75. C'è un'altra cosa che devo dirti

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Isabelle

«Non mi ci è voluto molto tempo per capire che la suora non si sbagliava . Quei dannati cinque minuti divennero anni. All'inizio piangevo, scalciavo, uno volta sono quasi riuscito a scappare, perché volevo tornare da mia madre. Per me era impossibile pensare, anche solo lontanamente, che mi avesse abbandonato in quel posto desolato...»

Io lo ascolto attentamente. Assorbo le sue parole, avida di conoscere ogni cosa di lui. bisognosa di diventare un tutt'uno non solo col suo corpo ma soprattutto con la sua mente. Ciò che ho appreso mi ha spiazzato, mi ha tolto l'aria nel petto, mi ha fatto piangere, soffrire insieme a lui. Mi ha fatto sentire come se mi trovassi li insieme a lui. L'amore di sua madre in una situazione difficile, il bisogno di proteggerlo a tutti i costi, l'abbandono forzato, poiché non c'era altro da fare per poterlo tenere al sicuro.

«Ha rinunciato a te, al tuo amore per lei pur di proteggerti.»

«Mi ha mentito. Io l'ho aspettata per ore, per mesi, per anni. Non ho mai smesso di farlo. Mai. Fissavo fuori dalla finestra del dormitorio, tra le sbarre di essa, con le dita incrociate e una preghiera tra le labbra. La immaginavo varcare la soglia di quel dannato cancello. Bella come solo lei lo era, con un sorriso più luminoso del sole e le braccia spalancate pronte ad accogliermi.»

Mentre me lo racconta il suo viso è rivolto alla finestra dello studio, le mani dentro le tasche dei jeans e la fronte poggiata al vetro di essa. Fissa fuori come se potesse avvenire l'impossibile, come se le sue preghiere di bambino si potessero avverare. E io, giuro, darei di tutto per far sì che possa accadere davvero. Mi asciugo che lacrime con la manica della felpa, umida ormai per tutte le gocce che ha raccolto finora. Non so quali sono le parole più adatte da utilizzare in un momento così delicato. Allora faccio qualcosa che spero per lui valga più di sterili parole di circostanza.

Mi alzo e vado verso di lui. Le mie braccia si stringono intorno alla sua vita e la mia guancia si poggia alla sua schiena. Chiudo gli occhi e respiro il suo profumo. Sobbalza per un istante, perché non se lo aspettava, però non si scosta da me. Mi lascia fare.

«Non riesco a non pensare che se non fosse stato per Spencer e per mio padre tutto questo non sarebbe successo. La tua infanzia sarebbe stata diversa e tua madre non sarebbe stata costretta a lasciarti. Lei è solo una povera vittima. E mio padre è un mostro, perché l' ha illusa di volerla aiutare per poi ritirarsi come un codardo.»

«Ognuno di loro ha una parte di colpa non indifferente. Ognuno di loro deve pagare per ciò che ha fatto.»

Rabbrividisco al pensiero. Ci sono troppe persone in mezzo a questa storia. Troppi carnefici e troppe vittime.

«Perseguire la strada della vendetta non porterà a nulla di buono, come già abbiamo detto in passato. Voglio che paghino entrambi per ciò che hanno fatto, ma non sarai tu a sporcarti le mani, Devlin, perché insieme troveremo un modo migliore per farlo.»

«Stamattina ho trovato qualcosa che forse può essere utile al nostro intento. Qualcosa di concreto, delle prove che potrebbero inchiodare Spencer...» Gira il volto verso di me. I suoi occhi lievemente arrossati puntano i miei. «E anche tuo padre.»

Annuisco lentamente. «E' un farabutto ed è giusto che paghi. Ha rovinato e continua a rovinare la vita di tante povere ragazze, come tua madre, non vedo altra soluzione per lui.»

Si gira completamente verso di me, la sua mano si posa sulla mia guancia umida, con dolcezza.

«C'è ancora un'altra cosa che devo dirti. Riguarda Matias.»

«Che eravate nello stesso orfanotrofio? Lo so, ho visto la foto e ho visto che c'era anche...»

Scuote il capo. «No, non è questo che devo dirti. Di quello ne parleremo in un secondo momento.»

«Ah, e allora cosa devo dirmi?»

