97. Paradiso e Inferno

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«Cosa ne pensi di tutta questa storia?» chiedo a Devlin, mentre finisco di indossare i pantaloncini del pigiama, pronta per andare a letto.

«Onestamente? Non so più cosa pensare. Più passa il tempo e più si scoprono cose nuove» mi dice intanto che si passa un asciugamano sui capelli umidi. È appena uscito dalla doccia e indossa soltanto un asciugamano nero intorno alla vita. La cosa ammetto che mi distrae un po' ma, al momento, tento di non farci caso. Mia sorella gli ha raccontato tutto quello che ha raccontato a me e lui si è già movimentato per scoprire quante più cose possibili.

«Vorrei svegliarmi e scoprire che tutto questo è stato solo un brutto sogno.»

Lui fa un piccolo e triste sorriso. «Potrei anche darti ragione, ma vedi... dentro questo brutto sogno ci siamo anche noi. Io e te. Se ti svegliassi, magari domani, scopriresti che questo brutto sogno è svanito, spazzato via dalla notte. Ti stiracchieresti e faresti un gran bel sorriso soddisfatto... poi allungheresti il braccio per cercarmi dall'altra parte del letto... e scopriresti che le lenzuola sono fredde, quella parte del letto vuota. Sai perché?»

Scuoto la testa, con un improvviso nodo in gola.

«Perché senza il male non esisterebbe il bene e senza il bene non esisterebbe il male. Senza LaCroix non esisteresti tu. E senza Spencer, magari, non esiterei io... o Genevieve.»

Fisso i suoi occhi seri, assorbendo pian piano le sue parole. «Che... che intendi?» chiedo decisamente confusa.

«Ho riflettuto molto da quando tua sorella me ne ha parlato.» Si siede accanto a me investendomi col suo profumo misto a quello del bagnoschiuma. «Andiamo, perspicace come sei, non dirmi che non  hai mai pensato neppure per un secondo a questa eventualità.»

Io mi aggiusto gli occhiali con l'indice, poi mi schiarisco la voce. «Non voglio neanche pensare a certe cose» sussurro.

«Allora non pensarci adesso, pensiamoci domani.»

Mi accarezza distrattamente una coscia nuda, in punta di dita.

«Così non mi aiuti di certo a schiarirmi le idee» sussurro nuovamente. Lui si fa ancora più vicino e si abbassa verso il mio collo. Inspira il mio profumo facendomi riempire il corpo di intensi brividi, poi poggia le sue labbra bollenti proprio dietro al mio orecchio. Ancora brividi. Chiudo gli occhi e mi lecco le labbra improvvisamente secche.

«Rilassati un po', è stata una giornata pesante, Belle» mormora, mentre continua a baciare e mordicchiare una delle mie parti più sensibili.

«Non pensare a nessun altro se non a noi due, ora.»

Una mano si poggia su un fianco, mentre l'altra mi accarezza le spalle, facendo scivolare con sé la spallina del pigiama. La sua lingua lambisce il lobo nel mio orecchio per, poi, racchiuderlo tra le labbra e succhiarlo leggermente. Sono perdutamente in estasi. La mano sinistra scende verso una coscia, l'altra si poggia sul seno facendo provare un leggero fastidio.

«Che c'è?» Si stacca da me quel tanto che basta per guardarmi negli occhi. Il suo respiro caldo mi solletica in modo estremamente piacevole.

«Nulla, mi fanno un po' male, è normale in gravidanza non preoccuparti.»

La sua espressione si fa seria e inevitabilmente preoccupata. «Sicura?»

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora