Capitolo 17

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Victor

Sono belle le cose che sfuggono dalle mani come la sabbia, ti lasciano uno strano senso di felicità e con la voglia di riprenderle.
Non ti stanchi mai, le vuoi continuamente.
Diana mi sfugge dalle mani come la sabbia e questa mi porta a desiderarla, volerla riprendere continuamente.
Il pendolo oscilla avanti e dietro, un po' come fa la mia mente.
Va avanti verso il futuro e a volte torna indietro nel passato.
La serata di beneficenza si avvicina e continuo a domandarmi se ho scelto la persona giusta. Diana ha l'intelligenza e i modi ma anche un cuore e dei sentimenti che non sa gestire. Finirò per piacerle. Finirò per ferirla come ho fatto con tutte le donne che sono finite per provare qualcosa per me. Non voglio di più. Voglio quello che ho. Gli uomini come me, con il mio passato, con il mio vissuto, con la vita che conducono, con la vita che condurranno non possono permettersi di avere qualcuno accanto. Malcom scende dalla sua Lamborghini e mi raggiunge con passo sicuro. Ha il solito sguardo sprezzante e ogni tanto si guarda intorno quando gli passa accanto una bella ragazza.
"Horwell"Mi saluta con un cenno del capo e mi affianca. Non sono pronto per sostenere un incontro con sua madre. Ogni volta che mi vede, trova qualche motivo per redarguirmi.
"Victor quando ci presenterai la tua compagna?"
E poi continua con "Victor lavori troppo"
E poi prosegue "Victor devi prenderti una pausa!"
E c'è anche "Victor quando mi porterai dei bambini, con più precisione i tuoi bambini?"
Mi domando per quale motivo mi sia lascito convincere, non sarei dovuto venire.
"Mi ricordi perché sto venendo a questo brunch?"borbotto più a me stesso che a Malcom che sghignazza soddisfatto, consapevole del fatto che ogni volta che lo accompagno, le domande sono direzionate solo su di me e non su di lui!
"Perché la mia famiglia, in un certo senso è anche la tua e sai benissimo che se non ti fossi presentato di tua spontanea volontà, probabilmente mia madre sarebbe venuta a prenderti"conclude con tono lapidario.
La signora Stuart è una donna di altri tempi e di sani principi. Ci tiene a me come se fossi suo figlio ma allo stesso tempo mi invoglia a frequentare sua figlia. La sorella di Malcom è una bellissima ragazza, intelligente ma non è la donna adatta me. Troppo prima donna, troppe pretese, troppi schemi e devo già sopportare gli schemi che la società mi impone per vivere una relazione negli schemi.
Non potrebbe mai adattarsi ad uno come me e ai miei desideri e non voglio nemmeno che si adatti. Non voglio vivere una relazione fatta di etichette e bon ton, almeno nella mia vita privata voglio essere libero e disinibito.
Nessuna donna è adatta ad un uomo come me.
Non ci sono soluzioni, sono come un problema ancora irrisolto per cui stanno cercando ancora il procedimento per arrivare alla risposta.
Cercano il mio principio regolatore ma il problema è che una parte di me non ha principi.
Victor è qualcosa che può essere risolto,
Knight no.
Victor può essere capito,
Knight no.
Victor è l'essere, Knight è il non essere e ciò che neppure può essere pensato.
Ho sovvertito ogni regola morale e legge sociale.
Ho creato le mie regole e le mie leggi con Knight.
La mia è una libera interpretazione della concezione di Parmenide. "Ciò che è non può non è essere e ciò che non è non può neppure essere pensato."
Erano queste le parole che recitava il filosofo. Ciò che conosciamo esiste, ciò che non conosciamo è ignoto e non può neppure essere pensato. Siamo ciò che siamo e non possiamo mutare quel che siamo, a tale opinione si potrebbe anche opporre la concezione secondo cui in ogni secondo il nostro essere muta. La psichiatria, è una scienza che non vanta del fondamento scientifico, come la filosofia non vanta di certezze.
Non c'è nessun principio che assicuri che una determinata terapia possa funzionare sul paziente. Non c'è nessun principio che determini che ci sia una filosofia più certa di altre. Tutto si basa su valori soggettivi e incerti.
Nel caso della psichiatria si potrebbe parlare della bravura del medico nel saper individuare la terapia più adatta che possa portare alla probabilità di ottenere risultati. Non si parla di certezza ma di probabilità. La probabilità che il medico abbia scelto la cura giusta e che il paziente si applichi. Nella psichiatria come nella psicologia c'è una collaborazione fra l'operato del dottore e quello del paziente, per ottenere dei risultati certi ci deve essere collaborazione.
Durante le mie congetture, mi sono recato in maniera metodica all'interno del palazzo dove dimora la madre di Malcom. Appena le porte di acciaio si aprono, entriamo dentro l'ascensore in religioso silenzio.
"Non si è mai pronti ad un incontro faccia a faccia con Miranda Donovan"mormora Malcom grattandosi la nuca nervosamente.
Appena le porte si aprono, ci troviamo davanti non solo Miranda ma anche la sua amatissima figlia prediletta Broke.
Miranda indossa un vestito nero che disegna la sua esile figura. I capelli biondi sono perfettamente acconciati in boccoli che le cadano poco più giù delle spalle. Gli occhi azzurri simili a quelli di Malcom mi guardano in maniera attenta. Mostra un sorriso cordiale e si sporge per abbracciare calorosamente entrambi. Avrei preferito una stretta di mano. Odio ogni forma di contatto. Soprattutto quando è dovuta da costrizioni che derivano dal formalismo.
Broke indossa invece una mini gonna in pelle e una camicia bianca. I capelli castani dalle sfumature ramate sono raccolti in una coda alta che le mettono in mostra il collo, che accarezza, non appena nota il mio sguardo su di lei. Una delle zone erogene è il collo e lei lo sta mettendo in mostra proprio per attirare il mio sguardo. Si lecca le labbra carnose per poi ammiccare spudoratamente. Ha degli occhi verdi intensi, diversi da quelli di Malcom che sono azzurri.
"Prego entrate, vi stavamo aspettando"asserisce Miranda, addentrandosi nella sua lussuosa dimora. Una cameriera ci porge due bicchieri di champagne. Bevo un po' del liquido lasciando metà del contenuto, a differenza di Malcom che si scola l'intero contenuto del bicchiere.
"Ne ho bisogno prima di affrontare qualsiasi conversazione con quella donna." Si giustifica, facendo cenno con il capo verso sua madre.
"Sedetevi, vi devo parlare"prosegue con tono solenne Miranda. Malcom si lasci andare sulla poltrona con poca grazia e resta con le gambe spalancate. Si poggia con fare esasperato il bicchiere vuoto contro la fronte. Sembra distrutto ancor prima di aver combattuto. Io dal mio canto mi siedo con maggiore eleganza e incrocio le gambe come è mia abitudine fare. Broke si siede accanto a me, sono convinto che mi stia fissando. Odio le attenzione indesiderate per di più da chi non desidero.
"Volevo sapere chi fossero le vostre accompagnatrici. Entrambi sapete che sono d'obbligo per la serata e il contesto..."asserisce Miranda sedendosi sulla poltrona davanti al divano.
"Con me verrà Kendall"asserisce Malcom. Prima ancora che possa rispondere con il nome della mia accompagnatrice, Miranda interviene.
"Victor tesoro, non sentirti a disagio se non hai trovato alcuna donna alla tua altezza, Broke sarà più che felice di farti da accompagnatrice"afferma sorridendo. Oh immaginavo!
"In realtà Victor sarà accompagnato dalla misteriosa riccioli d'oro" afferma Malcom al posto mio. Perché nessuno mi dà il modo di rispondere?!
"Non dire idiozie Malcom! Broke cara troveremo un vestito adatto a seconda dell'abito che Victor avrà intenzione di indossare. Non puoi sfigurare accanto a lui..."Prima che continui con le sue congetture, la fermo alzando una mano a mezz'aria.
"Mi dispiace interromperla ma devo declinare la sua offerta, ho già una accompagnatrice"affermo mostrando un sorrise cortese.
"Oh, e chi sarebbe la dama in questione?"domanda con un tono altezzoso che già fra presumere che riterrà qualsiasi donna inferiore rispetto a sua figlia.
"Verrà a conoscenze della sua identità la sera stessa. Spero che non me ne convenga per il mio riservo"Abbasso lo sguardo e noto numerose notifiche sul mio telefono. Il lavoro chiama e non sono mai stato così felice di tornare a lavoro. È la mia ancora di salvezza nella maggior parte dei casi e anche in questo.
"Mi dispiace ma devo davvero andare. Questioni di lavoro."Mi alzo in piedi e mi appresto a raggiungere la porta, nonostante gli sguardi di supplica di Malcom. Lo sto lasciando da solo in mezzo alle iene, me lo rinfaccerà a vita.
"Attenderemo con fervore il tuo arrivo e quello della tua accompagnatrice"asserisce Miranda mentre mostra un sorriso falso.
"Non ci faremo attendere troppo. Sono sicuro che resterà abbagliata" ribatto entrando nell'ascensore. Luce si fa notare.
È come la stella polare.
La più luminosa tra le stelle e la più utile. Guida i marinai nei momenti di necessità. Eppure nonostante io abbia tutti i mezzi necessari, voglio farmi guidare per una notte dalla sua luce. Le porte si chiudono e io resto solo con l'immagine fissa di Luce nella mia mente.
Voglio inebriarmi del suo candore.
Inneggiare la sua bellezza.
Voglio sporcarla con la mia oscurità,
per sentirmi meno imperfetto,
per sentirmi meno inadatto,
per sentirmi meno solo,
per sentirmi più adatto ad una realtà che non mi appartiene ma a cui appartengo.

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