101. Tu non mi meriti

19.9K 959 344
                                    

«Torna qui, Isabelle!» Ma lei è già uscita di camera. Sbatto i pugni sul letto, dove cazzo ha intenzione di andare adesso? Poggio la testa sulla testiera del letto. Indeciso se seguirla o meno, poi sento il rumore dell'auto che viene messa in moto. Mi precipito subito in terrazzo, giusto il tempo di vederla sfrecciare fuori dal cancello di casa.


«Che cazzo» impreco tra i denti. «E adesso dove dannazione vuole andare?»

Chiamarla o scriverle un messaggio mentre è alla guida, per di più incazzata nera, non mi sembra la scelta migliore da fare.

Però potrei seguirla, potrei attivare la localizzazione dell'auto, potrei... cazzo! Quel dannato cuore che batte a mille non mi permette di ragionare con lucidità.

Tiro un calcio a uno dei pouf disposti in terrazzo.
E poi sarei io l'incosciente, mettersi alla guida nelle sue condizioni e con l'umore sotto ai piedi non mi sembra un'azione da persona matura.

Fanculo, che rabbia! Prendo il cellulare e cerco un nome nella rubrica.

«Genevieve, sono Devlin. Perdona l'ora, ma ho bisogno del tuo aiuto.»

«Hey, Devlin, sono già di cosa si tratta, mia sorella mi ha chiamato cinque minuti fa.»

Tiro quasi un sospiro di sollievo. «Sta venendo lì?»

«No, cioè sì,  vuole soltanto che le dia le chiavi di uno dei nostri appartementi. Non dormirebbe mai sotto lo stesso tetto di nostro padre, dopo quello che è successo.»

«Dove vi incontrerete?»

«Sotto casa. Ma cos'è successo, posso saperlo?»

«Un piccolo inconveniente. Potresti accompagnarla tu? Sarei più tranquillo se lo facessi.»

La sento sospirare. «Okay, ci provo, ma sai bene quanto me che è testarda come un mulo.»

«Lo so, ma se le capitasse qualcosa non potrei mai perdonarmelo.»

Stacco la chiamata e butto il cellulare sullo stesso pouf che ho calciato poco prima. Passo entrambe le mani tra i capelli e chiudo gli occhi. Che cazzo, sento di star rovinando tutto. Sospiro. Questa dannata vendetta vale così tanto da rinunciare al mio rapporto con Belle? È incinta, ha paura e io anziché starle vicino e rassicurarla le inveisco contro, la tratto male e la faccio allontanare da me.

Scuoto il capo. No questa vendetta non vale più di Isabelle e di mio figlio. Mi dico mentre mi vesto veloce e sfreccio fuori di casa come un fulmine.

Compongo un'altra volta il numero di Genevieve, mentre metto in moto l'auto.

«Genevieve, prendi tempo quando arriva Belle. Sto per venire sotto casa tua.»

Sono deciso più che mai a non volerla perdere per nessuna ragione al mondo. E se questo significa rinunciare a tutto, lo farò.

Isabelle

Mi dispiace disturbare mia sorella a quest'ora della notte, ma è l'unica a cui posso chiedere le chiavi dell'appartamento, oltre a essere l'unica di cui mi fido.
Non ho nessuna intenzione di restare un minuto di più con quello stronzo che dovrebbe diventare mio marito. Non capisce che le sue parole mi feriscono e mi fanno stare male, non ho più voglia di farmi trattare così. Capisco che è turbato, che incontrare Spencer gli abbia rievocato ricordi del passato che lo hanno fatto soffrire, ma prendersela con me mi sembra una mancanza di rispetto nei miei confronti, che io non posso proprio accettare. Quindi stasera non dormire nella sua stessa casa e forse neanche domani. Non ne posso più di tutta questa storia, ho bisogno di staccare la spina e di vivere i restanti mesi di gravidanza in tranquillità. E se questo vorrà dire stare lontana da lui, farò questo sacrificio.
Sospiro. Non sarà per  niente facile.

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora