Capitolo 28

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Canzone: you say (Two Feet ⬆️)

"Sono fatto così..."

"Conosciamo ciò che siamo ma non ciò che potremmo essere"  ribatte citando Otello.

Victor

Se sta lì in un angolo del divano con il volto che viene rigato dalle lacrime.
"Ti piace giocare con le persone?"dice improvvisamente interrompendo il silenzio che aleggiava nella stanza.
"Mi piace giocare in generale, ma amo giocare con le donne..."ribatte con tono duro e deciso.
Mi nascondo e fingo di essere perfetto, so di essere un diavolo ma fingo di essere un cavaliere.
Non faccio promesse.
Non faccio sognare con le parole che non sono altro che un cumulo di illusioni.
Non le do nulla di più.
Quello che tutte si meritano.
Fingo oppure no?
Se fingo, fingo con tutte o con qualcuna?
Se fingo sono bravo a farlo, mi faccio i complimenti sono un ottimo attore.
Deve capire che non posso entrare nel suo giardino della libertà.
Sono legato da catene indistruttibili, chiuso nella casa della mia mente.
"Sono fatto così..."aggiungo.
Vorrei dirti cose che non dico a nessuno ma tu Luce, mi tradiresti.
"Sappiamo ciò che siamo, ma non quello che potremmo essere..."ribatte citando Otello. "Ora che ti sei divertito a giocare con i miei sentimenti schiacciandoli senza alcun ritegno, puoi anche lasciarmi andare..."asserisce con tono arrendevole.
"Ti arrendi così in fretta? Dichiari la resa ancora prima che la battaglia abbia inizio?" Sbuffo il fumo nella sua direzione in maniera tale da non vedere la sua figura in maniera chiara ed evitare di impietosirmi.
Devo ricordare a me stesso che le sue non sono altro che le lacrime di un capriccio, sono come un gioco che non può ottenere e da brava bambina capricciosa piange.
"Questa sera si. Tu non capisci proprio ho perso la persona più importante della mia vita e tu ti diverti a disintegrarmi..."ribatte con tono carico di tristezza. La persona più importante della sua vita.
Mi volto verso la finestra e fisso il mare per non guardare la sua anima che piano piano si spezza.
"Sapevi che esistono due tipi di amore secondo Osho. L'amore bisogno o l'amore carenza e l'amore dono. L'amore carenza è un'amore immaturo il primo amore che proviamo. Quell'amore di dipendenza che proviamo verso nostra madre, abbiamo bisogno di lei e ci convinciamo che sia necessaria la sua presenza per sopravvivere. Molti vivono con la convinzione che l'amore sia non poter far a meno dell'altro ma in realtà non è vero amore. Non si può soffrire per amore. Perché l'amore vero, quello maturo, è offrirsi completamente all'altro con la possibilità di cadere ma non farsi male. Perché viviamo con la consapevolezza che l'altro non ci potrà fare lo stesso dono, un dono che non chiede niente in cambio. L'amore maturo non imprigiona, non crea dipendenze. Se ami in maniera matura tua madre e non più in maniera infantile, riuscirai ad andare avanti. Piano piano ti renderai conto che lei ti ha fatto il suo dono e tu il tuo e non ci sarà alcun risentimento..."concludo.
Mi abbraccia da dietro facendomi irrigidire, le sue mani piccole si poggiano contro il mio petto. Una esattamente in corrispondenza del mio cuore che  aumenta il suo battito ma non per qualche sentimento ma per l'ansia che mi scaturiscono questo genere di attenzioni che non sono abituato a ricevere.
Le sue lacrime mi bagnano la schiena e per un secondo non vorrei essere me ma un uomo adatto a questa situazione, solo per starle accanto nella maniera giusta.
Ma io non sono un altro.
"Credi in quello che hai appena detto o lo dici solo per circostanza?"domanda con voce tremolante.
"Ti ho detto ciò che crede Osho, non ciò che credo..."ribatto sogghignando. Mi infilo la sigaretta in bocca e mi zittisco da solo.
"Tu cosa credi?"
"Non ho credenze ma idee che mi tengo strette e riservate." Le afferro i polsi e mi volto. Mi sfilo la sigaretta e la poso fra le sue labbra. Ha gli occhi lucidi e piedi di lacrime. Inspira il filtro per poi afferrare la sigaretta fra le dita. Soffia il fumo lateralmente e si acciglia.
"Non ti condividi con nessuno..."asserisce a se stessa più che a me.
"Perché dovrei farlo?"
"Per andare oltre i tuoi limiti. Vivi nelle tue barriere senza permettere a nessuno di valicare il recinto che ti sei creato attorno. Così non avrai mai la possibilità di capire se siamo tutte realmente uguali come credi..."risponde con schiettezza.
Per un nano secondo ho quasi creduto alle sue parole.
È talmente sicura di quello che dice da essere riuscita quasi ad abbindolarmi, quasi...
"Ah non dire stronzate Diana, anche tu la conosci la verità..."ribatto aspramente. Mi allontano da lei e dalle sue parole velenose per la mia mente.
"Dici di non avere credenze ma in realtà le hai. Le vedo nei tuoi occhi. Tu credi che tutte le donne siano delle serpi che ingannano e usano ma non è così. Non so chi..."La fermo prima che continui a dire le sue fesserie.
"Non sono stato mollato. Ho sempre avuto questo genere di rapporti ma solitamente le mie partner parlavano molto meno di te. Smettila di provare a capirmi, non ci riusciresti comunque. Non ci sono spiegazioni a quello che sono..."Mento spudoratamente ma non sono intenzionato a condividere le mie debolezze con il nemico.
"Stai mentendo. Tu non vuoi dirmelo..."ribatte.
Che fa? Mi legge nella mente?
Dov'è il trucco?
Per caso ora fa uscire da qualche cappello mia madre e mio fratello?
Scuoto la testa divertito dalle mie stesse idee e mi incammino verso il mio cappotto.
Ho fatto una stronzata con questa strana idea della gentilezza.
"Non ho bisogno di una crocerossina che mi salvi. Sto benissimo Diana. Ora prendi le tue cazzo di cose e andiamo..."borbotto. Mi infilo la giacca e attendo che faccia lo stesso. Spegne la cicca fra le dita.
"Eppure non sembra che tu stai bene..."continua a stuzzicarmi.
"Vuoi che ti dimostri quanto sto bene e posso farti star bene e zitta?"domando con fare provocatorio.
"Fallo con le tue burlesque, attieniti ai tuoi confini..."ribatte con lingua tagliente.
"Potrei dare un taglio alla regola. Sono sempre io a decidere..."ribatto alle sue spalle. Si infila il giubbotto e mi guarda con fare sprezzante.
"Non sarò il tuo strappo alla regola ma sarò il tuo nuovo limite..."ribatte con tono divertito.
"Non credo proprio Diana, tu sei solo una mia pedina da muovere sulla scacchiera come desidero..."
Tento di abbattere le sue false credenze ma sembra quasi impossibile farlo.
Vuole arrivare lì dove nessuna è mai arrivata ma non sa di non poterlo fare.
"Perché non lo fai?"ribatte spingendomi e tentando di scaturire qualche reazione. La afferro il collo e la faccio schiantare contro una delle vetrate, sono stanco di mantenermi nei miei limiti.
"L'hai voluto tu!"ribatto per poi baciarla con passione. Assaporo dalle sue labbra il sapore salato delle sue lacrime. Con una mano accarezzo il suo fianco per poi risalire verso il suo seno che stringo nella presa della mia mano. Le strappo un gemito di piacere. Le stringo il collo con la giusta pressione. Percepisco la sua paura così come la sua eccitazione. Lavoro sui bottoni del suo pantalone e con uno strattono verso il basso la libero dal pantalone e dallo slip. Poso la mano prima sul suo addome, poi sul monte di venere, per poi dispiegare le grandi labbra. Le accarezzo il clitoride e procedo lentamente verso le piccole labbra. Man mano produce delle secrezioni che la illanguidiscono e mi eccitano.
"Toccami..."sussurro suadente. Posa una mano sulla mia erezione ben ricalcata dal tessuto elegante dei pantaloni e ripercorre con la mano tutta la mia lunghezza. Scivolo con le dita verso la sua entrata e la accarezzo. Mi allontano leggermente stordito, non comprendendo quel che diavolo sto facendo. Dovrei scoparmi le mie gemelline, non lei.
Che ci faccio qui? Ma desidero lei e voglio scoparmela. Le stringo il collo nuovamente e mi fiondo sulle sue labbra.
"Liberati dai tuoi vestiti..."ordino. Mi allontano nuovamente per permetterle di spogliarsi. Si disfa delle sue scarpe e poi sfila il pantalone e lo slip.
"Anche quello..."sussurro indicando con un cenno del capo il suo maglione. Se lo tira e lo lancia alla rinfusa. Tutto ciò che resta è un reggiseno in pizzo bianco che contiene i suoi grossi seni. La osservo inclinando il capo, ammirando la sua fisicità. Lei dal suo canto si stringe in se stessa e nello stesso momento mi avvicino e le incastro i polsi nella presa della mia mano. Mi sfilo la cintura e come sono consueto fare, le lego i polsi. Le strattono il reggiseno verso il basso, facendo balzare fuori i suoi seni. Li soppeso entrambi per poi abbassarmi in corrispondenza di uno e succhiare il capezzolo, al contempo stuzzico l'altro fra le dita. La fisso tutto il tempo negli occhi. Diana geme e scuote la testa. Le dissemino il ventre di baci e mi inginocchio davanti a lei.
Nel mio strano modo di fare le cose, le sto chiedendo scusa per essere chi sono, e prendermi ciò che non dovrei.
Le afferro una gamba e me la poso su una spalla e così faccio con l'altra. Schiaccia la schiena nuda contro il vetro alle sue spalle. Mi afferra i capelli fra le mani e geme non appena la mia lingua entra a contatto con il suo clitoride. Le afferro le cosce sul retro e la reggo in maniera tale da farle mantenere l'equilibrio. I suoi piedi spingono contro la mia schiena come se mi invitasse a penetrarla. Affondo la lingua nella sua entrata ripetutamente. Affondo le dita nella pelle bollente delle sue cosce morbide, si sfrega contro il mio viso e geme. Stringe le cosce intorno al mio viso ed io dal mio canto sosto le mani sulle sue natiche e incavo le dita dentro. Le sue secrezioni mi bagnano la bocca e mi spediscono direttamente nel suo universo.
Lontano dalla realtà e più vicino ai suoi sogni.
Mi inebrio del suo sapore e giro gli occhi al cielo, mi sembra di esplodere nei pantaloni. Punzecchi il clitoride finché non sento le sue gambe tremare, prima che possa venire mi fermo. La lecco un ultima volta e lascio che i suoi piedi per poco tempo tocchino terra.
Mi abbasso i pantaloni e i boxer sotto le natiche e mi avvicino al punto dei miei desideri.
Volto Diana e la premo con la faccia contro il vetro.
"Avrai una bella vista ora..."sussurro alle sue spalle. Le schiaffeggio una natica e la penetro con forza facendo schiantare il suo corpo contro il vetro. Le schiaffeggio le natiche svariate volte, finché non le vedo arrossare. Il mio bacino sbatte contro il suo culo che rimbalza ogni volta che i nostri corpi si scontrano. La sua fica mi stringe nella sua stretta morsa, bagnandomi delle sue stesse secrezioni. Erano anni che non provavo una sensazione del genere, una sola volta in tutta la mia vita l'ho provato ma non mi ha portato al culmine.
Non ho mai provato una sensazione così intensa dentro di me.
Diana respira a bocca aperta mentre io la sovrasto in ogni modo.
Osservo il mio membro apparire e scomparire fra le labbra dove vertono i miei desideri.
Il vetro davanti a lei ormai è appannato.
Mi sfilo nuovamente dal suo corpo e la volto nuovamente. La prendo in braccio e la faccio calare lentamente sul mio membro, sorreggendola sospesa sopra di me. Diana posa le sue mani legate dietro il mio capo. Oscilla accompagnando le mie veementi spinte. Poso la mia fronte contro la sua e spingo tutta la mia rabbia e tutto il mio desiderio dentro di lei, il mio fiato diventa sempre più corto, così come il suo. Man mano mi avvicino sempre di più all'orgasmo. La vista lentamente si appanna, le stringo la pelle delle cosce mentre lei posa i piedi contro le mie natiche e spinge contro incitandomi a continuare.
Ad accompagnare il rumore dei nostri fianchi che sbattono, c'è il rumore del mare che si abbatte contro gli scogli.
"Victor..."urla prima di venire facendo contrarre ripetutamente le sue pareti contro il mio membro.
"Voglio marchiarti..."biascico fuori di me.
Voglio renderla mia, lasciare un segno indelebile dentro di lei che ricordi quando qualunque altro uomo le si avvicini.
La bacio con passione e vengo dentro di lei, perdo il controllo e perdo la ragione.
Probabilmente ho perso la ragione nello stesso momento in cui l'ho baciata, oppure nel momento in cui ho visto un altro uomo che tentava di portarla lontano da me.
Non sono mai venuto dentro una donna, anche con l'uso di precauzioni, con lei mi sono lasciato andare persino senza.
Con Kaya ci avevo provato a venire senza l'uso del preservativo, mi ero accertato che prendesse la pillola, ma non ci ero riuscito.
Si sta prendendo più prime volte di quanto lei creda.
Mi allontano dalle sue labbra sconvolto, mentre sento il cuore ovunque.
"Non sono mai venuto dentro una donna, anche mentre facevo uso di precauzioni..."rivelo tirandomi i capelli indietro frustrato. La lascio andare e le libero le mani. Le gambe le tremano talmente tanto che per un pelo non finisce a terra ma le afferro un braccio in tempo e la aiuto a rialzarsi. Man mano che vedo colare la mia essenza fra le sue gambe realizzo quanto è appena successo.
Sta avvenendo ciò che ho sempre voluto evitare, mi sto legando a lei. Devo trovare una soluzione prima che non possa riuscire a gestire tutto questo...
Diana realizza quanto è successo e resta sconvolta quanto me per poi sorridere.
"Mai?"sussurra quasi sbalordita.
"Mai Diana, nonostante ci abbia provato. Non so cosa ci trovi in te..."affermo stranito. "Prima della mia routine c'era il caos e nonostante ci fosse il caos, non sono mai stato libero come in questo momento..."
Inconsciamente per la prima volta dopo quasi un'intera vita, mi sono lasciato andare con una donna.
"Nemmeno io, cioè non ho mai permesso ai miei ex di venirmi dentro..."ribatte.
È la prima che ho baciato, la prima dentro la quale sono riuscito a sentirmi libero e la prima che desidero realmente.
"Ti stai fidando della persona sbagliata..."ribatto scuotendo la testa.
"Dovresti fidarti più spesso di quello che sentì per me. Non ho intenzione di lasciarti..."ribatte accarezzandomi il viso con le mani ancora legate. Sogghigno e indietreggio.
"C'è una serratura e forse tu sei la mia chiave ma forse non c'è nessuna serratura e non c'è nessuna chiave" farfuglio incasinandole la testa ancora di più.
Le sto lasciando conigliere ciò che ne resta della parte migliore di me.
Mi domando se potrà mai capirmi realmente, ma per ora io e lei restiamo connessi in questo attimo eterno.
Forse dopo tempo ho compiuto un grosso errore ma mi sento talmente bene che non voglio pensarci.
In maniera impercettibile sta sconvolgendo la mia vita, devo riprendere il controllo.

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