Capitolo 58

1.3K 68 7
                                        

"Non ti aspetti mai quando un bocciolo decida di fiorire, infatti il mio è arrivato all'improvviso."

Canzone: I don't watt to Miss a thing (Aerosmith ⬆️)

Victor

Resterei per ore ad osservarle seduto alla giusta distanza sulla poltrona accanto al lettino ospedaliero di Diana. Il nostro piccolo germoglio questa mattina alle quattro, ha deciso di sbocciare. Diana la dondola mentre sonnecchia fra le sue braccia, è talmente piccola.
Non ho avuto il coraggio di prenderla in braccio.
Sono passate esattamente sei ore dalla sua nascita ma io continuo a mantenere le distanze.
Nella pancia di sua madre era al sicuro e ora invece è esposta hai pericoli del mondo, è esposta a me e alle mie personalità.
Ogni tanto mi sollevo in piedi e le gravito attorno senza mai avvicinarmi, ho paura di poterla contaminare con il solo tocco.
Diana mi ha invitato svariate volte a prenderla ma non mi sento pronto.
Elise allunga le braccia al di fuori della copertina azzurra con le nuvolette bianche e le sporge verso l'alto come se volesse toccare il cielo.
Lei è come uno spartito bianco su cui non è stata scritta alcuna sinfonia.
La vita formerà le note che man mano la renderanno unica.
Spero tanto che sia una sognatrice come Diana, che credi che ogni cosa sia possibile proprio come le sue nonne.
Spero che diventi testarda come suo nonno che non fa altro che scattarle foto.
Penso spesso a come sarebbe potuto essere se adesso mia madre, mio fratello fossero stati qui.
Forse se ci fossero stati io e Diana non ci saremmo mai incontrati ma mi piace pensare che lei sia parte del mio sistema e in qualche modo sarebbe finita, in vesti diverse, per incontrarmi.
Sposto lo sguardo dal mio germoglio a Diana che mi osserva con aria incuriosita, non riesce proprio a capire perché non voglia prenderla.
"Sai vero che questa notte dovrai prenderla dalla culla per calmarla. Non potrò alzarmi sempre io, i punti tirano..."asserisce.
La fisso e non dico nulla, questo è un problema.
Mi sollevo nervosamente dalla sedia e senza dire nulla esco dalla stanza e mi dirigo verso le macchinette. Mentre cammino lungo il corridoio mi imbatto in Richard e Jennifer che arrivano con palloncini colorati e orsetti rosa. Richard mi placca e mi stringe a sé calorosamente, devo ancora farci l'abitudine alle sue improvvise dimostrazioni d'affetto che spesso mi mettono in una posizione scomoda.
"Dove scappi? Le urla ti hanno già fatto fuggire?"domando ilare per poi lasciarmi andare.
"No, stavo andando a prendere qualcosa da mangiare per Diana..."ribatto.
Quando mi ha detto che i punti le tiravano, mi sono rammentato del fatto che avesse vomitato per tutto il tempo e sono certo che avrà fame.
Non potrei mai fuggire da lei, ogni volta che le sono lontano mi sento perso, con lei posso vedere il mondo da un'altra prospettiva molto più colorata della mia.
"Qual è la vostra stanza?"domanda Jennifer con entusiasmo.
"La numero due, la troverete subito sulla destra..."asserisco. Annuiscono e Richard dopo avermi dato una pacca sulla spalla mia lascia andare libero.
Incedo verso la macchinetta e osservo le varie porcherie contenute. Ci sono barrette al cioccolato, biscotti e altri dolciumi che non sono di mio gradimento ma non devono essere di mio gradimento. Che cosa le potrebbe piacere? Ama il cioccolato fondente, quindi se magari riuscissi a capire quale di questi dannati cosi sia fatto con il cioccolato fondente, mi risulterebbe tutto più semplice.
"Tasto cinquantaquattro. Diana ama i cookies al cioccolato fondente..."asserisce suo padre affiancandomi. Sposto lo sguardo sul suo viso e noto l'immensa somiglianza, che ha con la mia stellina, che mi sembra sempre più evidente.
"Ora sei tu a doverti prendere cura di lei, anzi di loro..."asserisce grattandosi la nuca. Ha le mani ricolme di graffi e calli. Tipico di un uomo che svolge lavori manuali. Diana mi ha sempre detto che si faceva in quattro quando lei e sua sorella per non farle mancare nulla. Poi la mia stellina alla giovane età di quattordici anni ha iniziato a lavorare, per non pesare sulla famiglia.
"Le terrò al sicuro..."asserisco.
Anche da me stesso se devo, preferisco stare male che farle del male.
Inserisco le monetine e premo il numero.
"Lo so, ne sono certo." Mi posa una mano sulla spalla e mostra un sorriso caldo. "Ora abbiamo una nuova signorina in famiglia..."asserisce ridendo.
Sorrido divertito del fatto che il signor Jefferson sia sempre stato accerchiato da donne. Mi abbasso e recupero i biscotti dal cassetto.
"Vado a portarglieli..."asserisco.
Ritorno verso la mia stanza sotto lo sguardo di varie infermiere che continuano a guardarmi in maniera languida nonostante sappiano che sono un papà e sono impegnato. Donne!
Apro la stanza e noto Richard che osserva con occhi sognati Elise.
"È davvero bellissima..."asserisce Jennifer con occhi lucidi.
"È uguale ad ogni altro bambino..."ammetto.
Diana mi fissa indispettita. "Come tutti i bambini appena nati..."aggiungo sulla difensiva. "Non ti arrabbiare ragazzina..."ammicco e le porgo il pacco di Cookies fondenti. Mi sorride e mi mima un grazie. Prima che possa tornare sulla mia poltrona, alla dovuta distanza la ritrovo occupata dal padre di Diana che continua a scattare foto a Diana ed Elise.
"Non sono bellissime?"domanda mostrandomi una delle varie foto. Diana ha il capo chinato e bacia la testolina di Elise.
"Lo sono..."ammetto guardando la foto e provando uno strano calore al petto.
Loro sono parte di me, io sono parte di lei.
Cambierò per loro tutto quello che posso e tutto quello che sarà necessario cambiare.
"Inviamela..."
Richard dondola Elise e la osserva con uno sguardo indecifrabile, sarebbe stato un bravo papà.
Questo è un altro dei rebus della vita, spesso le persone più meritevoli restano a mani vuote e quelle più riprovevoli hanno fra le mani tutto l'oro del mondo.
Mio padre non meritava nulla e ha avuto tutto.
Richard che meritava tutto, non aveva nulla.
Richard avanza verso di me oscillando con un sorriso stampato sulla faccia. Mi affianca e si avvicina con il mio germoglio, Elise dischiude gli occhi.
"Sta aspettando solo te..."asserisce Richard.
Allungo una mano ma appena le sto per sfiorare il viso, mi ricordo di tutte quelle volte in cui mio padre mi feriva con il suo tocco. Ritraggo la mano come se mi fossi avvicinato troppo alla fiamma. Indietreggio e Richard mi osserva accigliandosi.
"Non sei lui..."sussurra con voce impercettibile. Scuoto la testa e mi avvicino alla finestra sento sempre di più la voglia di fumare. Mi manca l'ossigeno, Diana mi osserva con una nota di preoccupazione, mi cerca spesso con lo sguardo ed io cerco il suo per trovare la forza per poter convivere con le mie paure e i miei dolori.
Sono stanco di vivere nella mia pelle,
sono stanco di camminare fra i frantumi della mia anima. Diana tenta di rendere tutto più semplice.
Elise inizia a mugolare, probabilmente avrà fame. Richard la porge nuovamente a Diana. Ritorna accanto a sua moglie e le posa una mano sulla spalla.
"Beh per oggi vi abbiamo disturbati abbastanza. Torniamo a casa, ma ci rivedremo presto..."ammette Richard facendo spallucce.
"È meravigliosa e ancora tanti auguri..."aggiunge Jennifer.
"Grazie e non siete affatto di disturbo. Passate quando volte. Per me è sempre un piacere..."asserisce Diana. Entrambi annuiscono e vanno via.
"Vi lascio un po' soli ragazzi..."
Il padre di Diana si alza in piedi e esce fuori dalla stanza.
Diana si sbottona la camicia da notte e avvicina la testolina del germoglio al suo seno. Elise si attacca al seno della madre e posa una manina sopra.
Questo è uno dei momenti in cui ogni bambino crea un legame con sua madre.
