82. Sei la nuova cameriera?

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Isabelle

Sono riuscita a convincere Devlin a incontrare quella donna. Mi ha promesso che si sarebbe comportato bene e che le avrebbe lasciato la possibilità di spiegarsi. Mi chiedo cosa starà succedendo in questo momento, mentre io sono qui sotto la doccia. Cosa starà provando adesso nel rivederla, immagino non sia per niente facile per lui e avrei tanto voluto essere lì per dargli forza anche se lui crede di non averne bisogno. Io non sono per niente tranquilla, in verità, ho paura che tutto degeneri in una lite durissima. Devlin poco fa era fuori di sé, raramente l'ho visto così infuriato, amareggiato. Non so e non saprò mai cosa significa perdere una madre in tenera età per poi ritrovarla dopo venticinque anni. Non so cosa si possa provare e mi vengono i brividi solo a immaginarlo. Esco dalla doccia e velocemente mi asciugo e mi vesto. Gli ho promesso che sarei stata a letto e che non avrei fatto nulla di avventato, ma sono troppo in ansia per poter dormire o concentrarmi su qualche film senza che i miei pensieri finiscano sempre per concentrarsi su di lui. Ha detto che mi avrebbe scritto una volta recuperato il cellulare e io non faccio altro che fissare lo schermo ogni tre per due in attesa di un suo messaggio.

Decido di scendere in cucina a riportare il vassoio della colazione e siccome non ho nessuna voglia di stare in camera a marcire, ho deciso che uscirò in giardino a prendere un po' di aria fresca e pulita. Una volta in cucina mi ritrovo tre paia di occhi puntati su di me. Ognuna di loro mi guarda in modo diverso. Ostilità negli occhi Lia che non mi digerisce affatto. Odio in quelli di Emilia per motivi che non hanno bisogno di alcuna spiegazione. Stupore in quelli di Elvira che è la prima a prontarsi per prendere il vassoio dalle mie mani.

«Cosa ci fa qui, signorina Isabelle? Dovrebbe stare a riposo. Il signor De Rossi non ci ha raccomandato altro» dice allarmata. «Forza si sieda» mi invita ad accomodarmi in una delle tre sedie di fronte alla penisola.

«Non preoccuparti, Elvira, sto benissimo. Anzi stavo pensando di fare una passeggiata in giardino. Un po' d'aria mi farà bene.» Lei annuisce comprensiva, mentre sua sorella intenta a sparecchiare il vassoio della colazione mi lancia occhiate di fuoco, che io ignoro bellamente.
Da quando è tornata dall'Italia l'ho incontrata poco e niente, cerca di evitarmi come se avessi la peste. E a me sinceramente va più che bene, finché il suo evitare include anche il mio De Rossi.

«Posso offrirle un po' di succo d'arancia? Le ho appena spremute.» Mi dice sue madra avvicinandosi con un bicchiere in una mano e la brocca nell'altra. Annuisco. La osservo, mentre si appresta a riempirmi il bicchiere e noto che, questa donna, ha sempre quell'aria scocciata quando parla con me come se disapprovasse non solo la mia presenza, ma proprio la mia persona.

«Sì, trattiamola come una principessa, se lo merita proprio» mormora Emilia in italiano.

Sua madre le lancia un'occhiataccia. «È la fidanzata del padrone di casa come altro dovremmo trattarla? Smettila Emilia io non voglio passare guai per i tuoi capricci di bambina!» La risposta di sua madre, in italiano anch' essa, non ammette repliche.

È bellissimo vedere come cerchino di farmi sentire un' emarginata parlando nella loro lingua madre, tutte le volte che ci troviamo nella stessa stanza.

«Non sono capricci, lei non dovrebbe neanche stare qui!»

«Smettila, sai! Quante volte ti ho detto che ti avrebbe solo usata e basta? Sono tutti così gli uomini. Soprattutto quelli di questa famiglia» dice sua madre abbassando di qualche tono la voce. Alle sue parole le mie orecchie si drizzano come antenne. La discussione si fa interessante. Mi metto più comoda e fingo di smanettare col cellulare, per entrare meglio nella parte di chi non capisce un'acca di ciò che stanno dicendo.

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora