Canzone: Sail ( Awolnation⬆️)
Victor
L'unico rumore costante sono i miei passi. Uno dopo l'altro si susseguono come colpi veloci e continui.
Le luci dell'alba accarezzano le mura dei grattacieli di Seattle.
Corro per dimenticare, per mettere ordine ai miei pensieri.
Ogni passo è una conquista del mio ordine mentale.
Le fiamme del mio passato divampavano talmente tanto nella mia mente,
da ridurre il mio presente in cenere.
La corsa aiuta a contenere l'incendio.
Una folta chioma corvina corre nella mia direzione, con quante persone potevo incontrare, mi ritrovo lei. Seattle è enorme ma sembra che il fato giochi a mio svantaggio. Kaya indossa una tuta aderente e scarpette da running. Un giubbotto imbottito nero e un cappellino nero. I suoi occhi chiari risplendono. Viene nella mia direzione con un sorriso smagliante. Non voglio nessuno davanti ai piedi, non ora.
"Buongiorno adone..."mormora affiancandomi. Resto in silenzio, così come tace la mia anima, taccio anche io. "Non sei di molte parole, sei stato abbagliato dalla mia bellezza?"prosegue. Mi sta stuzzicando per ottenere una riposata ma non cedo. Appena individuo una scorciatoia che porta a casa mia, giro. Lei mi segue.
Non vorrà credere che possa farla entrare in casa mia! Nessuna donna mette piede nel mio tempio. Lei con me, ha avuto un trascorso simile a quello che ho con tutte le altre, non ha alcun diritto. È stata l'unica con cui abbia provato ad avere un rapporto senza l'uso di precauzioni ma questo non la rende differente.
Aumento il passo e lei sembra sostenere il mio ritmo.
"Puoi correre quanto vuoi, io ti raggiungo sempre e comunque se lo desidero..."asserisce.
"Non voglio essere raggiungo, solo desiderato. Sto andando a casa e ti conviene levarti dalle palle!"borbotto. Aumento maggiormente la velocità, sento il suo fiato diventare più concitato.
Se non lo voglio, lei non può raggiungermi.
Nessuno mi può ottenere e nessuno mi può imprigionare.
"Mi devi almeno un caffè dopo tutto questo sforzo!"urla alle mie spalle.
"Te lo scordi! Uno non ti ho detto di seguirmi, due tu non metterai piede dentro casa mia! " borbotto.
"Invece sarò quell'eccezione che lo farà!"
"Magari potrei essere l'eccezione alla tua routine..."sussurra.
Si credono speciali ma per me sono tutte uguali, nessuna ha nulla di speciale, se non per l'aspetto.
Hanno tutte una peculiarità che mi attira.
"Vi credete tutte l'eccezione alla regola, senza sapere che siete tutte la regola. Niente di straordinario, siete tutte l'ordinario!"ribatto sogghignando. Ferisco il suo ego di donna, sperando che la smetta di seguirmi.
Non voglio nessuno intorno, né ora né mai!
"Non mi paragonare alle altre!"prorompe alle mie spalle.
"Tu non ti comportare come le altre che desiderano altro, rispetto a ciò che posso dare e ottengono comunque quello che desidero cedere!" Scuoto la testa e continuo la mia marcia verso casa mia, da me percepita come il mio rifugio dalle donne e dalle loro ossessioni.
Kaya si ferma e smette di seguirmi.
Io corro sempre di più, nonostante stia correndo da un'ora e mezza e nonostante i muscoli brucino.
Vogliono tutte di più, una volta che lo ottengono poi si annoiano e ti gettano via.
Voglio tutte toccare la cima e mostrare alle altre la medaglia, per poi deporla in un cassetto e dimenticarsene.
Loro vogliono toccare il mio limite, non sono una vetta da conquistare, ne un oggetto da dimenticare.
Sono io che conquisto e metto da parte, senza fare lustro, senza acclamazioni.
Io voglio toccare i loro di limiti.Sono disteso nella vasca da bagno, con una sigaretta fra le labbra e nell'altra mano Otello.
"Pensa, se mai, a morire impiccato per esserti goduto il tuo piacere, invece di pensare ad annegarti per avervi dovuto rinunciare." Leggo ad alta voce.
Il piacere è il mio luogo,
è la mia condanna,
è la mia vita.
Quando la cenere si accumula alla fine della mia sigaretta, allungo il braccio fuori dalla vasca e sbatto la punta contro il posacenere.
Si può dire che le donne siano una costante che entra ed esce dalla mia vita.
Sono un continuo moto che oscilla su e giù per mia scelta.
Sono due giorni che rifletto su come poter piombare nella vita di Diana e chiederle di presenziare alla cena da Richard.
Non mi sono mai dovuto scomporre più di tanto per chiedere qualcosa, chiedere mi costa.
Preferisco che le altre facciano senza che io dica nulla, pretendo che ogni mio desiderio, impuro e perverso venga realizzato senza che siano compiute troppe cerimonie.
Non mi sono mai servite troppe parole, non mi sono mai serviti troppi gesti, non mi è mai servito nulla.
Loro mi accontentano e basta, senza perché ne ma.
Lo fanno come se fosse loro d'obbligo e a me dovuto.
Ma con Luce i giochi si trasformano.
Le regole vengono valicate, i ruoli cambiano.
Non mi è dovuto nulla e le parole controllano tutto.
E da essere un giocatore solitario, mi ritrovo a controbattere con un'altra giocatrice che tenta in tutti modi di vincere.
Non la lascerò vincere, non lascerò che lei mi illuda.
Non permetto a nessuno di ferirmi.
Nonostante lei abbia tutte le sembianze di un angelo dal volto delicato, so che sotto di sé nasconde una divinità egoistica che pensa solo a sé e al suo benessere.
Lentamente per eventi accidentali si sta insinuando nella mia vita.
Sarò costretto a rivelarle il mio vero lavoro e dirle tutto di me e una volta che l'avrò fatto, la farò uscire dalla mia vita in maniera definitiva.
Dopo che ci sarà stata la cena, mi inventerò qualche scusa e dirò a Richard che ci siamo lasciati. Ho bisogno di tirarla fuori da tutto, prima che il tutto diventi troppo complicato ed io non possa più gestirlo.
Il controllo mi rende dipendente dalla mia routine, penso di poterlo esercitare sugli eventi che concretamente non posso controllare.
Da essa dipende la mia stessa vita e il mio equilibrio.
Mi sembra di aver in mano la mia vita e di poter manovrare ogni pedina senza che nessuna pedina prenda il controllo e vada via senza che prima abbia dato il mio consenso.
Io sono a capo di tutto, decido e mi anniento.
Io, io e io.
Una ripetizione continua del pronome personale di prima persona, che non fa altro che farmi sentire al di sopra dell'altro con la consapevolezza di continuare a vivere accanto all'altro e in lotta con l'altro.
Ci sono volte in cui vorrei sparire, restare da solo, non avere più problemi, non dover essere infettato dal male altrui e nascondermi da ogni dolore.
Se fosse domenica mi chiuderei nel mio studio nella mia completa nudità, vagherei per la stanza con un libro in mano, oscillando sulle note di qualche sinfonia di Beethoven o Einaudi.
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Darkest Knight
RomanceAlcuni eventi narrati si basano su fatti realmente accaduti. I veri angeli si nascondono fra le persone comuni, molto spesso hanno volti insignificanti ma cuori talmente grandi da rendere il mondo migliore. Agiscono in silenzio e non pretendono ac...