Canzone: Let me live/ let me die (Des Rocs⬆️)
Victor
"Non ci sono segni di che fanno presumere che qualcuno si irrotto all'interno dell'abitazione di suo padre. Quindi o la persona che lo ha aggredito, aveva accesso a casa sua oppure suo padre è semplicemente caduto dalle scale da solo. E i segni di lotta sul suo corpo risalgono ad un altro scontro. So che lei con suo padre non aveva un buon rapporto..."prosegue l'agente Rochester facendo le sue presupposizioni vane.
"Non l'ho toccato con dito. Non lo avrei mai fatto. Può vederlo lei stesso dalle registrazioni delle telecamere..."mormoro.
"Tutte le registrazioni degli ultimi mesi sono andate casualmente distrutte. Quando è stata l'ultima volta che lei e suo padre vi siete visti?" domanda nuovamente credendo di potermi imbrogliare. Mi ripete sempre le stesse domande a distanza di tempo credendo che possa cambiare la mia versione. Ma è sempre la stessa.
"Poco più di un mese fa. Nel periodo di Natale. C'è stato un confronto, i toni erano accesi come spesso capitava ma non mi sono mai permesso di andare oltre. Si è concluso il nostro incontro con noi due che bevevano scotch. Non c'è altro da sapere.
Vedo mio padre una volta l'anno e lo sento due volte l'anno, il giorno del mio compleanno è sua abitudine farmi una chiamata ed io a mia volta gli porgo i miei auguri il giorno del suo. Il nostro rapporto è limitato a questi eventi. Non c'è nulla da aggiungere." Mi alzo in piedi e mi incammino verso la porta.
"Non ho finito con lei!"abbaia l'agente afferrandomi una spalla. Mi volto con nonchalance nella sua direzione e sorrido divertito.
"Non ci sono prove a sostegno di una possibile accusa nei mie confronti. Quindi sono libero di andare quando e come voglio. Lei sta detenendo un innocente cittadino e sta facendo delle presupposizioni infondate basate sulla sua mera immaginazione. Non c'è altro." Lo fisso dritto negli occhi con sfida. Sposta la mano e mi lascia andare.
"Sono convinto che lei sia colpevole..."mormora.
"Fino a sentenza non posso definire tale e a mio capo non c'è nemmeno un briciolo di prova!"
Esco dalla centrale di polizia. Sono stufo di questo quarto grado infondato.
Sono ancora più stanco delle sue presupposizioni.
Sono stanco del giudizio.
Voglio solo andare a casa farmi una doccia e dimenticarmi tutto.
Da quando Diana è entrata nella mia vita, il mio equilibrio è stato distrutto.
Prima avevo tutto sotto controllo, ora l'unica cosa sotto il mio controllo, è il caffè che preparo la mattina.
Esercitavo la ragione, esercitavo le mie regole, tutto avevo un senso e adesso il senso non ha più un tutto.
Questo è quello che si potrebbe definire un nonsense.
Mi infilo in macchina, mi sfilo il cellulare dalla tasca e noto che ci sono un paio di telefonate dall'ospedale. Non posso far altro che immaginare il peggio a questo punto. Richiamo il numero, un'infermiera mi informa che mio padre ha avuto due arresti cardiaci e che al momento è in un precario stato di stabilità. Mi dice di recarmi in loco, prima che sia troppo tardi. Senza troppe cerimonie le riferisco che ci sarò il prima possibile.Fisso la porta e non mi muovo, non sono mai entrato dentro la stanza.
Mi sono mantenuto sempre alla dovuta distanza, come se lui fosse qualcosa di pericoloso, come se lui potesse ancora farmi del male.
"Papà smettila! Lascialo andare!"urlo mentre gli corro dietro e trascina dietro di sé, stritolando il braccio di Brandom. Il mio fratellone non dice nulla, sembra aver perso la voce, forse è stanco persino di piangere.
"Victor, smettila, scappa!"urlo mio fratello di rimando spingendomi via con la mano libera. Perdo l'equilibrio e finisco per terra. Fisso per l'ultima volta gli occhi azzurri e ormai rassegnati di mio fratello e anch'io smetto di combattere.
La porta della sua stanza viene chiusa a chiave, è poco dopo ciò che sento sono solo strazianti lamento di dolore.
Prendo coraggio e afferro la maniglia della porta.