"Vieni qui..."sussurra Diana. Mi avvicino al lettino ma non troppo. "Non lì!Qui!"borbotta battendo una mano sul suo lettino ospedaliero. Mi avvicino e mi siedo accanto a lei. Solleva la schiena e si sposta più lontano.
Mi vuole stare addosso, come spesso capita quando siamo a letto, anche se dal mio canto continuo a preferire i miei spazi almeno quando dormo. Sto iniziando a tollerare il suo starmi addosso quando mi sveglio.
Mi stendo accanto a lei e Diana si posa con la schiena contro il mio petto. Allungo il braccio e le avvolgo la spalla, la mano penzola sul seno di Diana e sfiora la mia stellina. Elise se ne sta tranquilla mente succhia il latte dal seno di sua madre.
"Dimmi che diventerà più facile..."sussurro.
Diana mi prende la mano libera e la posa vicino il viso di Elise.
"Una volta che inizi, diventa sempre più facile..."sussurra. Accarezzo la guancia morbida e paffuta di Elise e lei improvvisante sorride. So che è uno spasmo ma mi dà la dannata idea che lei sappia che sono io e come mi ha detto Richard mi stava aspettando.
Come sempre Diana mi guida lungo la strada della vita, dove spesso incontro gli ostacoli del mio passato.
"È così morbida..."ammetto e sorrido improvvisamente.
Mi sento stranamente leggero, è questa la felicità?
Sento un calore dentro di me inspiegabile che diventa sempre più intenso.
"Visto? Non è così difficile come sembrava..."ribatte Diana. Abbasso il capo e Diana lo poggia contro il mio.
Io e lei saremo connessi per l'eternità,
anche quando il tempo ci dividerà,
quando lo spazio creerà distanze che apparentemente sembreranno invalicabili,
io sarò sempre il suo papà e lei il mio piccolo germoglio.
Nulla potrà cancellare il legame che c'è tra di noi e le mie paure non renderanno il nostro legame impossibile.
Poso un bacio sulla guancia di Diana. I suoi occhi terra sono lucidi e sono quasi sicuro che stia per piangere per l'ennesima volta.
"Ti prego Luce non piangere ancora! Ho finito i fazzoletti..."ammetto. Lei gira gli occhi al cielo.
"Piango anche per te! Tu non piangi mai..."borbotta.
Se solo sapesse quante lacrime ho versato nella solitudine nella mia stanza.
Piangere è liberatorio ma penso di liberarmi attraverso le sue di lacrime.
Lei mi rende libero.
Ha la possibilità di aprire la prigione della mia mente e accedervi ogni volta che vuole.
Mi sono ripromesso di non piangere più,
per me il pianto era ed è un segno di debolezza che non ho intenzione di mostrare a nessuno.
Anche se lei non è nessuno ma la mia donna.
Lei è la stellina che compone la mia costellazione così come Elise.
"Menomale che ci sei tu allora Didy..."ribatto baciandola sulle labbra, lì dove si sono depositate le sue lacrime salate.
Cristalli di felicità e non di dolore, credo di non aver mai pianto per la felicità ma per me è così difficile provare.
I sentimenti restano spesso qualcosa di a me lontano e quasi inafferrabile.
Le sue labbra morbide sono comprese contro le mie, le concedo solo un semplice bacio a stampo. Se approfondissi non mi conterrei.
"Piangere non ti renderebbe meno uomo ai miei occhi..."sussurra ad un filo dalle mie labbra.
"Un passo volta Luce, sto facendo i miei piccoli progressi. Ma devo ancora imparare bene a camminare prima di poter correre accanto a te."
"Cammineremo insieme..."sussurra.
Sorrido e allontano la mano da mia figlia e mi alzo in piedi quasi fuggendo, come spesso mi capita.
"Vado a fumare, torno subito."
Io, Knight e il prigioniero abbiamo bisogno della nostra solitudine e di una sigaretta.
Dobbiamo risolvere l'ansia e provare a gestirla per non fuggire.
Dobbiamo affrontare le paure, devo farlo per Diana e Elise.
Ora ho la responsabilità di diventare un supereroe senza paure, quindi devo combattere i mostri nei mie ricordi.
Luce mi guiderà.

Darkest KnightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora