5. Niente male

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Isabelle

«Quindi ricapitolando: niente cellulare, niente pc, niente internet, non posso uscire, non posso vedere la mia famiglia e nemmeno il mio ragazzo.»

Mentre parlo conto sulle dita tutte le cose che mi sono state vietate dal mio “adorabile carceriere” mentre faccio avanti e indietro nervosamente sul pavimento della grande cucina di casa De Rossi.
La cuoca, Lia mi pare si chiami, mi guarda come se fossi pazza.

«Sono una reclusa in pratica. Non posso fare niente, è come stare in galera, solo che anziché essere dentro a una cella sono in una villa. Ma capirai che vantaggio... alla faccia del sarà come se fosse una vacanza.» Continuo a camminare e a parlare ininterrottamente finché la voce di Lia non mi interrompe.

«Signorina la prego si fermi, mi sta facendo girare la testa!» mi rimprovera portandosi due dita alle tempie e massaggiandosele con aria sofferente.
Io la guardo esterefatta.

«Oh mi scusi tanto signora Lia, ma si da il caso che se c'è qualcuno che ha il diritto di lamentarsi qui dentro, beh quella sono io!» dico scontrosa, mettendo le mani ai fianchi.

Lei sbuffa e continua a mescolare il sugo con una foga inaudita.

«Che caratteraccio che ha signorina. Ma come gli è saltato in mente al signor De Rossi di portarla in casa sua» borbotta.

Fulmino la donna con lo sguardo, ma le è troppo intenta a massacrare quel povero sugo per preoccuparsi di guardarmi.
Lia è una donna sulla cinquantina, di media statura, una corporatura robusta e occhi e capelli scuri.
Mi pare sia italiana.


«Guardi me lo chiedo anch'io, in caso non l'avesse capito non sono qui in villeggiatura. Il suo adorato signor De Rossi mi ha rapita!» Urlo appoggiando le mani sulla penisola della cucina.

«Va tutto bene, mamma?»
Una ragazza più o meno della mia età, dai capelli rossi raccolti in uno chignon ordinato e dai grandi occhi castani, fa il suo timido ingresso in cucina.
È una delle cameriere di casa De Rossi, nonchè figlia di Lia.

«Uh mamma mia!» esclama nella sua lingua, «non capisco perché l'abbia lasciata qui insieme a me mentre è fuori per affari. È da un'ora che sbraita ininterrottamente, non la sopporto più.»
Parla con con sua figlia come se io non ci fossi.
Ma roba da matti!

La ragazza si avvicina a lei e le dice qualcosa all'orecchio, le farei presente che è maleducazione, se non fossi troppo impegnata ad ascoltare cosa le sta sussurrando.

«Mamma devi capire che è stravolta dopo quello che ha fatto Devlin... ehm, cioè il signor De Rossi.»
Io alzo un sopracciglio, questa ragazza ha una voce così smielata da far salire la nausea.
Non importa che mi abbia appena difesa con sua madre, non la sopporto.
E poi non so, ma mi pare che nel pronunciare il nome di quel maledetto bastardo sia arrossita.
E la confidenza di chiamarlo per nome poi, correggendosi subito dopo dato che stava parlando con sua madre.
Che ci sia qualcosa di promiscuo sotto?
Guarda un po' che vado a pensare.
E soprattutto che cosa mi importa se c'è qualcosa tra quei due.

«Oddio sono qui da due giorni e sto già impazzendo» mormoro prendendomi la testa tra le mani.


°•°•°•°
Fisso la finestra del bagno, fuori è buio, non so esattamente che ore sono e non so neppure da quanto tempo sono dentro questa vasca da bagno e nemmeno mi importa sinceramente. Sto cercando un modo per rilassarmi e l'acqua bollente e la schiuma profumata riescono in parte a sortire quest'effetto.

Ma non posso rilassarmi del tutto, come potrei mai riuscirci in una situazione del genere?
Sto pensando alla mia famiglia e a quanto mia madre, mio padre, mia sorella e Mike siano preoccupati per me in questo momento.
Non so se mio padre ha già capito chi sia l'artefice della mia scomparsa, ma credo che non ci voglia molto a capirlo.

I LaCroix e i De Rossi si odiano da molto prima della mia nascita, e da quando c'è Devlin De Rossi al comando le cose sono peggiorate.
Non ho mai capito perché le due famiglie sono nemiche, non credo che il motivo sia solo una questione di rivalità.
Insomma è pur vero che i LaCroix e i De Rossi sono i proprietari di due dei casino più in vista di Las Vegas e che la competizione è la parola d'ordine per entrambe, ma io sono sicura ci sia qualcosa di più losco sotto.
Sinceramente fino ad ora non mi sono mai interessata agli affari di mio padre e di questo me ne pento amaramente.
Sento un rumore provenire dalla camera da letto, mi acciglio. Qualcuno ha aperto la porta con la stessa delicatezza di un elefante che entra in una cristalleria, sbarro gli occhi allarmata.
Che sia De Rossi?
Mi affretto a uscire dalla vasca e a coprirmi con un'asciugamano.
Corro in direzione della porta del bagno e mi abbasso per spiare dallo spioncino.

Tiro un sospiro di sollievo.
È solo Emilia, la cameriera dai capelli rossi. Ha posato dei vestiti, posato per non dire che li ha praticamente sbattuti, sul letto sbuffando e adesso sta andando via.

Effettivamente ora che ci penso non vedo De Rossi da ieri pomeriggio, in pratica da quando mi ha riaccompagnato in stanza. Da quel momento non sono più uscita da qui dentro, neanche per cenare visto che Emilia mi ha portato la cena in camera.
Stamattina, sempre lei, mi ha avvisato che avrei passato la mattinata insieme a sua madre Lia e si è anche premurata di mettermi al corrente che le porte che danno all'esterno sono munite di telecamere, allarmi e scagnozzi, nel caso io volessi scappare.
Che tenera.

Appena esco dal bagno controllo cos'ha lasciato Emilia sul letto. Sono dei vestiti, come immaginavo, un paio di jeans, un top decisamente scollato e...
Prendo il pezzo di stoffa ricamata nero e lo rigiro tra le mani.

«Spero seriamente che non sia stato lui a scegliere di persona» mormoro mentre indosso quel perizoma striminsito coordinato al reggiseno.
Mi fisso per qualche secondo allo specchio solo con questi indumenti addosso.
Beh devo ammettere che...

«Mmh niente male.»
Una voce profonda e prettamente maschile mi fa trasalire.

🌹🌹🌹
Ragazzi, fin quando avrò i capitoli pronti aggiornerò tutti i giorni.

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora