Capitolo 7

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Victor

Chiudo il locale alle mie spalle e mi assicuro che la porta sia ben chiusa. Un urlo di rabbia attira la mia attenzione. Noto Diana sul marciapiede opposto che prende a calci la ruota della sua macchina e impreca rumorosamente. Sorrido divertito, sembra che il fato sia dalla mia parte e sia contro la sua.
"Cosa succede Luce?"domando divertito. Attraverso la strada a e la raggiungo. Fisso divertito la vecchia utilitaria con cui si trasportava da una parte all'altra della città.
"La mia dannata macchina ha deciso di lasciarmi a piedi!"urla con fare esasperato e si porta le mani fra i capelli. Avrebbe dovuto prevederlo, non so come abbia fatto fin ora a sopravvivere alle varie intemperie questo catorcio.
"Ti accompagno a casa vieni, domani chiamerai un carro attrezzi per il tuo catorcio. Con il tuo stipendio entro fine mese riuscirai a comprarti una nuova auto"ribatto. Incamminandomi verso la mia macchina.
"Non mi hai ancora assunta..."biascica a disagio. Non la assumerò perché ha bisogno di un posto ma lo farò se la riterrò adatta al posto di lavoro.
"Magari potrei prorogare il tuo periodo di prova"concludo. Sento il rumore dei suoi tacchi alle mie spalle, mi sta seguendo. Faccio scattare la serratura della macchina e la apro. Passa lo sguardo da me alla macchina un paio di volte e mi fissa con un cipiglio.
"Dimmi qualcosa di te prima che salga su questa macchina..."mormora fissandomi dritto negli occhi.
"Perché dovrei farlo?"domando ilare.
"Perché mi sentirei meno a disagio ad accettare un passaggio da te. Mi sembrasti meno uno sconosciuto..."biascica con un sorriso caldo.
"Sai dove lavoro. Ti basta sapere che non sono un maniaco sessuale. Non ho bisogno di violentare una donna per ottenere ciò che desidero"evidenzio ed entro in macchina. Resta ferma qualche minuto fuori dalla macchina. Abbasso il finestrino e richiamo la sua attenzione. "Non starò qui a supplicarti, se vuoi tornare a casa sono la tua unica alternativa al momento. Un taxi ci metterebbe parecchio tempo ad arrivare qui e fa freddo, non ci sono locali aperti quindi a te la scelta. Puoi gelarti oppure salire con il tuo capo in macchina."
Gira gli occhi al cielo e con uno slancio si infila in macchina e mette la cintura.
"Allora dove ti porto Luce?" Avvio la macchina, mi immetto sulla strada e sorrido compiaciuto. Sono arrivato dove volevo arrivare, anche se lei è nella mia auto e mi causa nervosismo.
"A casa, non abito molto distante da qui." Si porta una mano sulla fronte e scuote la testa con fare esasperato. La punta del naso è diventata rossa per il freddo, così come le sue guance. Gli occhi sono leggermente lucidi e il capello bianco con il pon pon le dona particolarmente. Indossa un giubbotto bianco in panno. Le gambe sono rivestite da un leggings nero in pelle e per concludere indossa dei tacchi neri che slanciano le sue gambe tornite. Incrocia le gambe e porta le mani incrociate sul suo ginocchio, la schiena è dritta, ha assunto un atteggiamento professionale.
"Perché ti fai chiamare Knight?"domanda improvvisamente rompendo il silenzio che aleggiava nella macchina. Solitamente non ascolto musica in macchina, ascolto solamente la voce dei miei pensieri che riecheggia nella mia mente ogni qual volta che ho tempo.
"Penso che ci arriverai da sola alla risposta"ribatto divertito. Scuoto la testa e continuo a fissare la strada. "Dove devo svoltare?"cambio discorso.
"A destra"risponde, sento il suo sguardo sul mio viso e appena mi fermo al semaforo, sposto lo sguardo in maniera fugace verso di lei. Si sta torturando il labbro nervosamente.
"Suppongo che sia per mantenere la tua identità segreta. Conosco il tuo volto, quindi potrei riconoscerti anche al di fuori del locale. Se dovessi incontrarti in altre occasioni, cosa dovrei fare?Evitarti?"domanda inarcando un sopracciglio.
"Puoi salutarmi come si farebbe con il proprio datore di lavoro ma non devi mai parlare del mio ruolo in quel locale. Ne devi far intendere in alcun modo che io sia implicato"chiarisco.
"Va bene." Accelero e svolto a destra. Ci sono delle villette a schiera abbastanza antiche. Sono tutte in legno e colorate.
"La mia è quella azzurra." Indica l'ultima del viale sulla destra. Fermo la macchina davanti alla sua abitazione. Slaccia la cintura e si sfrega le mani sulle gambe nervosamente.
"Dovresti ringraziarmi..."
"Lo stavo per fare..."mormora a disagio.
"Non voglio un banale grazie"metto in chiaro.
"Cosa vorresti allora?"Si acciglia e si gira verso di me. I nostri occhi si inchiodano e scrutano a vicenda.
"Presto lo saprai e ti sarà chiaro." Avvicino una mano lentamente al suo viso e gioco con qualche ciocca dei suoi capelli. Resta fermo immobile come un palo ma dal suo sguardo, capisco che sta in allerta pronta a reagire ad ogni mia azione. Mi sporgo dal mio sedile e mi avvicino al suo viso precisamente alle sue labbra. Sposto la mano sul suo mento, con un gesto abile le blocco il viso. Le mie dita circuiscono il suo mento e sfiorano la sua guancia sinistra. "Sei molto bella Luce... e mi piace appropriarmi di tutto ciò che è bello e desidero"evidenzio. Sposto il pollice sulle sue labbra e accarezzo il sul labbro carnoso e prepotente che sporge dal suo profilo.
"Non sono un giocattolo..."sussurra.
"Non mi piacciono i giocattoli ma mi piace giocare."
Non ho mai baciato una donna e non ho mai desiderato farlo ma in questo momento desidero farlo.
Mi allontano e ritorno sul mio sedile, la lascio andare di colpo. Diana scuote la testa e scende dalla macchina biascicando qualcosa che non riesco a comprendere. Chiude il mio sportello e corre verso casa. Appena varca la soglia del suo appartamento, avvio la macchina e vado via sgommando.
Ho agito nella maniera giusta? Me lo domando sempre.
Mi chiedo sempre se ho fatto la cosa giusta.
Alla fine la concezione di giusto e sbagliato varia in continuazione,
siamo convinti che ci siano criteri esatti per poter avere fare una valutazione esatta ma non è così.
Ciò per me è giusto, potrebbe essere sbagliato per qualcun altro.
La concezione di giusto e sbagliato varia a seconda dell'educazione,
religione ed etica che si possiede.
Ho avuto un'educazione particolare,
non credo e ho un'etica tutta mia,
quindi il mio giusto sarà sicurante sbagliato per molti.

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