54. È un fottuto casino

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Isabelle

"Tuo padre mi ha invitato a cena da voi."
"Buonanotte Belle. E sogni d'oro."

Mi metto a sedere sul letto di scatto, tesa come una corda di violino: che cosa hanno appena letto i miei occhi? Perchè mai mio padre lo avrebbe invitato a cena?

I punti sono sostanzialmente due: o lui sta mentendo o mio padre nasconde qualcosa sotto questo ipotetico invito.

Non ho nessuna intenzione di chiedergli altre spiegazioni, quindi non mi resta che aspettare che sia domani per avere qualche delucidazione in più da mio padre. 

Sospiro e mi rimetto sotto le coperte, provando in qualche modo a non pensare a niente e riuscire finalmente a prendere sonno. Un impresa titanica data la mole di pensieri che mi affollano la mente e lo scombussolamento generale che, seppur a intermittenza, non ne vuole sapere di cessare. 

.....

Non ho chiuso occhio per tutta la notte. L'ultimo messaggio di Devlin mi ha completamente destabilizzato. Mio padre, Gerard LaCroix che invita Devlin De Rossi a cena. Roba da non credere. Infatti, io fatico a crederci. Devo chiedere delle spiegazioni a mio padre altrimenti rischio di impazzire.  Non ho fatto altro che rimuginare per tutta la notte. È sono arrivata alla conclusione che mio padre non è un uomo che lascia nulla al caso, se lo ha davvero invitato c'è sicuramente un motivo sotto. Un motivo che, ho il brutto presentimento, non mi piacerà affatto.

Sospiro e prendo il cellulare dal comodino. Sono le otto del mattino, se voglio delle spiegazioni devo affrettarmi a scendere in salotto. Sono certa che mio padre sarà lì, con il giornale in una mano e una tazza di caffè nell'altra. Diciamo pure che è la sua routine quotidiana prima di andare al lavoro.
Faccio per alzarmi dal letto e, forse, compio il movimento troppo di fretta, poiché sento lo stomaco andare in subbuglio e un fortissimo senso di nausea mi fa precipitare fuori dalle coperte e correre verso il bagno; arrivo giusto in tempo. Butto fuori anche l'anima, una cosa davvero assurda dato che non mangio da ieri mattina.

«Isie va tutto bene?» Sento la voce di mia sorella fuori dalla porta della mia stanza, ma sono troppo scombussolata per prestarle attenzione. 

Poggio una mano sulle labbra e mi lascio cadere col sedere sul pavimento. Ho la vista appannata e mi sento decisamente una merda. 

«Isabelle! oh signore...»

Non ho neanche sentito mia sorella entrare in bagno. Mi accorgo di lei solo quando si inginocchia al mio fianco e mi prende il viso tra le mani.

«Cazzo belle vuoi farmi morire?» Scuote il capo. «Tu ti rendi conto di quello che sta succedendo, vero?» La sua voce è seria, gli occhi leggermente sgranati, mentre scosta qualche ciocca sudata dal mio viso.
Deglutisco a fatica, dato che ho la gola arida come il Deserto del Sahara.

«Sinceramente? Non mi rendo conto di un cazzo di niente in questo momento, Gen.»

Qualche lacrima scivola sul mio viso e io non me ne rendo quasi conto. 

«Perchè dannazione Gen, se sto male per il motivo che credo io... è un fottuto casino.»

I miei occhi umidi di pianto incontrano i suoi altrettanto lucidi e pieni di un terrore vecchio di dieci anni, che riaffiora dai meandri più profondi, dei suoi occhi verdi. Le sue mani tremano mentre continua a tenerle sul mio viso. Io gliele afferro delicatamente e le porto al mio petto. 

«Ho paura Genevieve.» Il mio è un sussurro così lieve da non essere neanche sicura che mia sorella mi abbia sentito.

«Non muoverti Isie, arrivo subito.»

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora