Capitolo 44

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Canzone: Chainsmoking (Jacob Banks⬆️)

Diana

Lentamente riapro gli occhi, la testa pulsa, mi sento il braccio intorpidito. Sbatto le palpebre e mi sollevo. Ho il collo dolorante come il resto del corpo. Man mano che mi riprendo realizzo di essere in ospedale. Un'infermiera prende i parametri vitali e va via senza aggiungere altro. Sono passate due settimane dal suo intervento, nulla sembra essere mutato. Ma lui non si sveglia. Gli accarezzo il dorso della mano e la stringo con la mia. Non voglio lasciarlo solo, voglio che ci sia qualcuno accanto a lui quando si risveglierà.
Voglio che sappia che c'è qualcuno ad aspettarlo, non voglio che vada via e mi lasci anche lui. Non mi resta altro, mi è rimasto solo lui.
Victor negli ultimi due giorni mi ha fatto visita un paio di volte, e ha mantenuto il solito distacco, diversamente da Richard che è stato molto più accogliente e caloroso nei miei riguardi.
Mia sorella come sempre si è nascosta dietro montagne di pratiche di lavoro e ha mantenuto le distanze da ciò che ne resta della nostra famiglia. Però ha avuto il tempo per restare attaccata a Victor ogni qualvolta veniva a trovarmi.
Il pensiero di lui con qualsiasi donna che non sia io, mi fa male!
La gelosia mi sta annebbiando la testa e oscurando la ragione.
Vorrei solo che la smettesse di farmi male.
Vorrei solo non averlo incontrato.
Ma ho bisogno di affrontarlo! Di chiarire la situazione! Ma lui continua ad evitare il discorso. Ed io non posso far a meno di...amarlo.
Nonostante lui si dimostri il re dei peccatori, per me resta un gentleman oscuro, che nasconde nel suo buio le sue ferite.
Inevitabilmente, mi sono innamorata di lui.
L'amore non si programma ma si vive.
Nonostante sia solo una ragazzina in confronto, io e i miei 22 anni appena compiuti, nulla possiamo contro un uomo di trentacinque anni maturo.
Non ho mai provato queste sensazioni per nessuno.
Sensazioni che sono lui può causarmi e nessuno mi potrà far riprovare.
L'amore è un fantasma silenzioso che si aggira  nel corpo finché non trova il cuore e si aggrappa ad esso come se fosse la sua ultima speranza di vivere, è mistero e poesia,
incanto e realtà.
L'amore è complesso e non c'è dovuto capirlo ma solamente provarlo.
Con quanto volessi evitare di cadere sotto l'incantesimo delle sue iridi incantatrici, ci sono cascata dentro. Si
È una continua caduta a cui non posso mettere fine.
Pensare che lui non mi ricambierà mai e che ora mi eviti, è doloroso. Mi fa ritorcere lo stomaco per la rabbia. Vorrei poter cancellare con una gomma tutte le donne con cui ha a che fare.
Vorrei poter eliminare ogni sua convinzione sbagliata su di me.
Ma lui continuerà ad avere le sue convinzioni, finché vorrà.
Io continuerò a cadere mentre lui resterà nella sua instabile realtà con la mente legata alle sue credenze.
Osservo le sigarette poggiate sulla mia scrivania.
Sono lì che mi tentano ma mi sono ripromessa di non cedere.
Così come devo mantenere le distanze da Victor.
Devo disintossicarmi dal perverso amore che provo nei suoi confronti.
L'amore per lui è come un fumatore accanito che consuma l'anima.
Ormai le feste sono terminate.Il mio compleanno si avvicina e ho sempre più voglia di andare via, cambiare vita e non tornare.
Mi sono ripromessa di lottare per lui ma lui fa di tutto per impedirmelo.
Sto uscendo fuori di testa.
Allo stesso tempo anch'io mi rendo un ostacolo per me stessa.
Lui ha desideri perversi che accontenta, non solo con me, ma con molte altre e se fosse stato un altro ragazzo non l'avrei mai frequentato ma evitato fin da principio.
Nel suo caso però tutti i miei principi sono stati ribaltati.
Tutte le mie convinzioni sono state rimosse senza essere più ripristinate.
Provo a convincerlo,
provo a convincermi ma in ogni caso sbaglio e perdo.
È un diavolo fascinoso che può solo farmi provare un amore che è come fuoco e brucia ogni cosa.
Alla fine mi restano le mani piene di cenere,
gli occhi accecati dal fumo,
bruciature che restano permanenti come ricordi.
Lui non fa altro che guardarmi bruciare.
Non ho altro e non potrò mai avere altro.
Riporto lo sguardo su mio padre e picchietto un dito sulla tempia, cosa posso fare?
"Ti fa male il collo?"domando com premura per poi spostargli in maniera più congeniale alla mia visione il cuscino. Gli accarezzo il viso e una lacrima incontrollata percorre la mia guancia. Si riversa sul cuscino, e scuoto la testa. "Scusa papà, lo so che non vuoi vendermi piangere ma sta diventando tutto troppo difficile..."asserisco.
Un paio di tocchi contro alla porta mi fanno trasalire, mi risistemo al meglio e ravvivo i capelli.
"Avanti..."
Ethan entra in stanza con un mazzo di fiori, in questi giorni sia lui che Cloe mi sono stati accanto tutto il tempo. Ero così arrabbiata con lui ma lentamente il risentimento sta lasciando posto all'empatia. Sto provocando a capire anche lui e le sue ragioni.
"Come stai?"domanda porgendomi un mazzo di margherite e tulipani. Hanno dei colori estivi che mi rallegrano, rosso e giallo.
"Tento di cavarmela e tu?"
"Mi sento ancora parecchio in colpa per quanto è avvenuto tra di noi..."asserisce per poi poggiarsi contro il muro alle sue spalle. Inclina la testa e mi fissa con i suoi intensi occhi azzurri. La maglietta bianca e aderente accarezza il suo fisico scolpito così come i jeans disegnano le sue gambe muscolose in maniera accurata.
"Dovremmo andare avanti e non pensarci più..."ribatto con un gesto celere della mano.
"Diana..."mi richiama. Nel mentre sistemo i fiori e tento di evitare il suo sguardo, sono certa che stia per farmi una domanda scomoda. Mi volto nella sua direzione e sorrido per poi scuotere la testa.
"Non chiedermi nulla, rimandiamo la tua domanda ad un altro momento, sono troppo scossa per capire qualsiasi cosa in questo momento. Compreso me stessa..."Sollevo lo sguardo sull'orologio e noto che sono in ritardo per il mio appuntamento dalla ginecologa. "Scusami devo scappare, ho un appuntamento che non posso rimandare..."asserisco accompagnandola alla porta. Ethan non dice nulla mi osserva con rammarico per poi uscire dalla stanza con aria sconfitta.
Prendo tutte le mie cose ed esco dalla stanza, non prima di aver posato un bacio sulla fronte di mio padre. Mi incammino verso il corridoio per poi infilarmi dentro un ascensore e ritrovarmi in mezzo ad un cumulo di medici.
Non appena le porte si aprono al mio piano esco fuori e seguo le indicazioni che guidano verso il reparto di ginecologia. Inciampo nei miei stessi piedi e finisco contro uno dei tanti uomini con indosso il camice bianco.
"Mi scusi..."asserisco per poi sollevare lo sguardo e ritrovarmi davanti Richard. "Che ci fai qui?"domarlo perplessa.
"Mia moglie è a capo del reparto di ginecologia. Piuttosto tu che cosa ci fai qui?"domanda con un sopracciglio inarcato.
"Mi sembra ovvio..."ribatto facendo spallucce. Improvvisamente i suoi occhi si illuminano e mi stringe a sé talmente forte da farmi mancare quasi l'aria.
"Oh ma è fantastico, una nuova vita in arrivo..."afferma.
Eh? Nuova vita? Oh no, mi ha proprio fraintesa.
"In realtà sono qui per una semplice visita di controllo...non sono incinta..."Che imbarazzo. Si posa una mano sulla fronte e si scusa in maniera convulsa.
"Colpa mia, era semplice fraintendermi..."affermo ridacchiando.
"Ti lascio andare alla tua visita..."asserisce per poi abbracciarmi calorosamente. "Ci vediamo presto Diana..."conclude per poi allontanarsi e svanire in uno dei tanti corridoi.
Mi fermo davanti alla stanza della dottoressa Torres. Busso un paio di volte e una volte che mi dice di entrare incedo nello studio.
La dottoressa Torres è alta più di me, ma molte donne lo sono, ha lunghi capelli biondi e dei grandi occhi azzurri abbaglianti. Mi accoglie con un caloroso sorrido e mi invita ad entrare.
Dopo avermi fatto svariate domande sulla vita sessuale e dopo averle detto di aver avuto rapporti non protetti mi invita a fare un test prima di decidere la cura da fare. In ogni caso ho fatto le analisi prima di venire qui e gliele ho inoltrare. Prendo il test e entro dentro il bagno. Sono talmente nervosa da non riuscire a fare nemmeno la pipì.
Magari pensando ad un fiume, ci riuscirò. Il suo fruscio. Mi siedo sulla tavoletta e posiziono il test. Questa cosa è inutile ma necessaria quindi la farò. Mi sollevo in piedi e cammino verso il lavandino. Torno nello studio e noto che la mia ginecologa è svanita con le mie analisi. Ritorno sulla seduta e posiziono le gambe. Appena ritorna nello stanzino mi porge le analisi.
"Comunque ritengo che sia inutile fare il test..."borbotto.
"Ah quindi le avevano già comunicato che è incinta..."
A quelle parole quasi ho un collasso.
"Chi? Io?"domando portandomi una mano al petto. Non può essere, ci manca solo questo! Non posso avere un bambino! Non ora, senza un compagno e senza nemmeno uno stralcio di lavoro!
"Chi altri!"ridacchia la ginecologa. "Guardi il beta hgc è un ormone che viene prodotto solo quando una donna è incinta..."prosegue con ovvietà e poi mi mostra le due strisce sul test di gravidanza. Ora mi sento male sul serio. "È di quattro settimane, auguri..."prosegue con un sorriso caldo e caloroso. La vista mi si appanna, il fiato diventa corto. Io? Incinta? Victor! Mi sento soffocare!
No, non posso! Cioè lui non può diventare padre! Mi porto una mano sulla fronte e inizio a respirare profondamente. Come è potuto accadere? È ovvio come sia accaduto, Diana!
Dopo che ho perso mia madre ho preso la pillola in maniera discontinua.
"Non lo vuole?"prosegue la mia ginecologa accigliandosi.
Lo voglio? Non so nemmeno cosa voglio per colazione stamattina, come posso prendere una decisione del genere ora!
"Non sapevo...insomma...per me è stata una sorpresa..."mormoro fuori di me.
Come glielo dico a Victor? Devo dirglielo! Fino a qualche giorno fa non sapevo nemmeno come affrontarlo per parlargli semplicemente e ora gli devo dire che sono incinta.
"Oh beh comunque ha tempo per pensarci, l'interruzione della gravidanza può essere praticata fino al terzo mese..."
Ho sempre pensato di volere dei figli, non così però! Magari potrei non avere altre opportunità!
Una marea di pensieri mi sovraffollato la testa.
"Posso fare una chiamata..."mormoro con tono isterico.
"Certo faccia pure..."mormora. "Se vuole possiamo fare la prima ecografia"aggiunge .
"Preferisco rimandare questo momento..."
Non sono pronta a vederlo o vederla, devo ancora decidere sul da farsi.
Continuo a sorridere in maniera isterica. Compongo il numero di Cloe e prego che mi risponda.
"Allora fatto la punturina?"domanda Cloe ancor prima di dirmi ciao. Prendo qualche respiro prima di parlare ma improvvisamente scoppio a piangere come una bambina. "Che succede? Tutto bene? Non avrai mica un tumore all'utero?"prosegue Cloe con tono preoccupato. Continuo a piangere come una fontana e non parlo. "Dannazione Diana, mi hai chiamato per piangere al telefono e farmi spaventare?"urla dall'altro capo.
"Non ho un tumore Cloe! Sono incinta!"dico tutto d'un fiato. Improvvisamente piomba in silenzio teatrale fra noi due.
"Ed io che volevo dirti che ho una proposta di lavoro per te a New Orleans..."ribatte per poi far calare il silenzio.
Lei non dice nulla.
Io tento di capire tutto.
Il destino ha sempre voglia di giocare con la mia vita.

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