Capitolo 19

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Canzone: Speak easy (Mansionair) ⬆️

Victor

Non cerco altro dalla vita, se non me.
La sigaretta continua a produrre del fumo mentre è poggiata all'interno del posacenere. Tik tok, mi sembra di sentire una lancetta che avanza dell'orologio.
Come si consuma il filtro della mia sigaretta, così si consuma il tempo che ho a disposizione.
Un giorno, 24 ore, 1.440 minuti, 86,400 secondi.
Infinite possibilità di cambiare qualcosa,
infinite possibilità di non fare nulla,
infinite possibilità di diventare altro,
infinite possibilità di continuare ad essere me stesso.
Mutare o restare?
Adattati o disadattati?
Il sistema muta continuamente, così come la società, i valori se ancora si può parlare di valori, le regole. Ogni cosa muta e l'uomo è costretto ad essere un fattore che compone il sistema che in un certo senso è obbligato a cambiare, per poter sopravvivere ed essere un mezzo o strumento efficiente ed efficace per la sua società di appartenenza.
Muto continuamente ma senza cambiare necessariamente chi sono e quello in cui credo.
Tutti facciamo dei piccoli cambiamenti necessari.
Prendo la tazza del caffè e resto fermo ad attendere che il filtro si consumi del tutto. I minuti passano e si avvicina sempre di più il momento in cui Diana, entrerà esattamente da quella dannata porta! Mi sta evitando da giorni e la sto lasciando fare ma ora non può evitarmi, dobbiamo parlare.
Domani c'è la serata di beneficenza e non voglio problemi.
Sconfinare dai miei schemi, mette già a dura prova la mia anima.
Ma direi che è a repentaglio anche la mia sanità mentale.
Sento il rumore dei suoi tacchi risuonare.
Raggiro la scrivania e mi siedo su. Incrocio le gambe e attendo che si renda conto, che le ho fatto portare le robe nel mio studio.
Non voglio che le altre ragazze la vedono.
Non voglio che la guardino con bramosia, così come la guardo io.
Almeno tre delle ragazze che compongono il mio corpo di burlesque, sono bisessuali. Ne avevo bisogno, non ci sono solo uomini da menti deviate e perverse come la mia ma anche donne.
La manovella si gira e appare la sua figura a metà. Intravedo uno dei suoi occhi grandi da cerbiatte. Vieni avanti Bambi! Mi lecco le labbra appena intravedo le sue labbra carnose sporgere dal suo profilo. La pelle è chiara come la neve.
Impossibile come un sogno.
Il suo corpo è magia.
Le sue parole sono illusione.
Mente come tutte e farebbe di tutto pur di raggiungere il suo obbiettivo. Se sapesse chi sono, probabilmente mirerebbe solo alla rivalsa sociale. Per ora sono solo un corpo attraente che brama perché non riesce ad ottenere.
Non riesce ad ottenere alle sue condizioni, alle mie, mi potrebbe avere.
Entra all'interno del mio studio con indosso un cappotto rosso.
Con il suo giubbotto rosso sembra proprio una bambina innocente simile a Cappucetto rosso ma non sa che davanti a sé, non c'è il cacciatore ma il lupo cattivo.
"Entra dobbiamo parlare." Mi protendo in avanti. Se non entra di sua volontà, la trascinerò qui dentro. Cosa le prende? Non le piace giocare al gatto e al topo? Sembrava che si divertisse. A me sicurante, non mi è dispiaciuto stuzzicarla.
"Se non volessi parlare?"Entra completamente nel mio studio. Il cappotto rosso le arriva a metà busto. Il suo jeans si è macchiato di rosso, in corrispondenza del ginocchio.
Si è ferita. Cosa ha fatto?
Appena mi avvicino retrocede. Non fare così Diana! Amo la caccia e tu assumi tutti i comportamenti di una preda indifesa che è solo pronta a farsi sopraffare dal predatore.
Ho tutte le intenzioni di divorarti, ma nel modo in cui posso farlo.
Secondo le mie regole.
Leccherei via il sapore della tua pelle lentamente, per farti impazzire.
Nel sesso non indosso maschere, ma mostro tutta la mia perversione.
Non c'è etica,
non c'è virtù,
c'è solo desiderio, sussurri e
lussuria.
Corpi che si consumano, alla velocità di una supernova.
"Sanguini..."mormoro indicando la sua gamba.
"Lo so, non sono mica ceca!"Scatta sulla difensiva, come una molla.
Le faccio così paura?
Oppure ha paura delle sensazioni che sente quando le sono vicino?
Ad un soffio dal suo paradiso.
Ad un soffio dal mio inferno.
Lei potrebbe diventare un vizio ma d'altronde i vizi sono per gli incompresi.
Ed io ho fondato il club degli incompresi!
Mondi opposti, innegabilmente spinti ad attirarsi.
"Siediti." Indico una poltrona. Continua a retrocedere verso la porta. "Ho detto siediti non esci, non vorrai che ti prenda in braccio e ti costringa a medicarla!"aggiungo con tono fermo. Il mio tono autoritario risuona nella stanza facendole tremare le gambe maggiormente. La mia altezza torreggia sulla sua figura minuta. È un esplosine di curve sensuali contenute in un corpo minuto. Ai miei occhi ogni centimetro del suo corpo è perfetto e non faccio altro che immaginarla privata dei suoi vestiti. Sotto di me mentre adoro il suo corpo e me ne impadronisco come voglio. Shh, silenzio. Vorrei zittire i miei pensieri.
Dal suo sguardo avrà capito dove la mia mente perversa sta viaggiando.
Si incammina verso la poltrona e si sfila il cappotto. Indossa un maglione marrone largo che non mette affatto in evidenza le sue curve esplosive. Non capisco perché le voglia coprire così tanto. Che lei voglia oppure no, si notano. Il jeans aderente copre le sue prosperità. Accompagna la curva dei suoi fianchi e disegna alla perfezione le curve delle sue gambe. Più morbide in corrispondenza della cosce e più sottili nella parte inferiore. Resto imbambolato a fissarle le cosce, immaginandole avvolte intorno al mio bacino mentre oscilla lentamente sul mio corpo.
Inghiottirei tutti i suoi gemiti di piacere. Schiaffeggiarle il suo culo latino fino a farlo diventare rosso proprio come il suo cappotto.
"Cosa vuoi?"
"Togliti i pantaloni"ribatto indicando i suoi jenas.
"Sei impazzito forse?" Inarca un sopracciglio e mi fissa come se avesse appena visto il diavolo in persona davanti a sé. Non le ho ancora chiesto niente di ciò che mi passa per la testa la maggior parte del tempo ogni volta che la vedo.
"Non è la prima volta che ti vedo con un paio di slip addosso. Cosa c'è? Non hai messo le mutandine sotto i jeans?"ribatto divertito e mi avvicino al punto in cui si trova.
"Guarda che non stai parlando con una delle tue burlesque! Tieniti nei limiti Knight!"ribatte adirata.
"Non conosco limiti, e tu hai abbattuto ogni limite quando ti sei lasciata baciare e assumere da me"ribatto con un sorriso divertito. Si acciglia qualche secondo, ma prima che possa continuare a parlare, io agisco. Con una leggera spinta la spingo sul divano e cade come un sasso.
"Spogliati...oppure lo faccio io..."Sorrido sornione e mi piazzo davanti a lei.
Non può scappare,
non può andare via,
finché non decido io.
Si solleva in piedi e mi fissa con sfida. Sembra un pulcino che tenta di minacciare un leone. Naturalmente la sua credibilità è al di sotto dello zero. "Chi credi di spaventare con questi occhi da cerbiatta? Eh..."sussurro abbassandomi all'altezza del suo viso. Non sa quanto mi piaccia provocarla. I capelli biondi ricadono in perfetti boccoli. Piazzo le mani sui suoi fianchi e mi sporgo verso il suo viso. Inalo il suo profumo, mentre lei si acciglia e assume un'espressione indispettita che la rende maggiormente tenera.
Vorrei prendermi tutto di te,
vorrei che fossi una regola dei miei schemi.
Vorrei, vorrei...ma so che lei è come uno di quei sogni impossibili, che posso solo desiderare senza mai poter ottenere.
Finirei per corromperla...
Riacquisiscono lucidità e faccio qualche passo indietro. Lei resta ferma intontita.
Inconsapevole della guerra che ho dentro,
inconsapevole dell'oscurità che la danneggerebbe.
Deve capire che sto tentando, per quanto possa, di proteggerla.
"Che stai facendo?"sussurra.
"Tento di aiutarti".
Tento di aiutarti come posso ma non come voglio.
Finisco sempre per far del male.
"Ma ti stai allontanando."Mette in luce un'evidenza.
"Tento di aiutarti" ripeto, per poi aggiungere. "Anche tu come le altre, sarai sempre un bersaglio che a mio piacimento avrò voglia di ferire" asserisco.
Mi avvicino e mi allontano, senza mai contaminarti troppo.
"Spogliati Diana" sussurro mantenendo la giusta distanza. Diana si solleva e resta ferma, poco più avanti del divano, con aria confusa. Non sei la prima che assume quell'espressione.
Dico una cosa, ti chiedo di farne un'altra e ne desidero un'altra ancora.
"Non ti capisco!" Batte un piede a terra in maniera infantile. Nel frattempo la chiazza di sangue sul suo pantalone si espande sempre di più. "Dici di volermi aiutare! Però ti tiri indietro dicendo che non puoi farlo e poi mi dici di spogliarmi! Cosa devo fare?"Incrocia le braccia al petto e si acciglia. Mi avvicino lentamente.
Sbagliato o giusto.
Non voglio stabilirlo ora.
Le afferro il jeans e la attiro verso di me. Sposto le mani sulla parte bassa della sua schiena e con le dita sfioro la parte alta del suo sedere. Non appena il suo corpo si schiaccia contro di me, vengo percosso da una scarica di eccitazione. I suoi seni prosperosi sono schiacciati poco più sotto dei miei pettorali. Un fremito mi percuote la spina dorsale, fino all'inguine.
"Devi solo spogliarti e starmi alla larga. Poi devi venire a cena con me ed evitarmi" proseguo, accarezzandole la parte bassa della schiena. Pongo una leggera distanza tra di noi.
"Mi confondi..."sussurra.
"Lo so, ma devi comunque spogliarti." Mostro un sorriso suadente. Abbastanza convincente da stordirla.
Porto le mani sulla parte anteriore dei suoi jeans e faccio uscire il bottone dall'asola per poi abbassare la zip strattonando in maniera decisa verso il basso. Strattono i pantaloni verso il basso e una volta che hanno superato il suo culo prosperoso, calano da soli. Si sfila gli stivaletti e li scalcia via. Uno slip in pizzo nero adorna il suo inguine, allungo l'occhio verso la parte posteriore e vedo il suo culo quasi completamente esposto. Anche un santo, perderebbe il controllo! Basta ragionare, ora si agisce! Le afferro le natiche e le stringo nelle mani. Sono morbide ma sode.
"Uhm..." mugugno in appezzamento. Stringo e accarezzo la pelle. Incavo le dita e spingo il suo corpo verso il mio. Incurante della sua ferita, incurante di tutto il resto. Le schiaffeggio una natica e ammiro il rossore che compare sulla pelle pallida. Le sue pupille si dilatano, il suo respiro aumenta. Le piace, tanto quanto piace a me. "Avresti dovuto spogliarti da sola. Non avresti dovuto mai accettare questo lavoro. Ora è troppo tardi per tirarsi indietro Luce!" Mi abbasso alla sua altezza, le lecco le labbra al centro e con una spinta la faccio cadere sul divano. Resta ferma allibiti. Il maglione se sollevato sulla vita. Osservo il suo addome, che non è del tutto piatto ma mi piace. I suoi fianchi sono prosperosi, scendo con lo sguardo verso le sue cosce tornite e dischiuse. Lì al centro, rivestito dal del pizzo c'è il centro della mia perdizione. Chiude le gambe completamente e attira la mia attenzione.
"Mi devi medicare..."afferma con tono deciso e indica il suo ginocchio. Abbasso lo sguardo e noto un taglio sul ginocchio. È abbastanza profondo ma non servono punti. Mi allontano lentamente e osservo il suo corpo, ogni volta che posso.Prendo da un cassetto della scrivania il kit di soccorso. Perché lo sto facendo? Se si fosse ferita una delle mie burlesque e si fosse trovata nel suo giorno fortunato, me la sarei scopata incurante di tutto. Non sono nemmeno se lei si meriti un tale trattamento.
Lei è come tutte?
Lei è diversa da tutte?
Lei è semplicemente Luce, ed io non so chi è realmente.
Prendo una benda e mi avvicino al suo corpo. Mi siedo accanto a lei sul divano.
Non mi inginocchio, non mi inginocchio per nessuno.
"Allunga una gamba" comando con tono autoritario.
"Ti inginocchi fra le gambe delle donne solo per concedergli determinati piaceri?"ribatte con un tono di irritazione.
"Chi ti dice che io lo faccia?"ribatto divertito.
"Chi mi garantisce che tu non lo faccia?"ribatte. Mi piace è sveglia, intelligente e non si lascia fregare facilmente.
"Nessuno, non c'è certezza. Puoi basarti su quello che dico."
"Tu non dici nulla, e ciò che dici non so nemmeno se sia vero. Knight ho scoperto il tuo vero nome dopo mesi e non vuoi nemmeno che lo usi sul posto di lavoro." Si lamenta.
"Non ti interessa. Non dovresti nemmeno saperlo! Non c'è niente tra di noi. Tu lavori per me e basta! Ora dammi la tua fottuta gamba!"
So alza improvvisante aumentando l'afflusso sanguigno nella zona fra le mie gambe.
"Allora puoi darmi la mia divisa, così vado a lavorare! Se tu non l'avessi spostata, io non sarei qui!"urla facendo oscillare i suoi folti capelli biondi. Senza scarpe è talmente piccola.
Litigare con lei mentre è in mutande e maglione, per me è davvero esilarante.
"È inutile che tenti di fare la leonessa con me. Risulti un pulcino spennacchiato e arrabbiato"ribatto con un sorrisetto divertito. Sbatte un piede a terra e scuote i capelli. Mi punta un dito contro e mi viene nella mia direzione come una furia. Che ridere!
"Tu..." Prima che prosegua, mi alzo in piedi, solo per intimorirla. Quasi sbatte contro il mio petto e indietreggia di un passo per evitare di finirci contro.
"Io?"ribatto.
"Non c'è la faccio così! Metti dei limiti e rispettali!" Indietreggia ancora.
"Smettila di fare così e siediti, così potrò medicarti. Non siamo niente io e te. Non c'è motivo per cui tu possa o meno essere arrabbiata..."concludo.
"Sarei arrabbiata con chiunque si fosse comportato nella tua stessa maniera. Estraneo oppure no! Ho litigato persino con il pazzo del vivaio! Si è comportato male con me e nonostante era un estraneo ha ricevuto la sua dovuta dose di merda!"urla fuori di sé. Muove le mani in maniera concitata e cammina avanti e dietro davanti a me.
"Se anche la tua teoria dovesse avere un senso, non mi interessa. Mi stai sporcando il pavimento di sangue. Quindi siediti su quel fottuto divano ora!"Alzo la voce e le indico il divano. Mi sorpassa, e ammiro le sue chiappe sferiche. La natica sinistra ha il segno della mia mano. Se sapesse quanti altri schiaffi sul culo le darei, per il suo modo di sfidarmi! Si rimangerebbe ogni parola o non parlerebbe più! Afferro le fasce,dell'acqua ossigenata e qualche fazzoletto per ripulirla. Mi siedo accanto a lei. Incrocia le braccia e allunga la gamba ferita. Le accarezzo la coscia per poi arrivare sul suo ginocchio. La sua pelle morbida e liscia mi eccita.
Chissà con quanti uomini è stata, chissà quanti uomini hanno toccato la sua pelle, chissà se lei crede nell'amore oppure no.
Le ripulisco il contorno della ferita e getto un po' d'acqua ossigenata per disinfettarla, non emette un fiato. Si morde il labbro e guarda altrove.
"Anche se non mi guardi, io non sparirò. Sono presente nella realtà, e nella tua mente attraverso il ricordo che hai di me. Ricordo che può essere piacevole o spiacevole. Non chiederti il perché o il come. Ascoltami e basta. Non serve a nulla il resto"asserisco con tono distaccato.
"Non voglio restare in superficie come tutti. L'ascolto è la migliore chiave per capire gli altri non è così?"ribatte.
Cappucetto rosso tenta di sfiorarmi l'anima con un fiore.
Tenta di guarire le mie ferite con i suoi petali.
Ma cosa se ne può fare il diavolo con il fiore della sua gentilezza?
Può solo bruciarlo.

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