35. É successo sei mesi fa

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Isabelle

«Un'ultima sera per fare cosa? Scopare? Perché non lo fai con la tua sorella-amante?» rispondo piccata.

Non posso credere che dopo tutto quello che ho scoperto ha ancora il coraggio di chiedermi una cosa del genere.

«Adesso mi hai rotto le palle con questa storia, Isabelle! Ti ho già detto che non ti riguarda. È già abbastanza complicata così come. Il tuo disprezzo è davvero superfluo. Comunque non è per questo che te l'ho chiesto» mi dice sbuffando.

«Non mi pare di star esagerando. Ti sto solo mettendo a confronto con la realtà dei fatti. Non sono qui per giudicare nessuno, ma sinceramente se non ne parli non significa che non sia successo.»

Fa un lungo sospiro e mi sembra più che chiaro il fatto che non gli faccia piacere parlare di quanto avvenuto con Valentina. Forse è successo davvero una sola volta per errore. Per debolezza. Con questo non voglio certo intendere che sia giusto, ma forse dovrei ascoltare cosa ha da dire lui al riguardo piuttosto che puntare il dito.

«Vero. Ma cerco di non pensarci e questo, anche se non è il modo giusto di affrontare la cosa, mi sembra il modo migliore per andare avanti senza piangermi addosso. Quello che è successo con Valentina è stato uno sbaglio imperdonabile. Ora più che mai dato che mi ha confessato di essere innamorata di me da lungo tempo. Non volevo certo darle false speranze. Ma quella sera... dannazione» impreca e scuote la testa.

«Perché non mi racconti cosa è successo quella sera? Magari parlarne con qualcuno può aiutarti a ricordare o... semplicemente a sfogarti.»

Lui non risponde, continua a guardare la strada di fronte a sé. Mi mordo una guancia dall'interno e appoggio la testa al finestrino.
Niente ci ho provato, ma è chiaro che lui non abbia voglia di parlarne con me. Cosa potevo aspettarmi? In fondo lo immaginavo già.

«È successo sei mesi fa, al compleanno di Sabrina.»

Mi giro di scatto e guardo il profilo del suo volto serio. La schiena rigida e la mascella serrata.
Annuisco lentamente. Pensavo che ormai non mi avrebbe più risposto e invece...

«Nostro padre era morto da poco. Troppo poco. Sabrina voleva rinunciare ai festeggiamenti, non se la sentiva di festeggiare senza nostro padre, ma l'ho convinta a non farlo. In fondo aveva organizzato tutto insieme a lui e festeggiare quel compleanno sarebbe stato un po' come averlo accanto a noi almeno per quel giorno» si ferma per fare un sospiro profondo e poi riprende a parlare «E così è stato. Lui era ovunque in quella sala, era come se si sentisse davvero la sua presenza. Io la sentivo su di me, tanto pesante da farmi mancare l'aria. Non ho fatto altro che bere per tutta la sera, magari ubriacandomi tutto si sarebbe dissolto e sarei riuscito ad arrivare a fine serata... Mi sbagliavo.» Si passa una mani tra i capelli, nervoso.

«Avevo assolutamente bisogno di cambiare aria, di allontanarmi da tutti, così sono salito in soffitta. Era lì la mia camera quando ero adolescente. Mi è sempre piaciuto starmene in disparte e Valentina lo sapeva. Così mi ha raggiunto nel posto i cui era sicura di trovarmi.»

«Sabrina dice che siete molto simili e che vi capite più degli altri.» Rifletto, lui annuisce.

«È così.»

«E quella sera ti è stata di conforto, giusto?»

«Giusto. Non ricordo esattamente cosa ci siamo detti, ero troppo ubriaco, ma ricordo che mi ha aiutato a superare lo sconforto in cui ero caduto» mi spiega.

«E... dopo... ricordi cos'è successo?» chiedo cauta. Lui scuote il capo.

«Non esattamente. Ricordo che stavamo parlando e che a un certo punto lei ha posato le sue labbra sulle mie. All'inizio sono rimasto per un attimo esterrefatto, poi ho cercato di allontanarla da me dicendole che era sbagliato. Lei, però, mi convinse che non lo era e io ero così fuori di me che a quanto pare le ho creduto. Anche se non ricordo di aver ceduto, l'indomani, al risveglio, mi sono ritrovato nudo sul mio letto in soffitta insieme a lei.»

«Quindi non ricordi di averci fatto sesso?» chiedo accigliata.
Questa sì che è una cosa davvero molto, molto strana.
Lui annuisce.

«Non lo ricordo, no. È stata lei a raccontarmi ciò che era successo tra di noi» conferma.

«Potrebbe aver mentito» dico alzando le spalle. Lui si volta verso di me per la prima volta da quando siamo in auto.

«Perché avrebbe dovuto?» mi domanda corrugando la fronte.

«Questo non posso saperlo, ma dovresti tenerlo in considerazione, non si sa mai. E non lo dico solo perché non apprezzo particolarmente tua sorella, ma perché potrebbe anche darsi che, dato che ti ama, potrebbe averti voluto legarti ancora di più a lei con questo espediente.»

Quello che dico sono sicura che abbia senso. Anzi più ci penso e più sono certa che sia così. Credo che Valentina, pur non conoscendola così bene da poter fare delle congetture fondate su di lei, possa essere in grado di fare una cosa del genere. Una cosa disonesta e meneschina a parer mio.
Comunque non so perché, ma adesso che De Rossi mi ha raccontato la sua realtà dei fatti sento di voler indagare più a fondo su questa faccenda. Voglio aiutarlo, anche se mi ripeto che non lo meriti.

«Spero per lei che non l'abbia fatto.»

«Dobbiamo scoprirlo.»

Lui si gira a guardarmi con un sopracciglio alzato e un'aria vagamente divertita.

«Che c'è?» dico aprendo le braccia.

«Dobbiamo?»

Annuisco convinta. «Sì, voglio aiutarti. Anche se non lo meriti capisco quanto questa storia ti faccia stare male. Non lo faccio per te, sia chiaro, semplicemente sono una fan della verità e non delle menzogne.»

Buttò lì con una spensieratezza e una noncuranza che non provo affatto. In realtà sono impaziente di smascherare le sudice bugie di quella piccola stronza di Valentina.
O almeno spero che siano solo falsità.
Lo spero davvero.

«Okay. Grazie per il sostegno e soprattutto per la sincerità, Belle.» Lo vedo sorridere sotto ai baffi.

«Comunque ho una cosa da darti. Così almeno eviterai di usare impropriamente il mio cellulare» mi dice mentre entriamo nel vialetto della villa.

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora