72. Un prezzo troppo alto

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Devlin

«Casa d'accoglienza di Saint Claire.»

«Suor Bernardette, buongiorno. Sono Davlin De Rossi. Si ricorda di me?»

«Oh, sì mi ricordo di te... come potrei mai dimenticarmi, d'altronde.»

«Immagino si stia chiedendo il perché di questa chiamata. Bene. Se mi sono rifatto vivo dopo tutti questi anni c'è un motivo. Il motivo è la ragazza di fronte a lei, o almeno immagino che sia nel suo ufficio insieme a lei. Se è così le dico che il suo nome è Isabelle ed è la mia fidanzata. Sta cercando di scoprire ciò che io tengo nascosto del mio passato lì in orfanotrofio. Le dia tutto ciò che le chiede, ha il mio consenso. Ma non le faccia capire che sono stato io stesso a dirglielo. Siamo intesi, direttrice?»

«Sì, capisco. Ne sei sicuro? Queste sono cose personali, non sarebbe meglio se...»

«Mi ascolti attentamente: lasci che frughi tra le mie cose, non ha importanza ciò che scoprirà. Lei faccia come le ho detto. Buona giornata.»

«Va bene, farò come dici. A presto.»

Stacco la chiamata e poso il cellulare sulla scrivania. Avrei dovuto immaginare che sarebbe finita così prima o poi, che avrebbe frugato tra le mie cose, nel mio studio, tra i miei cassetti per trovare sprazzi del mio passato e non solo. Avrà sicuramente scoperto le ricerche che ho condotto su Spencer, su suo padre. Avrà scoperto che conosco Matias. Avrà scoperto di Valentina. Tutte cose che le avrei raccontato col tempo. Volevo solo trovare il momento adatto. Il coraggio di aprirmi del tutto a lei. Perché non capisce che non è per niente facile? Eppure anche lei sa cosa significa mantenere dei segreti che pesano come macigni. Dovrebbe capirmi più di tutti gli altri e invece cosa fa? Agisce alle mie spalle, tradendo la mia fiducia, violando il mio passato, la mia intimità. Ci sarebbe stato tempo per raccontarle tutto, senza fretta alcuna. Invece no, lei deve sempre comportarsi da ragazzina immatura. Vuole scoprire cosa nasconde il mio passato? Bene, che lo scopra pure. Che si diverta a fare l'investigatrice, io non la fermerò di certo. Avrei potuto farlo, avrei avuto tutto il fottuto diritto di farlo dal momento in cui ho scoperto, tramite il geolocalizzatore dell'auto, dove si trovava. Ma perché avrei dovuto farlo? Non provo vergogna per ciò che sono e per ciò che sono stato. La aspetterò qui. Nel mio studio. Seduto sulla mia poltrona. Sono curioso di sentire con quelle bugie esordirà al suo arrivo.

Isabelle

Accompagno mia sorella al casinò. Lei, prima di scendere dall'auto mi da un bacio sulla guancia. «Se hai bisogno chiamami, Okay?»

Io annuisco e la ringrazio. So di essermi comportata male con lei, non rivolgendole neanche la parola, dopo che è stata così disponibile con me. Non merito di avere una sorella come Genevieve. In realtà non credo di meritare nessuno, a volte penso che sarebbe meglio se stessi da sola, dato che non faccio altro che rovinare le cose. Con tutti.

Percorro il tragitto a ritroso concentrandomi sulla strada e bloccando ogni pensiero che possa distrarmi. Una volta arrivata a casa avrò modo di autocommiserarmi in tutta calma e di raccontare tutto a Devlin, perché voglio essere totalmente sincera con lui. Voglio che entrambi ci prendiamo le nostre colpe e le nostre responsabilità.

Dopo un tempo che mi sembra interminabile Finalmente arrivo alla villa. Fuori dal cancello vi sono Harper e un altro uomo. Ultimamente stanno spesso di guardia, sarà per via di mio padre e di Spencer. Guardo per un attimo Harper e lui guarda me. Mi chiedo se alla fine abbia fatto la spia.

Mia per vendettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora