Capitolo 25

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Canzone : So lonely (The pollice) ⬆️

Victor

Passo la mia vita eternamente tormentato da un logorante dolore.
Un dolore che non mostro a nessuno.
Quasi nessuno...
In realtà non c'è nessuno che conosca tanto bene il mio dolore quanto il mio bicchiere di whisky.
Un fedele amico che rende il mio tormento sopportabile, lo allevia.
È una vita che io e il whisky ci conosciamo, una dipendenza per la vita.
Non posso farne a meno.
Nonostante tenda alla mia psiche continuamente una mano per aiutarla, sembra che i frammenti dentro di me non abbiamo propria voglia di riunirsi.
La mia anima se ne vuole stare sola nella sua prigione.
Sono come un vecchio disco rotto in vinile, che mentre gira riproduce sempre lo stesso brano,
sempre le stesse note,
sempre le stesse parole.
Eppure Diana sembra volerci ballare sulle note del mio disco rotto.
Sembra voler impazzire con me,
sembra voler danzare con la mia follia.
Entrambi siamo ombre sfocate fatte di attimi.
Ma chi non impazzisce?
Solo lo squilibrato che crede di essere normale.
Come è mio solito fare sono dal dottor. Kubek per la mia visita di routine.
Oggi non voglio dedicarmi al mio passato, sono propenso ad analizzare il mio presente e una persona in particolare.
"Vorrei parlare di una cosa che mi è accaduta negli ultimi tempi, e sta influenzando la mia routine..."mormoro addrizzandomi sulla mia seduta. Il dottore si aggiusta gli occhiali da vista e mi fissa con intensità. Interessato al nuovo oggetto del mio interesse.
"Di cosa si tratta?"domanda sporgendosi in avanti e poggiando i gomiti sulla scrivania in legno. Incrocia le dita e attende che gli risponda. Ho catturato la sua attenzione.
"Non dovrebbe dire cosa, ma piuttosto chi..."ribatto divertito.
"Allora di chi si tratta?"domanda divertito.
"C'è una ragazza diversa dalle altre..."biascico incrociando le braccia.
"Cosa la rende diversa?"prosegue.
"Machiavelli dice che ognuno vede quel che tu pari e pochi vedono quel che tu sei. Lei vede in parte quello che sono. È diversa, è come un fiore di luna..."mormoro riflettendo attentamente sulle parole di cui ho fatto uso.
"Ti piace?"Sorride soddisfatto, come se avesse vinto qualcosa.
"Mi interessa, mi interessa studiarla..."rispondo con schiettezza.
"Lo sai che lei non è un caso clinico da analizzare?"Scuote la testa e si acciglia contrariato dalla mia risposta.
"Lo so dottore, ma sono sempre stato abituato ad analizzare le persone che mi circondano. Mi piace analizzare sopratutto le donne. Il loro modo di fare, le loro credenze, la loro astuzia. Sa perfettamente anche lei, che sono delle abili bugiarde e ingannano. Io le capisco prima di essere ingannato..."paleso con schiettezza.
"Dovrebbe imparare ad oltrepassare le sue convinzioni. Non solo le donne mentono, ma tutti mentono. Io e lei almeno una volta in questa giornata, avremo mentito a noi stessi oppure a qualcun altro..."ribatte spalancando le mani davanti a sé, convinto di quello che dice.
"Ognuno di noi vive con un credo fatto di principi di cui non può fare a meno. Il mio è questo..."
Gli paleso senza fare troppi giri di parole.
"Soppiantare una convinzione che ha avuto per anni è difficile, ma questo non significa che sia impossible..." ribatte con tono convinto.
"Nulla è impossibile. Mi sono sempre preposto di raggiungere obbiettivi che per me potessero apparire impossibili e sono sempre arrivato a realizzarli. Sorprendendo gli altri e sorprendendo me stesso. Non le sto dicendo che il cambiamento è impossibile ma le sto dicendo che non potremo mai ottenere un cambiamento radicale..."preciso.
"Non miriamo ad ottenere un cambiamento radicale ma a cambiare ciò che le può rendere la vita complicata. Il suo rapporto con le donne è decisamente conflittuale e credo che se facessimo un tuffo nel passato potremmo ritornare alla matrice del tutto. E renderle palese che ciò che crede probabilmente, non ha fondamenta. Ognuno di noi ha un'interpretazione della realtà che a volte può risultare sbagliata. Magari il sé bambino ha snaturato un evento e ne ha costruito un castello, che concretamente non esiste. Se solo si lasciasse andare e mettesse da parte i suoi muri costruiti dai mattoni della ragione. Potremmo ottenere ottimi risultati..."mormora con fare convincente.
Non ho snaturato nulla.
Sono cresciuto con le giuste concezioni.
Ho un unico dogma, che mi insegna diffidare delle donne.
Per questo ieri mi sono fermato con Luce, sono sicuro che anche lei menta come tutte.
"Sa, con lei ho provato a sperimentare i miei limiti. A vedere fin dove poteva arrivare. Mi sono fermato lì, allo stesso punto in cui mi fermo con tutte..."mormoro e improvvisante mi blocco, mi alzo in piedi e mi accendo una sigaretta frettolosamente. Ho provato ad avere un rapporto completo anche con le mie gemelline, subito dopo aver avuto un rapporto quasi completato con Diana, ma appena mi sono avvicinato all'orgasmo sono finito per bloccarmi e venire fuori. Nonostante avessi controllato che entrambe prendessero la pillola. Non ci riesco. La mia mente si oppone e delle donne diffido. Sono stato tradito dall'unica donna che non avrebbe mai potuto tradirmi, eppure è successo.
Ho visto troppo odio nella mia vita per credere che ci sia della bontà e per credere di potermi fidare.
Ho visto...
ho visto genitori litigare,
ho visto famiglie distruggersi,
Ho visto la rabbia,
ho visto mani usate in maniera sbagliata,
ho visto momenti di distruzione in cui tutto sembrava andare a pezzi.
Ho visto tanti sogni infranti.
Ho visto tante promesse infrangersi.
Ho visto tanto odio intorno a me, da non credere quasi più nell'amore.
Niente potrà mai sanare la mia anima.
Sono costretto a vivere in una prigione.
Una prigione che più passa il tempo e più diventa impenetrabile.
Le vie di uscita si estinguono e il me bambino fermo dietro le sbarre, con le mani avvolte intorno al freddo ferro della mia gabbia.
Gli occhi proiettati verso l'oscurità, lì dove non c'è Knight.
Mi piacerebbe provare a parlare con il bambino nei miei ricordi, che piange dietro le sbarre, e dirgli di non preoccuparsi che c'è la farà anche senza sua madre, che il mondo non gira intorno a sua madre, ma gira intorno a sé. Vorrei dirgli che diventerà un uomo e che non avrà bisogno di nessuno, se non di se stesso, che potrà essere chiunque voglia,
che potrà fare qualunque cosa.
Vorrei dirgli che non deve sentirsi inferiore, che l'odio diventerà solo un compagno fedele e non lo logorerà più come prima.
Vorrei dirgli tante cose, toglierli tante preoccupazioni dalla testa ma non posso.
Lui resta con le sue convinzioni nella sua prigione.
Chiuso in eterno.
Io e Knight possiamo ammirare il fiore di luna nel suo giardino, possiamo vederlo sbocciare nell'oscurità ma non possiamo coglierlo, lo uccideremmo.
"Sono condannato...a questo..."sussurro ad alta voce.
"Victor, cosa stava dicendo?"domanda Kubek attirando la mia attenzione su di sé. Mi porto una mano sulla fronte e me la massaggio. Una forte emicrania mi percuote le membra.
"Che me ne devo andare..."mormoro.
Me ne vado senza aggiungere altro.
Mi infilo la mia giacca e non dico altro.
"La tua visita non è finita, hai ancora quindici minuti..." mormora Kubek raggiungendomi alla porta.
"Li può sprecare per prendere la sua macchina e tornare a casa, non arriveremo da nessuna parta questa sera..."mormoro. Chiudo la porta.
Scappo dalle soluzioni.
Fuggo dalle chiavi per le mie catene e resto assoggettato alla mia maledizione.

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