78. C'è chi lo fa e c'è chi mente

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Isabelle

«Dopo quello che hai letto hai ancora dei dubbi che sia lei? Voglio dire... se solo voi due sapevate di questo posto e tu non l'hai mai detto a nessuno...»

Lui scuote il capo. «Io no, ma forse lei sì. Io non posso fidarmi di quella donna, Isabelle. Lo capisci? Il modo in cui si è rifatta viva non ha alcun senso. Avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento. Sapeva dov'ero, quindi ciò fa presagire che spia i miei movimenti.» La sua espressione è pensierosa, assorta. «Come ho fatto a non accorgermene finora?»

In effetti è strano, a lui non sfugge mai nulla nulla. E poi come dargli torto se non si fida di lei? Tutta questa faccenda ha un che di assurdo. «È vero, il suo presentarsi così all'improvviso è strano. In ospedale poi... come diamine faceva a sapere che eravamo lì? Forse è vero che ti spia, però, non è detto che lo faccia per un cattivo scopo nei tuoi confronti.» Lui si morde l'interno di una guancia. «Devlin io non dico che devi fidarti ciecamente di lei o che devi credere che sia tua madre, perché so che fa strano e sembra quasi impossibile. Però potresti provare a trovare un modo per rivederla. Hai tante persone che lavorano per te e che sanno come si rintraccia qualcuno.»

Scuote ancora la testa, il che mi porta a sospirare. «Non riesco neppure a immaginare quanto sia difficile per te, dopo che per tutta la vita hai cercato di convincere te stesso che fosse morta. Però non hai davvero delle prove che lo attestino o mi sbaglio?» Le mie dita accarezzano le sue. Gelide.

«Non ti sbagli. Non so più niente di lei dal giorno che mi ha lasciato a St. Claire.»

«Visto? Allora puoi darle una possibilità. Ma io so che sei testardo e non lo farai. Magari se non sarai tu a cercarla sarà lei a farlo.»

«Io voglio solo vivere la mia vita, Belle. Voglio concentrarmi su di te e il bambino. Quando sei svenuta mi sono preoccupato così tanto che ho promesso a me stesso che avrei rinunciato a tutto per voi. Anche alla vendetta contro Spencer. Volevo dirtelo, ma poi è successo questo inconveniente della mia ipotetica madre...» Mi prende la mano e la stringe alla sua. «Insomma quello che voglio dire è che c'è sempre qualcosa che deve mettersi in mezzo e rovinare tutto. È come se...» stringe le labbra. «... chiunque, qualsiasi dannata cosa su questa terra cercasse di separarci e di rendere le nostre vite ancora più incasinate.»

Rifletto sulle sue parole. Su tutto ciò che ha detto. Non ha tutti i torti, anzi non ne ha nessuno. Quando non siamo noi a rovinare le cose lo fanno gli altri con i loro segreti e le loro stronzate. Ma sua madre, se è davvero lei, è un'altra storia. Il conoscerla non dovrebbe essere annoverato tra i cattivi eventi. O almeno è ciò che spero con tutto il cuore. «Vorresti rinunciare a tutto quello in cui credi per me?» La mia mano accarezza la sua guancia ispida.

«Voglio pensare a te e al bambino al momento. Forse non sono ancora pronto a rinunciare del tutto a una possibile vendetta. Sono sincero. Ma sono pronto ad accantonarla, questo sì.»

Sorrido e accarezzo i suoi capelli ricci. «Ne sarei davvero felice se lo facessi. Ma devi scegliere tu. Non voglio forzarti in alcun modo a fare qualcosa che non vuoi.»

«Voglio farlo. Voglio occuparmi di te.» Avvicina il suo viso al mio.

«E io di te» sussurro poggiando la mia fronte alla sua.

«Potremmo partire per un po'. Prenderci del tempo per noi. Anche una fottuta settimana andrebbe bene.»

Io rido. «Possiamo anche starcene a casa. Tutto il giorno a letto sotto le coperte a spaccarci di serie tv.»

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora