Capitolo 8

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Canzone: Strange (Runah⬆️)

"Dove ti porto?"

"Fuori dalla realtà..."

"È impossibile..."

Diana

Si aggira dentro casa come un predatore con passo deciso. Ha le mani incrociate dietro la schiena e ci giocherella come se avesse un oggetto. Gli sto dietro e attendo che dica qualcosa, alla fine si ferma davanti ad un vaso che si tramanda da diverse generazioni nella famiglia di mia madre.
"Quel vaso lo prese un mio antenato durante un suo viaggio in Grecia. Era un archeologo e trovò in un mercatino questa piccola gemma di valore. Da allora si tramanda al primo genito della famiglia"asserisco interrompendo il silenzio. La ceramica è adorata da disegni che rappresentano le varie fasi della pesca. Non è particolarmente bello, ma il suo valore affettivo e culturale mi fa tenere particolarmente a questo oggetto. Knight non dice nulla, osserva il vaso con fare minuzioso. Sposta lo sguardo sul mio viso, i raggi del sole che penetrano attraverso le tende colpiscono il suo viso, rendendo le iridi dei suoi occhi ancora più chiare.
Sembrano raggi di sole chiusi in uno spazio ristretto.
"Andiamo..."conclude alla fine.
Dove?
Perché?
Insieme?
"Non aver paura Diana, alla fine ti ho persino salvata." Ammicca e si incammina verso la cucina. Recupera la sua giacca e con movenze eleganti, la infila. Il tessuto aderisce ai suoi muscoli scolpiti, non ho mai visto nulla di più sexy. Mi poggia una mano alla base della schiena e mi spinge in maniera tale che cammini.
Non mi fido di lui.
Sa troppe cose di me e non so nulla di lui.
"Dove?"mormoro alla fine con fare incerto.
"In centrale, la tua macchina è rotta. I mezzi sono chiusi perché ci sono gli scioperi, quindi l'unica alternativa che hai sono io. Ho già avvisato Hunter e Low, li ho detto che avremmo fatto qualche minuto di ritardo" asserisce con fare allusivo. Non abbiamo fatto nulla se non stare in silenzio e studiarci a vicenda.
"Non so nulla di te, come posso fidarmi?"biascico a disagio.
"Giudica da quello che vedi..."conclude facendo spallucce. Infilo la giacca ed usciamo da casa mia. Apre la sua macchina e attende che salga. Raggiro la sua auto costosa ed entro dentro. Mi infilo la cintura e sbruffo come una bambina. Incrocio le braccia al petto. La mia mente viene attraversato da un lampo di genio.
"Stavi per investirmi, quindi dovrei credere che sei un pirata della strada" rimarco.
"Ma non è successo, mi hai insultato, questo fa di te una donna volgare?"ribatte senza battere ciglio. Si infila la cintura e si immette sulla strada.
"Cosa vedi Diana? Chi credi che sia?" domanda divertito.
Mi perdo nell'intensità del suo sguardo, tento di decifrare chi è, da come si comporta.
C'è così tanto da leggere dietro i gesti che accompagnano delle semplici parole che ascoltare solo ciò che viene detto è uno spreco.
"Non posso giudicare una persona con così tanta superficialità"concludo. Assume un espressione sorpresa, per poi tornare con lo sguardo sulla strada.
"Sei in debito Diana".
"Non fai altro che rimarcarlo ma non mi hai ancora detto cosa vuoi..."rimarco, continuo a fissare il suo profilo perfetto.
Qualunque donna gli salterebbe addosso ma non sono una donna qualunque.
"Presto lo saprai, nulla che ti debba preoccupare ma non puoi dirmi di no Luce, sappilo".
Il suo sguardo cade sul mio seno appena si ferma al semaforo. Afferro la zip della giacca e la salgo fin sopra.
"Si notano comunque." Fa cenno con la testa verso il mio seno e scuote la testa.
"Non come prima però"ribatto con un sorriso sfrontato. Sorride ma non dice nulla, chissà cosa sta pensando. "Perché mi stai aiutando?"continuo ad analizzare il suo volto.
"Non nego il mio aiuto a nessuno. Non sono come gli altri, sono diverso e particolare"evidenzia. "L'avrei fatto per chiunque"rimarca, per farmi capire che non ho nulla di speciale.
"Come facevi a sapere che avevo bisogno di aiuto" domando per la centesima volta, gliel'ho chiesto in tutti i modi ma non mi ha mai dato una risposta.
"Fai troppe domande"conclude, preme il piede sull'acceleratore. Dopo qualche metro si ferma davanti alla centrale. Parcheggia e attende che scenda, non so cosa dire, grazie? Non gliel'ho ancora detto. "Non dire nulla, entra, ti aspetto qui fuori, mi ringrazi dopo"rimarca. Scendo un po' disorientata e mi dirigo intimorita verso la centrale. Osservo il grosso edificio e il rumore di uno sportello che viene chiuso attira la mia attenzione. "Che fai..."balbetto vedendo Knight che mi affianca.
"Zitta...andiamo." Mi preme una mano sulla base della schiena. Nonostante ci siano dei vestiti a dividere la mia pelle dal palmo caldo della sua mano, percepisco il calore della sua mano che mi fa rabbrividire. Trasmette una strano senso di sicurezza nonostante sia un uomo decisamente freddo e austero.

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