55. A stasera... D.D.R

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Bonjour ragazze❤ come promesso sto aggiornando prima di domenica (yeeeh), inoltre, ho scritto più di 5000 parole, che normalmente avrei diviso in 5 capitoli, ma siccome sono una personcina carina e simpatica ho deciso di rivederlo in 2 capitoli. Questo ha bel 3000 parole e oltre, quindi direi che è molto lungo per gli standard a cui vi ho abituati. Spero ne siate felici!
Un bacio e buona lettura ❤

Devlin

Stamattina ho ricevuto una chiamata da Diletta Monforte. Ha insistito perché mi presentassi a casa sua per fare colazione tutti insieme, come una bella famigliola felice. Sarò onesto, ora come ora non ho la ben che minima voglia di vedere nessuno. Da quando mi sono svegliato ho un mal di testa lancinante, tutto ciò che ho intorno mi infastidisce tremendamente. Spero che la mattinata passi in fretta, perchè è iniziata decisamente col piede sbagliato.

«Devlin, caro. Stavo giusto parlando di te con tua sorella Valentina. Mi chiedevo se ti fossi dimenticato di avere una madre.»

Non appena metto piede nel salotto di villa Monforte vengo investito da due braccia esili che si stringono a me.

«Devlin non ci vediamo da troppo tempo!» Una voce sottile e ancora fanciullesca mi trapana le orecchie. Faccio una smorfia di fastidio, perché qualsiasi rumore che superi il sussurro in questo momento mi fa rimbombare il cervello nella scatola cranica.
Sì, ho decisamente esagerato con l'alcool ieri notte.

«Hey, Rickey sai che ho da fare no? Sono un uomo d'affari io» mormoro staccandomelo letteralmente di dosso, in modo neanche troppo gentile.

Lui fa un mezzo sorriso, poi sposta lo sguardo dietro di me, facendo destra e sinistra con la testa, finché il suo sguardo accigliato non ritorna a fissare i miei occhi.

«Dov'è Isabelle?»

Piccolo stronzetto. Per infierire è unico.

«Non c'è» rispondo brusco, mentre lo sorpasso e vado a stampare un bacio sulla guancia di Diletta, che se ne sta seduta sul divano del salotto con la grazia pari a un Reale d'Inghilterra.

«L'hai fatta scappare a gambe levate? Uffa, lei mi piaceva.» Lo sento lamentarsi e sbuffare, con quella sua vocina infantile e fastidiosa. Se fosse meno vero ciò che dice probabilmente mi verrebbe da ridere.

«Tesoro, non dare ascolto a tuo fratello» dichiara sua madre a voce alta, poi si avvicina di qualche centimetro al mio viso. «Sono solo chiacchiere da ragazzini» sussurra con fare cospiratorio.

La ignoro, poiché ho sempre detestato il modo freddo con cui tratta Riccardo e tutti quelli che la circondano, in verità.

Preferisco fare un cenno con il capo a Valentina piuttosto che baciarla sulla guancia. Lei sembra un po' delusa, ma che diamine, ignoro pure lei.

«Hai un aspetto orribile, tesoro, cosa ti è successo?» Diletta mi osserva con un sopracciglio nero, perfettamente inarcato.

Cazzi miei, vorrei risponderle, tanto tu godi delle disgrazie altrui.

«Dipende cosa intendi tu per aspetto orribile» borbotto sedendomi a peso morto sulla poltrona accanto al divano. La donna seduta sul divano fa una lieve smorfia di disapprovazione.

«Beh, di solito hai un aspetto più curato, un abbigliamento più... consono. È pur vero che è una riunione di famiglia, ma, scusami se te lo dico, sei vestito come uno straccione qualunque.»

Devlin, sta calmo, lo fa solo per farti girare i maroni.

«Oh, chiedo venia se ho osato indossare dei fottutissimi jeans e una maglietta per una colazione del cazzo insieme a tutta la sacra famiglia e soprattutto se così facendo ho leso la tua venerabile e sofisticata persona. Se il mio inappropriato abbigliamento o per meglio dire se io ti do fastidio posso anche andarmene» dico in tono canzonatorio. E ,Dio, se uno sguardo potesse uccidere... sarei già ridotto a un mucchio di cenere, data l'occhiataccia fulminante che mi lancia Diletta.

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora