo a lungo, senza fretta. 

«Sono così felice che ho quasi paura a dirlo» sussurra poggiando la sua fronte alla mia. Io le accarezzo il viso con entrambe le mani. 

«Hey, non dire così. Noi ci sposeremo e nessuno rovinerà il nostro momento. Hai capito?» 

Annuisce «Hai ragione. Non devo pensare al peggio. Non posso rovinare tutto. E poi devo approfittare del tuo momento romantico prima che svanisca.» Ridacchia. 

«Ecco, mi sembra un ottimo motivo» concordo mettendo in moto l'auto.

Restiamo per un po' in silenzio, finché non è Belle a riprendere la conversazione. «Devlin?»  

«Sì?»

«Da quanto progettavi di dirmelo?» 

«Per la verità lo progetto da un paio di giorni, anche se ci penso da quando mi hai detto di essere incinta,  solo che con tutti i problemi che abbiamo avuto non c'è stato tempo. Poi, però, sei svenuta... e ho capito che non potevo più aspettare.»

Mi sorride dolcemente. 

«Ho avuto paura di perdere te o il bambino o... entrambi. Mi sono ripromesso di fare le cose per il meglio da quel momento il poi e il primo passo sarebbe stato il matrimonio. Anche se, a dirla tutta, mi fa strano pensarmi sposato, insomma. Non ho mai pensato a queste cose.» 

«Io non vedo l'ora di iniziare a preparare tutto e di dirlo a mia sorella e a mia madre, però,  devo ammettere che anche a me fa strano...» 

La vedo rabbuiarsi  di colpo. Il capo chino a osservare le mani che giocherellano l'una con l'altra. 

«A cosa pensi?» 

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora