18. Sai cosa ho voglia di fare

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Isabelle

Sono in una posizione scomoda. E non intendo solo fisicamente.
Il mio corpo si dimena e asseconda il volere di De Rossi come se avesse vita propria, la mia mente, invece, sta combattendo una guerra fin troppo complicata e complessa per la situazione delicata in cui mi trovo.

Devo pensare in fretta se non voglio ricevere un’altra sculacciata poderosa.
Il mio corpo freme in maniera indecedente al solo pensiero.
Le natiche mi bruciano come l’inferno, ma assurdamente la scarica di piacere che mi pervade ogni qual volta la sua grande mano si schianta contro il mio corpo è di gran lunga superiore al dolore che mi infligge.
Come se mi avesse letto nella mente un’altra sculacciata si abbatte sulla mia pelle palpitante.
Piccole scintille si espandono per tutto il mio corpo, un gemito tremante esce dalle mie labbra e le mie unghie strisciano sul divano sotto di me.

«Non voglio ripetermi ancora.»
Prendo un bel respiro, trattengo l’aria e poi la butto fuori lentamente.
“Che diamine devo dirgli?”
Pensa, pensa, pensa in fretta, Isabelle.

«È così importante saperlo?»
Sarebbe può facile se continuasse a torturarmi il corpo senza coinvolgere la testa.

De Rossi fa risalire la mano dalla natica alla schiena, in una carezza calda e lenta che mi fa sciogliere come un ghiacciolo al sole.

«Sì. Lo so che sembra più facile lasciar parlare il proprio corpo, ma io voglio che tu prenda pienamente coscienza delle sensazioni che provi e voglio sentirlo dalle tue belle labbra.»

La sua mano si incastra tra I miei capelli, mi massaggia la nuca con movinenti lenti e sapienti, che mi fanno rilassare e sospirare di piacere.

«È facile, Isabelle. Basta solo concentrarsi un po’.»

Scuoto lievemente la testa.
«Quello che stiamo facendo è sbagliato» dico sospirando pesantemente.

«No, non lo è se entrambi lo vogliamo. Ma se mi sbaglio, se tu non vuoi che continui… puoi sempre dirmi di smettere. Non voglio obbligarti a fare nulla… Vuoi che smetta, Isabelle?»
Il suono caldo e roco della sua voce mi incanta, penetra nella mia testa scioglendo ogni briciola di buon senso a cui fino a pochi attimi fa cercavo di aggraparmi.

«No» la mia voce esce dalle mie labbra come un sussurro appena udibile. Mi schiarisco la voce. «No, non voglio» affermo in un tono più alto e deciso.
Mi accarezza dolcemente I capelli.

«Brava bambina, mi stai rendendo davvero molto felice.» 

Non riesco a vederlo, ma sono sicura che stia sorridendo in questo momento.
«E che ne dici di rendere felice anche me?» dico sorridendo di rimando.

Sorride. Le sue dita scivolano ancora verso la mia femminilità, scostano l’insignificante pezzetto di stoffa che mi copre e affondano dentro la mia carne bagnata e palpitante, facendomi sussultare e mugolare dal piacere.
Inarco la schiena e lo invito a penetrarmi più in profondità, assecondando i suoi movimenti lenti e misurati.
Solo adesso che sento le sue dita dentro di me prendo consapevolezza di averle agognate segretamente da quando siamo rimasti da soli in salotto.
Sono pervasa da una febbre che mi porta a muovere il bacino incontro alla sua mano.
Il calore della mia pelle e il desiderio si intensificano. Sto per venire. 
Gemo, il respiro si fa corto, ansimo forte.
Sono dannatamente vicina all’orgasmo.
Un mugolio di frustrazione esce dalle mie labbra, dal momento in cui De Rossi fa scivolare fuori dalla mia carne palpitante le sue dita.
Ero a tanto così dal raggiungere la pace dei sensi e lui si prende gioco di me in questo modo? Penso frustrata.

«Non lamentarti, Isabelle. Non potrò renderti felice fin quando non sarai tu a dirmelo.»

“Stronzo.”
Pensavo lo avesse dimenticato, ma è praticamente impossibile, lui non dimentica mai nulla.
«Che vuoi che ti dica?»
Sono così eccitata che potrei accontentergli qualsiasi cosa.
So che me ne pentirò dannatamente, ma al momento poco mi importa.

«Il tuo corpo risponde alle mie carezze, le apprezza senza farsi nessun problema. Voglio che tu faccia lo stesso. Dimmi quello che vuoi e io te lo darò.»

«Ma mi stavi già dando quello che volevo» protesto, distratta per un attimo dalle sue dita che accarezzano la coscia e risalgono vicino alla mia intimità, molto vicino.

«Mmh, e tu vuoi che continui a darti piacere, vero?»
Le sue parole sono chiare: o mi dici ciò che vuoi o io smetto.
Stringo I denti e prendo un bel respiro.
Al diavolo il buon senso.

«Potresti gentilmente continuare a torturarmi con le tue calde dita?»
No, non l’ho detto seriamente.
Impossibile.

«Alzati. Voglio che mi guardi negli occhi mentre me lo dici» la sua risposta mi fa sbarrare la bocca, incredula.
«Anche?» borbotto cercando di tirarmi su, ma ho le gambe e le braccia che mi tremano.

«Esatto» mi risponde secco, aiutandomi ad alzarmi e facendomi sedere a cavalcioni su di lui. Sento subito il suo pacco duro spingere contro di me. Rabbrividisco e mi sistemo meglio su di lui.
I nostri occhi si incontrano e non si lasciano più andare, siamo così vicini da riuscire a far fondere i nostri respiri in uno solo.
Lui sembra così composto e prefetto, mentre io sono certa di assomigliare a una pazza.
«Dicevi?» I suoi occhi blu mi infuocano il ventre e le sue labbra che sfiorano le mie mi rendono smaniosa di accontentarlo.

«Dicevo che mi piacerebbe molto se continuassi a toccarmi con le dita o con qualsiasi altra cosa tu voglia, insomma» scandisco bene ogni singola parola e per farglielo capire meglio afferro le sue mani e le porto sui miei fianchi.

«Mmh…» inizia lui scendendo verso l’orlo delle mie mutandine. Infila la mano dentro, carezzandomi il pube e avvicinando le sue dita al clitoride così gonfio e sensibile da farmi male.
Appena la punta delle dita si poggia su di esso, un milione di scintille attraversano il mio intero corpo facendomi mugolare di piacere. Mi dimeno sulla sua erezione, chiudendo gli occhi per un istante e godendomi appieno le sue delicate carezze.

«Così?» mi chiede, muovendo l’indice in lenti cerchi concentrici.
Annuisco e riapro gli occhi per incatenarli ai suoi, lucidi e dilatati dal desiderio.
Il suo sguardo intenso, il suo profumo, le sue carezze portano il mio piacere a picchi talmente elevati da farmi venire all’istante.
L’orgasmo scuote violentemente il mio corpo, le miei unghie si stringono alle sue spalle e devo mordermi forte le labbra per non urlare.

«Hai visto? È così semplice avere ciò che desideri. Basta parlare» afferma lui con le dita che scivolano su è giù per tutta la vagina bagnata. Mugolo e mi schiaccio ancora di più al suo corpo, avvicinando le mie labbra alle sue fino a sfiorarle quasi.

«Io non ho voglia di parlare adesso. Sai cosa ho voglia di fare invece Devlin?» gli dico leccandogli le labbra in modo sensuale. La mia voce è roca e suadente.
Non sembro neppure io. Quasi non mi riconosco, così  sicura di me e disinibita. È riuscito a tirar fuori un lato di me che neppure io conoscevo.
E fanculo, mi piace.

«No. Scandalizzami» mi risponde lui allargando le labbra piene in un sorriso complice.
Intreccio le mie dita tra i suoi capelli e mi mordo le labbra per poi lasciarle andare di scatto. I suoi occhi si illuminano e la sua mano si serra sul mio fianco, mentre con l’altra continua ad accarezzare la mia intimità.

«Ho voglio di scopare» sussurro accarezzando le sue labbra con le mie. E nel pronunciare queste parole audaci un brivido di piacere mi attraversa la spina dorsale.
«Ti ho scandalizzato abbastanza?»

«Credo di non aver capito. Puoi ripetere?» mi chiede facendo un mezzo sorriso.
«Scopami come solo tu sai fare, Devlin. Adesso hai capito?»

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora