Capitolo 55

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La vita è fatta di difficoltà.

Canzone:Empty House (Billy Lockett⬆️)

Diana

Sapevo che dopo l'incidente stargli accanto sarebbe stato difficile ma non sapevo quanto lo sarebbe potuto essere.
C'erano giorni in cui ci amavamo e altri in cui ci odiavamo come se fossimo i peggiori nemici.
C'erano volte in cui lo capivo e altre in cui non si lasciava proprio capire perché non voleva.
Quando mi raccontanto quanto fosse avvenuto dentro casa di suo padre, sono rimasta sbigottita, nei suoi occhi mentre parlava c'era profonda tristezza che percepivo sotto la pelle. Una tristezza e un dolore che mi fatto piangere e che spesso mi fa piangere quando ricordo il suo volto.
La sua anima è scissa da troppo tempo ed io non posso far nulla.
È così solo, è sempre stato solo.
Ma ora ci sono io e non ho intenzione di lasciarlo andare.
Ha sempre questa eterna voglia di solitudine che lo rincorre e lo perseguita.
È stato per così tanto tempo solo che a volte difficilmente accetta la mia presenza. Capita spesso che mi senta di troppo, soprattutto quando si chiude nel suo studio e mette uno dei suoi vecchi dischi in vinile.
Per stargli accanto sono finita per lasciare ogni stabilità, ho lasciato New Orleans, ho abbandonato la possibilità di avere una relazione stabile con Ethan, ho strappato via ogni certezza per immergermi nel suo strambo mondo. A volte sono dispiaciuta di aver calpestato i sentimenti di Ethan ma Victor è l'unico uomo per cui provi realmente qualcosa.
Mi ha detto di voler lasciare la sua villa e comprarne un'altra dove ricominciare insieme, ne abbiamo viste molte, eppure nessuna sembra andargli bene.
Cammino a piedi nudi in cucina, sono le sei del mattino e ho fame. Mi metto delle cuffie alle orecchie e faccio partire la canzone Happy di Pharaller Williams. Ballo in maniera lenta e un po' stupida mentre avanzo sulle note verso il frigorifero, con la pancia che mi precede. Ho indossato una delle camicie di Victor di cui ho abbottonato solo due bottoni per coprirmi il seno.
Apro lo sportello del frigo e individuo una vaschetta di gelato al cioccolato.
"Happy..." esclamo affermando la vaschetta e sgranando gli occhi per la felicità. Appena chiudo lo sportello mi ritrovo davanti il mio diavolo preferito che mi fa spaventare come spesso capita. Sogghigna divertito e si pizzica il mento adornato dalla barba incolta ma curata. Ha indosso solo un paio di boxer neri che coprono a stento la sua virilità che viene delineata perfettamente dal tessuto. Risalgo con lo sguardo sul suo addome per poi procedere percorrendo il suo corpo fino a giungere al suo viso. Mi sfila le cuffie dalle orecchie e ascolta la canzone.
"Happy?"domanda ironizzando. Annuisco vistosamente e apro la coppetta del gelato, ancor prima di prendere il cucchiaio uso un dito per prenderne una porzione. Me lo infilo in bocca ed entro estasi e chiudo gli occhi per godermi l'attimo. Appena li riapro mi soffermo sull'espressione stranita di Victor.
"Pensavo di essere l'unico a regalarti questo genere di piaceri..."mormora. Si abbassa alla mia altezza e mi ripulisce con la lingua il lato della bocca dal cioccolato. Infila una mano fra i nostri corpi e mi sfiora il ventre. Piano piano tenta di avvicinarsi anche al nostro germoglio. Si avvicina a lei con molta cautela e lo fa anche con estrema lentezza ma mi va bene così. Si incupisce appena il suo sguardo si sofferma sulla mia pancia.
"Tu non sei lui..."sussurro accarezzandogli la guancia. Retrocede di un passo e si sofferma sulla sua camicia. Allunga una mano e libera uno dei bottoni, poi fa lo stesso con l'altro. Sposta il tessuto e fissa il seno che ha scoperto. Lentamente ripercorre con le dita la curva del mio seno che diventa sempre più prosperoso e risale sul colletto. Resto ferma, con la coppetta sorretta a mezz'aria e la fame che man mano scompare.
Non so mai cosa abbia intenzione di fare, non sarebbe la prima volta che mi spoglia per poi osservarmi e basta. Afferra il tessuto e lo abbassa su una spalla e poi fa lo stesso con l'altra, fino a far scivolare la camicia dalle mie spalle. I miei capelli arrivano poco più sopra del seno e la loro lunghezza non basta per coprirmi. Sorride soddisfatto e retrocede di altri due passi. Inclina la testa lateralmente e mi fissa studiando ogni singolo dettaglio del mio corpo. Parte dal viso e lentamente scende sul mio collo. Poi sul mio seno, si sofferma sulla pancia e poco più sotto sugli slip neri, che sono l'unico indumento che mi copre. "Mi godo la tua evoluzione..."sussurra. "I cambiamenti del tuo corpo mi aiutano a realizzare..."spiega. Man mano avanza nuovamente verso di me. "E poi mi piace contemplarti senza vestiti..."prosegue con un ghigno diabolico. Afferra il contenitore del cioccolato e posa sull'isola. Mi posa un bacio sulla guancia e poi scende sul mio zigomo, man mano percorre con le labbra una linea retta che parte dalla mia giugulare e scende sempre più in basso. Passa nel solco fra i miei seni e alla fine si inginocchia e posa un bacio al centro della pancia e avviene qualcosa di sconvolgente, la bambina muove un piede o una mano contro la pancia, facendo muovere la pelle. Victor resta sorpreso e osserva lo stesso punto. Picchietta con il dito come per richiamarla. "Mi sente?"mormora con tono basso e roco. Si rialza in piedi e mi ridà la coppetta di gelato. Resta accigliato e in silenzio. Non riesco a decifrare il suo stato emotivo e sembra non riuscirci nemmeno lui.
"Tutto bene?"domando con una nota di preoccupazione. Sollevo il tessuto della camicia sentendomi nuovamente vulnerabile sotto il suo sguardo. I suoi cambi di umore repentini sempre più frequenti mi destabilizzano.
"Io vado..."mormora dirigendosi fuori della cucina come una bestia che fugge da un pericolo imminente.
Va? Dove va? Prendo un cucchiaio dalla cucina e lo seguo per casa come se fossi una matta con la costante paura di essere abbandonata. Ma non so mai cosa possa fare.
Mangio il gelato mentre lo seguo, si dirige verso la biblioteca ma prima che possa seguirlo, mi chiude la porta in faccia. Resto dietro la porta in legno senza sapere esattamente cosa fare.
Busso ed entro? Entro direttamente? Me ne vado e lo lascio solo? Ha bisogno di me oppure no?
Improvvisamente sento le note di Clair de lune di Beethoven e capisco che sta compiendo una delle regole della sua routine. Capita spesso che si chiuda in biblioteca o in studio, che si denudi e si metta a leggere mentre ascolta le sinfonie di Beethoven che ho capito essere il suo preferito.
Mi siedo pazientemente contro il legno della porta e mangiucchio il mio gelato mentre aspetto che esca dalla sua prigione e mi permetta di entrare con lui nel caos che governa nella sua testa.

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