"Dovresti andare via e riprendere in mano la tua vita. Devi tornare alla tua routine! Altrimenti tutto tornerà a galla!"asserisce Knight con tono sprezzante, sbuffa il fumo nella mia direzione, per poi svanire e al suo appare Brandom mentre tiene stretta la mano di mia madre, che a sua volta si accarezza il pancione. Ma alle loro spalle emerge un'ombra che mi fa retrocedere. Mia madre indossa un abito rosa svasato lungo fino al ginocchio e Brandom un completo elegante e ha i capelli laccati lateralmente.
"Scappa prima che arrivi..."sussurra Brandom per poi posare un dito sulle sue labbra e farmi cenno di restare in silenzio.
Non gli do ascolto ed entro nella stanza.
Domina i tuoi demoni, altrimenti saranno loro a dominare te.
Il luogo è asettico, mura azzurre, silenzio, un solo bip continuo che mi indica che il suo cuore continua a battere. Non mi avvicino, ma mantengo le dovute distanze di sicurezza come ho sempre fatto durante tutta la mia esistenza.
Lui è sempre stato un pericolo.
Un pericolo per me, per Brandom, per mia madre.
Loro sono riusciti a scappare ma si sono dimenticati di me.
In tutti questi anni nemmeno una chiamata, nemmeno un messaggio, ne una richiesta dai social.
Sembra che mi abbiano rimosso in maniera definitiva dalle loro vite e io, ora nemmeno li vorrei dopo che mi hanno abbandonato per tutti questi anni.
Non mi meritavo una punizione del genere.
"Ti salverò, ti porterò via con me. Te lo prometto." Erano queste le esatte parole di mia madre.
"Ti salverò, ti proteggerò sempre." Erano queste le parole di mio fratello maggiore.
Hanno mentito entrambi e mi hanno dimostrato che nella vita si pensa ad un'unica persona, cioè a sé.
Hanno pensato a salvarsi e non salvarmi.
All'età di nove anni sono stato mandato in un collegio, la migliore decisione che mio padre potesse prendere nella sua vita.
Ero troppo doloroso da guardare, ero troppo ingombrante.
Era un uomo libero ed era libero di portare le sue amanti direttamente a casa.
Supponeva che la mamma lo tradisse ma l'unico a tradire era lui,
tradiva lei,
tradiva me e mio fratello,
tradiva ogni valore morale.
Vorrei solo fumarmi una sigaretta, bermi un bicchiere di whisky e dimenticarmi di tutto.
Poi mi rammento che devo ottemperare ai miei doveri di figlio perfetto.
Almeno apparentemente deve sembrare così.
Che preghi che muoia nella mia testa, non cambia l'immagine che tutti avranno impressa nella loro mente, cioè quella di un figlio fedele e amorevole che si reca ogni giorno al capezzale del padre per dimostrargli tutto il suo affetto.
È questa l'immagine che avranno, molto lontana dalla realtà.
Uno spasmo del muscolo del suo braccio attira la mia attenzione. Uno spasmo muscolare.
L'avambraccio è rivolto verso l'alto. Al mio sguardo cade sotto l'occhio qualcosa di insolito. C'è una cicatrice. Mi avvicino in direzione e guardo la cicatrice con più attenzione. C'è una bruciatura cicatrizzata.
"Ad te..."leggo ad alta voce.
Il corpo di mio padre inzia ad avere degli spasmi. Convulsioni. Poi improvvisamente il bip si ferma. Premo il tasto per chiamare l'infermiera che accorre in stanza. Mi dicono di uscire ma resto immobile in direzione. Un medico tenta di rianimarlo ancora.
"Libera..."urla.
I minuti si susseguono. Le infermiere continuando a spintonarmi ma non posso fare a meno di assistere alla sua...fine.
Una fine che spesso avevo tanto atteso, che ora non so più se voglio, alla fine è tutto ciò che mi resterà è lui.
Ora mi resta la sua fine.
Non ho più legami, non ho più nulla.
Posso tornare ad essere ciò che ero, più Knight e meno Victor.
Un'apparenza in meno da preservare, quella di figlio modello.
Ora dovrò solo mantenere l'immagine di perfetto dottore e perverso cavaliere.
Non resta più nulla del mio passato.
Poi come se la mia mente venisse illuminata, collego la parola Venio alle due parole sul braccio di mio padre.
Venio ad te...
Vengo da te.
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Darkest Knight
RomanceAlcuni eventi narrati si basano su fatti realmente accaduti. I veri angeli si nascondono fra le persone comuni, molto spesso hanno volti insignificanti ma cuori talmente grandi da rendere il mondo migliore. Agiscono in silenzio e non pretendono ac...