7. De Rossi è il male assoluto

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Isabelle
«Quando potrò ritornare a casa mia?»
Gli chiedo una volta che Emilia è uscita dalla camera.
Lui poggia la schiena alla porta bianca.

«Quando avrò sistemato le cose con tuo padre.»

«Cosa ti fa pensare che non abbia già chiamato la polizia?»

Ride. «Con questa frase hai appena affermato di non conoscere affatto tuo padre.»

Lo guardo in cagnesco.
«Come ti permetti?»

«Tuo padre non è per niente l’uomo che credi, Belle. Mi dispiace che debba essere uno sconosciuto ad aprirti gli occhi, ma forse è meglio così. Devi sapere che…»

«Non mi interessa. Non mi fido di te né delle tue parole. Non riuscirai mai a mettermi contro mio padre, come potrei fidarmi dell' uomo che mi ha rapita?»

«Beh, poco fa non mi pare che ti importasse più di tanto. Eppure le mani che ti stavano toccando erano quelle del tuo rapitore» sbotta aprendo le braccia.

Le sue parole mi infastidiscono, perché sono veritiere. «Beh, stai pur certo che non ricapiterà. Stronzo» mormoro stringendo i pugni. «E stasera cenerò in camera, non ho voglia di stare insieme a te.»

«Fai come cazzo ti pare» borbotta prima di uscire dalla camera e sbattere la porta alle sue spalle.

Il tonfo mi fa sobbalzare.
Fa pure l’incazzato nonostante il torto marcio.
Mi butto sul letto. Sono scombussolata, sento ancora le sue manacce sul mio corpo e il suo respiro sul mio collo, per non parlare del suo profumo penetrante.
Rabbrividisco.
È riuscito a farmi perdere il controllo di me stessa e delle mie azioni, nessuno ci era mai riuscito prima d'ora.
Neanche Mike.
Mi ricordo che sono passati mesi prima di concedergli il primo bacio, quando ci siamo conosciuti due anni fa.
E invece ecco che con De Rossi tutto il mio buon senso è andato a farsi fottere.
Mi sento così in colpa.
Cosa penserà Mike di me, e la mia famiglia?
Dovrei odiarlo e invece gli concedo di toccarmi come se ne avesse tutto il diritto.

Con Mike ultimamente le cose non vanno bene, ho interrotto la nostra relazione quasi da un mese ormai. Ma so che c’è troppo in ballo. Mio padre non mi permetterà di chiudere definitivamente con lui.
Sbuffo.
D’altrocanto Michael si comporta come se fossimo ancora fidanzati, sotto consiglio probabilmente di mio padre.
Quel povero ragazzo è succube di Gerard LaCroix.
Scuoto la testa.
Comunque niente può giustificare le mie azioni.
Sono arrabbiata con me stessa, perché ho lasciato che De Rossi si approfittasse di un mio momento di debolezza.
Non succederà mai più, non gli permetterò mai più di toccarmi neppure per sbaglio.
Chiudo gli occhi.
Lui è il mio nemico.
Lui mi ha rapita.
Lui vuole distruggere la mia famiglia.
Ripeto continuamente queste parole con la speranza che rimangano indelebili nella mia testa una volta per tutte.
Devlin De Rossi è il male assoluto.
Non mi farò distruggere da lui.
Non...

Due colpi alla porta mi distraggono dal mio intento.
Riapro gli occhi.
«Avanti.»

La porta si apre ed Emilia fa il suo ingresso.
«Ti ho portato la cena» dice in modo brusco.
Tiene la testa china mentre poggia il vassoio sul comodino vicino al letto.
«Il signor De Rossi mi ha chiesto di riferirti che questa sarà l'ultima volta che cenerai in camera. Da domani in poi scenderai in sala.»

Il suo tono è sprezzante e infastidito. Credo che l'antipatia tra di noi sia reciproca.
Tanto meglio, penso velenosa.
Comunque non le rispondo, non mi va di dialogare con lei.
«E mi ha anche detto che non devi montarti la testa, non pensare che quello che è successo oggi valga qualcosa per lui. Tu sei solo una stupida marionetta nella sue mani!»

Stavolta alza il volto, mentre mi riferisce queste parole. Sento del disprezzo e del risentimento nel suo tono. Mi sfida con i suoi grandi occhi da cerbiatta che lanciano fulmini e saette.
Noto che sono arrossati, probabilmente da un pianto recente.
Non so perché, ma ho il presentimento che quest'ultima parte l'abbia aggiunta lei. Il mio istinto mi suggerisce che non è stato De Rossi a dirle di riferirmelo, e il mio istinto non sbaglia mai.
Sono le parole di una donna gelosa, non ho dubbi.

Mi viene da ridere.
Una risata forte e cristallina mi solletica la gola e io la lascio libera di espandersi per tutta la stanza.
Lei mi osserva come se fossi pazza e forse non ha tutti i torti, ma trovo che tutta questa storia abbia un che di esilarante.

«Ah Emilia, Emilia stai tranquilla non ho nessuna intenzione di rubarti il cavaliere. Continua pure a dormire sonni tranquilli o magari a sognare le sue manacce sul tuo corpo. Io lo schifo dalla testa ai piedi. E se vuoi questo puoi anche dirglielo» dico alzandomi dal letto su cui ero distesa e fronteggiandola.
È più alta di me di almeno dieci centimetri, ma figurati se mi intimorisce.
La vedo stringere i pugni ai lati dei fianchi. Sorrido diabolica, mentre lei diventa paonazza dalla rabbia.
«Sei la cattiveria fatta persona.»

«Io ti sembro una persona cattiva? Eppure tu sei attratta da un mostro.»

Non replica, ma vedo i suoi occhi divenire lucidi, credo che non riesca neppure più a parlare, altrimenti scoppiarebbe a piangere.
Si gira di scatto ed esce dalla camera sbattendo la porta.

«Ma guarda che cosa mi tocca sentire» mormoro ritornando sotto le coperte.


°•°•°•°
Mi sveglio con una gran sete. Ho la gola dannatamente secca. Cerco la bottiglietta d'acqua a tentoni sul comodino, ma quando la prendo la trovo vuota.
Sbuffo.
Devo scendere in cucina a bere un bicchiere d'acqua se non voglio morire disidratata.
Inforco i miei occhiali da vista e guardo l'ora, sull'orologio appeso al muro di fronte a me.
Sono le due.

Scendo dal letto e mi avvio scalza verso la porta, cerco di fare meno rumore possibile, non voglio che nessuno mi senta. Percorro il corridoio quasi in punta di piedi finché non arrivo alle scale che portano al piano di sotto. Sto per scendere quando alcuni rumori inequivocabili portano i miei piedi ad arrestarsi di colpo.
Affino l'udito e, sì, non mi ero sbagliata, quelli che sento sono proprio gemiti e mugolii di piacere.
Qualcuno stanotte si sta divertendo.
E quel qualcuno si trova proprio nella zona riservata alla camera di De Rossi.

Lo so, so bene che non dovrei farlo, ma quasi senza rendermene conto i miei piedi mi portano fin davanti alla porta bianca dell'ultima camera in fondo al corridoio.
I rumori diventano sempre più forti man mano mi avvicino alla stanza incriminata.
Mi abbasso fino a trovarmi all'altezza dello spioncino e quello che vedo mi fa restare a bocca aperta.
Non è tanto il cosa De Rossi sta facendo, ma il con chi lo sta facendo.
I miei occhi, anzi il mio occhio, si trova a spiare una ragazza dai capelli rossi a novanta sopra al grande letto matrimoniale e lui è proprio lì, dietro di lei, la sta montando come non ci fosse un domani.

De Rossi con una mano sta tirando i suoi capelli, mentre con l'altra le stringe un fianco.
Vedo i suoi muscoli contrarsi nello sforzo quasi animalesco di fare avanti e indietro.
Lei geme e si contorce come un' ossessa, estasiata da quell'andiriviene che per me diventa quasi istantaneamente ipnotico.
Vorrei staccarmi da questa maledetta porta ma non ci riesco. È come se i miei piedi si fossero incollati al pavimento e il mio corpo fosse diventato una statua irremovibile.

«Ti prego più veloce, non fermarti... Ah!»
Emilia, sì, perché la ragazza è proprio lei, lo prega facendosi scappare un lungo mugolio di piacere.

«Silenzio» le ordina lui dandole una sculacciata che rimbomba nel silenzio del corridoio, esattamente come sta rimbombando nelle mie orecchie.
Il mio corpo ha un sussulto.
E mi ritrovo stupidamente a pensare che Mike con me non lo ha mai fatto, non si è mai permesso di fare una cosa del genere, seppur io sia stata sempre abbastanza propensa a provare qualcosa di diverso.

De Rossi le tappa la bocca con la sua mano grande, perché adesso i gemiti della rossa stanno aumentando di volume e di intensità. Agita i fianchi disperatamente contro la sua erezione che entra ed esce da lei a una velocità sempre maggiore. Osservo il profilo del suo volto e non capisco perché mi pare che non sia totalmente presente, come se con la mente vagasse altrove, non le sta dedicando le giuste attenzioni, ma lei sembra goderne comunque tanto.

Ecco perché sembrava cosi tanto gelosa, hai capito la cameriera, penso stizzita.

Cazzo, vorrei avere un cellulare a portata di mano per riprenderli, vorrei vedere la faccia di sua madre nel guardare questa scena, penso con cattiveria.
E non so neppure io il perché dato che non mi importa minimamente di quello che fa la cameriera, nè tanto meno di ciò che fa De Rossi.
Però comunque sento del fastidio, non so per quale malsano motivo, ma c'è qualcosa che mi disturba altamente in questa scena.
Vederlo mentre pompa con foga dentro di lei, mentre la tiene ben salda a lui, anche le sonore sculacciate di tanto in tanto, mi... infastidiscono.
Le mie orecchie si riempiono dei gemiti rochi di De Rossi e io per un istante, per un solo fottuto e traditore istante, mi vedo lì su quel letto al posto di Emilia, le sue dita ora sono attorno ai miei capelli neri, mentre spinge dentro al mio corpo minuto. Mi tornano in mente le sue dita che si muovono esperte sulla mia femminilità e il mio corpo si risveglia inevitabilmente.
De Rossi viene con un gemito roco e spezzato, che mi fa riscuotere improvvisamente dai miei sporchi e inappropriati pensieri.
Mi riprendo di colpo, ansimando e col cuore a mille, come se ci fossi stata davvero io insieme a lui.
Mi sposto di scatto dalla porta come se scottasse e istintivamente corro veloce verso la mia camera.

Mi barrico dentro appoggiando la schiena alla porta chiusa.
All'improvviso mi dimentico che ho sete e che dovrei andare a bere.
Voglio solo che il mio cuore smetta di palpitare così forte e che il mio corpo traditore si raffreddi velocemente.


Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora