Capitolo 12

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Canzone: Baby You're worth it (Kina⬆️)

Diana

Dopo aver fatto la doccia ,raccolgo i capelli in una crocchia. Mi infilo frettolosamente un jeans e una felpa, e mi dirigo verso la camera da letto di mia madre. Ho bisogno di parlarle. Spingo leggermente la porta e ritrovo mia madre seduta sul letto. Mi sorride dolcemente appena vede il mio testone emergere dalla porta.
"La mia bambina...vieni qui." Spalanca le braccia e mi fa cenno di entrare. Ho le ciabatte a forma di zampa di elefante e so che sono brutte ma sono molto calde. Corro e salgo carponi sul letto, nonostante la mia età, quando mi guarda così ritorno sempre la sua bambina. Mi sento ancora un po' bambina.
Mi poggio sul suo ventre ormai scarno e porta le mani su i miei capelli, li scioglie e inizia a giocare con le ciocche. Mia madre è la persona che amo più al mondo. Sacrificherei me stessa, compresa la mia stessa vita se fosse necessario per lei.
"Raccontami, cosa c'è che non va?"domanda arricciandosi una ciocca di capelli fra le dita. Con lei ho parlato sempre di tutte le mie relazioni ed è stata una grande guida. Mi ha fatta rialzare e ricominciare quando era necessario, non mi ha mai fatto perdere fiducia nell'amore.
Secondo mia madre l'amore è un motore invisibile che spinge il mondo senza che se ne accorga.
Agisce senza farsi vedere, regala senza chiedere e senza perché.
Ormai le persone sono abituate alla violenza e non più all'amore.
Sono educate all'insensibilità, in una società instabile, che uccide la purezza e l'innocenza dei bambini e distrugge i loro sogni, ma la mia mamma mi ha insegnato a sognare anche quando non dormo più, mi ha insegnato a dare amore dove l'amore non c'è. Mi ha insegnato a dare colore dove domina il nero, mi ha insegnato a trovare quella cosa bella in un mare di cose brutte.
Mi ha insegnato ad essere ottimista, a credere e avere fede in me stessa e nella mia famiglia.
Ho fede in lei, è la mia unica credenza.
"Sto lavorando in un bar..."biascico in maniera evasiva. "Il mio capo è molto attraente, mi ha baciata e mi ha smosso qualcosa dentro..."biascico un po' a disagio. Non mi sono mai trovata in una situazione del genere. È difficile dover gestire i sentimenti.
"Dov'è il problema?"domanda, sollevo lo sguardo e incontro il suoi occhi azzurri. Ha le sopracciglia chiare quasi invisibili inarcate.
"Lui non crede nei sentimenti e non crede nelle relazioni. Non si fida di nessuno e vuole dalle donne una sola cosa..."balbetto con schiettezza. Mia madre increspa le labbra.
"Tu dagli tutto il resto tranne l'unica cosa che desidera. Imparerà a fidarsi di te e capirà che di te si può fidare" conclude mia madre con un sorriso enorme. Mi bacia il naso e poi entrambe le guance. Ha ragione, potrei provarci. Potrei far capire a Victor che di me si può fidare anche se sarà molto difficile convincerlo. "Ti piace davvero molto Diana..."mormora scompigliandomi i capelli.
"È diverso dagli uomini che ho conosciuto e mi piace proprio perché è qualcosa di nuovo e mi provoca nuove sensazioni"È bello sentire le emozioni. Ogni volta che devo vederlo entro in uno strano stato di ansia, provo sensazioni mai provate che non ho mai provato con i miei ex, ero piuttosto tranquilla solitamente. Allungo la mano e le accarezzo lentamente il braccio scarno, adornato da numerosi buchi causati dalle flebo.
Il cancro è un mostro che ti divora lentamente, e non divora solamente la persona malata ma anche le persone che le stanno accanto.
Lentamente vedo come il suo corpo che sta perdendo le forze, sta perdendo il vigore. Prima il suo viso era tondo e paffuto come il mio. Sposto una mano sul suo petto e sento il suo cuore battere a malapena.Aveva un corpo sinuoso dalle curve latine. Non c'è più niente della donna che conoscevo e mi ha cresciuto, non vedo più il suo spirito combattivo ma vedo che sta firmando un atto che attesta la sua resa.
Si sta arrendo e io lo vedo, non posso fare nulla perché non accada. Non posso fare nulla per incatenare la sua anima e il suo cuore su questa terra. So che una volta che lei non ci sarà più si porterà una parte di me con sé.
Non voglio perderla, non voglio perdermi. Non voglio rinunciare al suo tono carezzevole, al suo sarcasmo e alle sue parole di conforto e di incoraggiamento.
È sempre stata e sempre sarà la mia casa.
Un luogo sicuro dove ripararmi durante una tempesta,
un ricordo caro che mi riscalda il cuore.
Un abbraccio caloroso che mi fa risollevare. Un volto dolce che mi scioglie il cuore ogni volta che la vedo.
Provo per lei un sentimento talmente profondo che sono consapevole che potrebbe annientarmi.
Senza di lei sono persa,
senza di lei mi sentirei meno me e più vuota. È tra quelle uniche persone di cui mi fido ciecamente.
Vorrei qualcuno che mi tocchi la mente come si tocca la pelle.
Che mi accarezzi il cuore con i gesti e non con le parole,
che seduca la mia mente con la sua intelligenza.
Cerco qualcosa di romanzesco che non esiste ma può essere creato solo da un bravo scrittore.
"Sai quando ho conosciuto tuo padre, non l'ho amato solo per il suo aspetto ma soprattutto perché era diverso. Ogni volta che tornava da un lavoro in un cantiere mi portava una rosa rossa. Poi quando ha capito che le rose non mi piacevano ma mi piacevano i girasoli mi ha regalato quelli. Un solo girasole, un girasole che mi cambiava la giornata e continua a farlo..."ammette sorridendo indicando un girasole poggiato sul comodino accanto al letto. È l'ultimo girasole che papà le
ha portato qualche giorno fa, prima che partisse. Fisso il suo volto e osservo nei suoi occhi il film dei ricordi che piano piano prende vita. C'è così tanto da fare, voglio sapere ancora così tanto.
"Mi racconti ancora come vi siete conosciuti tu e papà?"
Conosco la storia a memoria, ma mi piace ascoltarla.
Mi alieno dal mondo e viaggio con lei nei vecchi anni ottanta, in cui l'amore era sempre lo stesso ma le persone erano diverse. Il mio cellulare vibra è noto un cellulare di mia sorella maggiore che mi domanda come stia mia madre. Perché non la chiama? Perché non le chiede direttamente lei come sta?
"Vuoi che te lo racconti ancora?" Annuisco senza aggiungere altro. Ne ho bisogno, ho bisogno di credere nell'amore in un mondo ormai quasi privo di amore.
"Era estate, io e le mie amiche stavamo festeggiando la fine degli esami e l'inizio dell'estate che precedeva il periodo in cui ci saremmo divise e saremmo andate in college diversi. Stavamo camminando allegramente con i nostri gelati in mano quando ad un tratto il mio sguardo è stato catturato da un ragazzo. Aveva dei capelli castani e ribelli, un ciuffo gli ricadeva sulla fronte. Due grandi occhi castani e intensi che hanno catturato il mio sguardo immediatamente. Indossava una semplice t-shirt bianca e dei jeans aderenti. Con spavalderia si avvicinò a noi e mi chiese di uscire la sera stessa senza fare troppi giri di parole. Passano una serata fantastica. Ci innamorammo a piccoli passi..."sussurra l'ultima frase prima di sbagliare. La fisso con occhi sognati immaginando di poter trovare una persona che mi catturi con un solo sguardo.
Voglio amare profondamente e lentamente proprio come ha fatto mia madre.
Voglio un amore sopra le righe e fra le righe. Voglio avere lo stesso sguardo che ha lei dopo anni di convivenza e matrimonio.
Voglio un per sempre dove il sempre non esiste.
Voglio tutto dove non c'è niente.
Voglio la cosa giusta nel momento sbagliato. Voglio qualcuno che mi faccia pensare che il resto non valga nulla ma che il nulla valga tutto.
Mi sollevo dal letto e bacio mia madre su una guancia. Esco silenziosamente dalla stanza e mi dirigo senza dire nulla nella mia stanza.
Afferro il cellulare dalla tasca e decido di chiamare mia sorella maggiore.
"Diana"prorompe in maniera brusca. "Ti ho chiamata questa mattina e ti ho inviato quattro messaggi! Perché diavolo non mi hai risposto!"urla con fare isterico dall'altra parte della cornetta. Sono tentata di chiuderla il telefono in faccia, se lo meriterebbe ma decido di lavorare sui sensi di colpa che lei dovrebbe provare!
"Cerchi di colmare la tua assenza con chiamate e messaggini senza senso nei momenti in cui non sai come riempire la tua vita vuota!"urlo a mia volta. "Non sono la tua dannata segreteria e non mi è dovuto risponderti! Se vuoi sapere come sta la mamma perché non vieni qui?! E non tu inventare la balla del lavoro in ospedale! Avevi ricevuto un'offerta di lavoro qui a Seattle e l'hai rifiutata per il tuo dannato egoismo!"proseguo con tono carico di odio. Si zittisce qualche secondo e respira in maniera concitata.
"Sei solo invidiosa!"urla a sua volta. "Lo sei sempre stata, in realtà tu vorresti essere al mio posto! Libera dai tuoi doveri!"ribatte fon tono aspro.
"Credi che non abbia avuto le mie opportunità per andare via? Sei proprio una stupida! Se vuoi sapere come sta la mamma prendi un dannato aereo e porta il tuo culo floscio qui! Non ti sopporto più, anzi non sopporto più né te né il tuo ego eccessivamente gonfio! Sei un dannato medico, non il presidente degli Stati Uniti! Smettila di svalutare gli altri per sentirti meglio!" Le chiudo il telefono in faccia adirata. A volte desidero che non esista, a volte vorrei non averla come sorella. Quando eravamo più piccole non era così, giocavamo spesso insieme e andavamo d'accordo. Ma poi è andata al college ed è tornata a casa cambiata. Non era più la stessa.
La malattia della mamma non ha fatto altro che corrodere ancora di più il nostro rapporto.
Io mi sono caricata sulle spalle la responsabilità della salute della mamma mentre lei non ha fatto altre che continuare a rincorrere il suo sogno e darmi addosso continuamente.
Sollevo lo sguardo verso il grande orologio posto sul mio mobile e noto che è già arrivata l'ora di andare a lavoro.
Mi tocca stamparmi un sorriso sul volto e armarmi di pazienza!
Mi spoglio e lancio i vestiti alla rinfusa e mi incammino stile zombie verso l'armadio.
Forza Diana, devi solo scegliere dei vestiti, ma sembra che il mio cervello non voglia proprio collaborare.
Mi porto le mani sul viso con esasperazione e sbruffo sonoramente. Prendo una gonna color carne lunga fino al ginocchio e svasata, è un maglione largo color cipria. Osservo i tacchi come se fossero il mio peggior nemico in questo momento. Abbasso lo sguardo verso i miei piedi ancora doloranti.
"Forza ragazzi , giuro che vi porto da una massaggiatrice dopo la giornata di oggi!"mormoro rivolgendomi ai miei piedi o forse a me stessa.
Un altro giorno inizia, ma la mia vita continua ad essere il solito casino.
La mente ancorata al pensiero di Victor.
Così sbagliato eppure penso che lui valga tutte le pene.
È una metà irraggiungibile nonostante non sia così perfetto da essere ritenuto impossibile.

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