Fa un sospiro prima di iniziare.«Io sapevo già che Matias era stato ucciso da Spencer.»

Sgrano gli occhi, incredula. «Cosa?»

Mi passo una mano sulla fronte. «Quante altre cose non mi hai detto?» è incredibile come a ogni confronto esca sempre qualcosa di nuovo. Qualcosa di sconvolgente.

«Che anche qui tuo padre è complice di Spencer. Insieme hanno ordito la morte di Matias. Non ero a conoscenza delle esatte dinamiche né delle motivazioni che li hanno spinti a fare ciò. Quello l'ho scoperto grazie a te.»

Mi immobilizzo di colpo. Tutto dentro di me si ferma. Respiro, sangue, cuore.

«L'ho scoperto poco prima di rapirti. Mi è servito per ricattarlo. Allora non sapevo che tu...»

La sua voce via via si affievolisce alle mie orecchie. Diventa sempre più distante. Sempre di più. Finché smetto di ascoltare. Smetto di sentire. Sembro come dentro una bolla di sapone, fluttuo nell'aria come un'anima senza un corpo.

Dura un attimo...

poi il buio.

•••

Devlin

«...Allora non sapevo che tu avevi visto tutto. Mi dispiace Belle, ma è giusto che tu sappia anche ciò a questo punto... Belle?»

La vedo sbiancare di colpo. Sembra che si sia pietrificata. Le labbra socchiuse e gli occhi leggermente sgranati. Sembra quasi non respiri. «Belle?» La afferro per le bracia e la scuoto delicatamente. Si affloscia tra le mie braccia come una bambolina di pezza. Subito la stringo a me e la prendo in braccio portandola in camera da letto. «Belle?» la chiamo concitato, ma niente è svenuta, cazzo.

La sdraio sul letto e le do un colpetto leggero sul viso, non so che dannazione si faccia in questi casi. So solo che ho il fiato corto e il cuore che va a mille. Cerco di ignorare tutte le emozioni e sensazioni che porta dietro di sé. Prendo il cellulare e chiamo subito un'ambulanza. La porto in ospedale, cazzo. Non sono un tipo paranoico o ansioso, ma Belle è incinta e tutto questo stress potrebbe danneggiare lei e il bambino. Se succedesse qualcosa a entrambi non potrei mai perdonarmelo. 

Sono stato un' irresponsabile. Una donna nelle sue condizioni deve stare a riposo, non deve fare sforzi né tanto meno deve stressarsi. Tutte cose che invece ha fatto, senza che nessuno dei due si preoccupasse davvero di quella piccola creatura, che non c'entra un cazzo di niente con tutti i nostri drammi. Siamo stati due egoisti e ora ne paghiamo le conseguenze.

L'ambulanza arriva poco dopo, ma a me sembra sia passata un'eternità. Adesso sono in sala d'aspetto. Passo in rassegna ogni singola mattonella del pavimento, facendo avanti e indietro per tutta la stanza. La gente qui dentro mi guarda, alcuni sono infastiditi dal mio incessante andirivieni, altri mi fanno un sorriso di solidarietà. Mi siedo su una delle tante sedie in fila, che scricchiola sotto il mio peso. Sbuffo e mi prendo la testa tra le mani.

«Primo figlio?»

Mi volto verso la donna al mio fianco, non sono sicuro che si rivolga a me. Mi chiedo come dannazione faccia a saperlo. Intercetto i suoi occhi chiari che mi fissano sorridenti. Il suo aspetto dismesso non riesce a nascondere la sua evidente bellezza. I capelli biondi legati in una corta treccia disordinata sono coperti da un cappello di lana bianco sporco e un lungo giubbotto informe le copre gran parte del corpo smunto.

«La mia fidanzata è incinta» mormoro scocciato di parlare con questa signora che, non so per quale motivo, mi turba. 

«Sì, l'ho sentito mentre lo diceva al medico. In realtà avevo capito fosse sua moglie.» Fa un piccolo sorriso, che le addolcisce i lineamenti delicati.

«Lo è. Quando uscirà dall'ospedale lo diventerà. Se lei lo vorrà, ovviamente.»


...

buonasera piccoli pargoli, come state? come avrete visto ho cambiato la copertina del libro dato che ho cambiato anche username. Spero vi piaccia  la nuova copertina♥♥

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora