Capitolo 37

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Diana

La signora Jennifer Marty ci riserva tutta la cortesia di una donna della sua portata. Sorride, fa conversazione e non pone mai domande troppe scomode a differenza di Richard che molto spesso mi pone domande inopportune. Mi risulta ostico stare dietro alle conversazioni intraprese da Richard e Victor. Usano termini medici specifici che sono del tutto incomprensibili e sconosciuti.
È in questi momenti che capisco che non sono una donna adatta a lui. Magari mia sorella, una dottoressa e fa parte del suo ambiente, è la donna perfetta per lui.
Si è adattata alla sua routine, ne fa parte. E da quello che ho capito, Victor ne ha bisogno, ma non per esigenze fisiche ma della sua mente.
Mia sorella è molto bella, del suo stesso mondo, trasudava sicurezza.
Pensarlo con un'altra donna mi fa ribollire il sangue.
Io invece sono io, sono imperfettamente me, e sono inadatta e non solo per lui ma per qualsiasi uomo. Sorseggio il vino dal calice e penso a me, solo in un appartamento, con un gatto e un bicchiere di vino, magari il giorno del mio compleanno.
Mi immagino come Briget Joans, la mia adorata e imperfetta eroina, che nell'ultimo film ha avuto un finale troppo scontato e fiabesco. Diavolo! Briget Joans doveva rappresentare la donna comune, una donna come me. Sola, imperfetta, lottatrice e sarcastica. E invece è finita per essere magra, perfetta, un po' imbranata, incinta dell'uomo che amava con cui finisce per sposarsi.
Senza accorgermene ho finito tutto il vino contenuto nel mio calice. Devo essere apparsa come una volgare donna, dipendente dall'alcool che non ha contegno.
"Come vi siete conosciuti?"mi domanda Jennifer. Ha i capelli raccolti in uno chignon classico. Indossa un abito bianco dal taglio squartato, non evidenzia eccessivamente le sue forme.
I suoi occhi azzurri sono fissi sul mio volto.
Anche lei come suo marito ha uno sguardo penetrante.
"In un locale..."ribatte Victor.
"La domanda l'aveva posta a me! Sembri come il monarca Leviatano di cui parlava Hobbes! Fai penetrare i tuoi tentacoli ovunque!" borbotto infastidita. Non mi dà spazio, non sono ubriaca, né brilla, né ho il ciclo! Ma voglio poter proferire parola questa sera.
"Non ti dispiacciono i miei tentacoli che ti penetrano in altre occasioni..."ribatte con tono basso. Un sorriso diabolico compare sul suo viso dall'aspetto angelico. Lancio uno sguardo fugace verso la coppia esemplare che siede con noi a tavola. "Se fosse così, adesso probabilmente non saresti qui a ribattere. Eserciterei il controllo sul tuo modo di pensare. Annullerei ogni tua resistenza. Abbatterei ogni tua convinzione. Per plasmare la tua mente a mio personale desiderio..."ribatte ad alta voce.
"Se così fosse ti avrei lasciato, prima che tu avessi potuto cambiare o snaturare la mia natura!"ribatto piccata.
Crede che sia una bambolina che può manovrare, maltrattare e usare quando preferisce! Sono una persona dannazione! Sono una donna e non una regola malata del suo gioco.
"Credi che te lo avrei permesso?"prosegue con un sorrisetto divertito. Si forma una fossetta sulla guancia destra che emerge nonostante parte del suo volto sia ricoperto dalla barba nera e ispida.
"Non chiedo il permesso e non ho bisogno del permesso di nessuno da tempo!"
Ridacchio e tento di sminuire i toni fra noi due, che diventano sempre più accesi. Poggia improvvisamente una mano sul ginocchio e lo stringe con possesso. Man mano solleva il tessuto della gonna e insinua la mano sotto il tessuto. Mi ha privata dei miei slip e non ho più le calze. Non c'è nessun ostacolo che gli vieterebbe di infilare le sue mani altrove.
"Dove si trova il bagno?"Scatto in piedi nervosamente. Non penserà mica di averla vinta con tanta facilità. Non gli lascerò insinuare quelle manacce dove non deve.
"Ti accompagno..."Sorride sornione e si apre la giacca. Richard e Jennifer ci fissano come se fossimo due ragazzini che stanno per combinare un guaio. Non siamo ragazzini, e non combineremo nessun guaio!
Non gli permetterò più di farla franca, non mi lascerò manipolare dal suo tocco e dalle sue parole! Mi afferra il braccio e mi trascina lungo il soggiorno dell'imponente villa. Le scale sono in marmo, la ringhiera anch'essa è in marmo e ha dei dettagli in stile dorico.
Victor mi trascina dentro una stanza e appena accende la luce mi getta dentro e lui entra con me. Chiude la porta a chiave. Non mi dà il tempo di capire cosa sta succedendo, che mi afferra il viso con forza improvvisamente. Mi schiaccia contro il muro e mi solleva il mento in maniera tale che i miei occhi incontrino i suoi che sono accecati dalle fiamme infernali della rabbia.
"Cosa ti prende Luce? Odio essere sfidato..."sfiata contro il mio viso. Si morde il labbro inferiore nervosamente.
"Non mi puoi trattare come una marionetta che muovi a tuo piacimento!"gli urlo contro con tutta la rabbia che ho dentro che in parte mi ha scaturito lui e in parte mi porto dietro dal giorno della morte di mia madre.
"Se non sei brava nemmeno a recitare una parte, dovresti fingere di lasciarmi qui davanti a tutti e sparire dalla mia vita..."ribatte con tono impassibile mentre lentamente la presa dal mio viso diminuisce.
"Potrei farlo ma decido di continuare e restarti accanto ancora per un po'..."ribatto abbassando lo sguardo nervosamente.
Una lacrima solitaria mi marchia la guancia.
Scende sul mio zigomo per poi finire sulle mie labbra.
"Guardami..."sussurra. Sollevo lo sguardo verso il suo volto e il suo sguardo sembra addolcirsi. "Non otterresti nulla, anche se mi restassi accanto fingendoti ciò che non sei. Sto finendo impazzire di Diana, e tu devi starmi lontano..."prosegue con rassegnazione.
Come se fosse consapevole di non poter superare il muro che lui stesso ha creato.
Un muro invalicabile che non permette a nessuno di passare.
Non permette nemmeno a se stesso di farlo.
Resta bloccato nei suoi dolori, che non racconta a nessuno.
"Chi ti ha fatto diventare così?"
Lui nega che gli sia successo qualcosa eppure sono convinta che non sia così.
Dietro le sue gemme dorate, c'è una storia che non racconta a nessuno e che non ricorda nemmeno a se stesso.
"La vita Luce, non sempre vivere è così facile come sembra. Soprattuto quando sei un bambino solo e ti ritrovi a dover affrontare il mondo e ti rendi conto di non essere mai all'altezza del mondo stesso. Mi sentivo un estraneo tra le mura di casa. Correvo intorno al mio personale lup infernale" biascica ad un filo dalle mie labbra.
I suoi occhi diventano lucidi e per una volta vedo un uomo davanti a me e non un mostro senza sentimenti.
Poggio una mano sulla sua camicia in corrispondenza del suo petto, lì dove sento palpitare il suo cuore, in un mare di oscurità il suo cuore batte.
Preme il suo corpo contro il mio. Quasi mi scontro contro il suo petto. Le sue braccia si stringono intorno a me.
Sento il suo calore,
sento il suo dolore.
Per la prima volta sento realmente la sofferenza che tormenta la sua anima.
Una sofferenza di cui lui era e in parte resta, l'unico lettore.
E sento tutto, come se fossi dentro di lui , sento le sue emozioni e mi schiacciano.
Una lacrima mi riga il volto e lo sento sospirare contro il collo. Come se stesse tentando di calmarsi. I cuori di entrambi palpitano allo stesso ritmo.
Piano piano entrambi ci stiamo chiudendo insieme nella nostra bolla caos, lontani dal mondo ma uniti.
Sono schiacciata tra il muro e il suo corpo.
Intrappolata nella realtà.
Intrappolata nel suo mondo.
Ma non mi importa di essere in trappola perché nonostante tutto con lui mi sento libera.
Libera di essere la persona sbagliata,
libera di poter osare,
libera di fare la cosa sbagliata.
"Sembri sempre la persona adatta ad ogni situazione..."sussurro ammirando i suoi occhi incantatori.
"Lo sembro..."biascica con tono estremamente virile. Muove il bacino contro la mia pancia finché con le mani non fa presa sulle mie cosce e tenta di farmi saltare sul suo grembo.
"Non posso, si strapperebbe la gonna...non posso scendere di sotto nuda..."mi lamento. Inspira il profumo dei mie capelli come se fossi una droga di cui non può fare a meno. Improvvisamente mi lascia andare e indietreggia. Scoppia a ridere e si piega in due per le risate.
"Sei davvero unica stellina..."
Si porta una mano sul viso e si copre il suo volto perfetto con entrambe le mani.
"È per questo che ti piaccio."
Sorrido e cammino nella sua direzione con passo lento e suadente. Si sposta le mani dal viso e si morde il labbro seducentemente. Alle sue spalle c'è lo specchio posto sopra il lavandino.
"Non ho mai detto che tu mi piaccia..."ribatte accigliandosi.
"Non hai mai detto nemmeno il contrario..."
Allungo una mano per toccargli il viso armonioso. Mi blocca il polso nella presa ferrea della sua e mi fissa impaurito.
"Non ti è concesso toccarmi a tuo piacimento..."
"Mi è stato concesso dallo stesso momento in cui ho accettato di fare la tua finta fidanzata..."
"Non fingere che questa situazione ti stia scomoda Diana! Ne trai solo vantaggi..."Mi lascia il polso in malo modo e si dirige verso la porta.
"Quali sarebbero i vantaggi?"
"Beh figuri come mia fidanzata stellina. Sei la prima in assoluto che ha avuto questo titolo. Spero che tu non voglia scappare nonostante tutto..."
Ha paura di perdermi, ma spesso mi allontana.
"Come posso dimostrarti che voglio restare..."affermo.
Nei suoi occhi appare una scintilla perversa. Chiude la porta a chiave e ritorna verso di me. Non so mai cosa gli passi per la testa. Si posiziona alle mie spalle e direziona il volto con una mano dirigendolo verso lo specchio sopra il lavandino. Con la mano libera mi abbassa la zip e lo lascio fare. Lentamente fa risalire la gonna sul mio bacino.
"Non abbiamo molto tempo, prometto che sarà veloce e soddisfacente per entrambi..."
Mi accarezza le natiche massaggiandole con gesti circolatori. Mi lascia andare il collo e con entrambe le mani mi tira il bacino indietro. "Dimostrami che non fuggi..."prosegue. Mi accarezza la parte bassa delle natiche e lentamente insinua un dito fra le labbra del mio sesso e mi trova bagnata. Victor mi fissa attraverso il riflesso dello specchio. "Preparati..."sussurra baciandomi il lobo. Poso il mento sulla spalla e lo osservo mentre si abbassa là zip del pantalone e contemporanee, si abbassa sotto le natiche sia il pantalone che il boxer. Il suo grosso membro sbuca fuori eretto, pronto a soddisfarmi. È talmente lungo e spesso che eccita al solo sguardo.
"Guardati..."sussurra, per poi penetrarmi. Mi schiaffeggia una natica e con una mano mi stringe il collo. Inizia a martellarmi violentemente, facendomi sentire la sua presenza ovunque, persino nello stomaco. Il suo bacino sbatte convulsamente contro le mie natiche, e per un momento mi preoccupo che possano sentirci. Victor entra ed esce dal mio corpo con stoccate profonde e veloci. Mi sembra di poter esplodere e frantumarmi in milioni di pezzi da un momento all'altro. Mi stringe con una mano la natica e subito dopo la porta sul mio ventre, per poi stuzzicare il clitoride gonfio e sovreccitato. Un intenso formicolio si espande proprio lì in basso, e socchiudo gli occhi.
"No, guardami. Voglio che mi guardi mentre vieni. Voglio guardi come ti riduco mentre ti lasci fottere..."sussurra contro il mio orecchio. Mi morde il lobo e continua a penetrarmi in maniera violente. "Vieni...fammi sentire quanto ti piace..."prosegue. Fisso il mio riflesso e noto i capelli scombinati, le guance sono arrostate, e il mio petto si alza e abbassa velocemente. Mentre Victor ha l'aspetto di un diavolo perfetto che conduce la sua peccatrice alla dannazione.
Mi pizzica il clitoride e la vista si appanna, al contempo mi morde una spalla e la illanguidisce con stoccate decise della lingua. Vengo improvvisamente e mi muovo in maniera convulsa accompagnando le sue spinte. Ma Victor continua senza fermarsi. Mi stringe la gola e con l'altra mano il fianco. Percepisco il suo membro irrigidirsi dentro di me, e nello stesso momento capisco che anche lui si sta lasciando andare. Con le sue dita lunghe mi reclina il collo lateralmente e mentre si concede le ultime spinte convulse che accompagnano il suo orgasmo mi bacia in maniera sconvolgente, trasmettendomi tutte le sensazioni contrastanti che prova.
Entrambi restiamo fermi, Victor poggia la sua testa sulla mia spalle e ride divertito.
Abbiamo appena fatto sesso, a casa di altre persone, mentre siamo ospiti! Osservo il mio riflesso e mi rendo conto di avere tutto l'aspetto di una che è stata sbattuta a dovere.
"Cosa penserà ora Richard di noi?"mormoro con preoccupazioni.
"Che non sappiamo contenerci..."ribatte continuando a ridere. Lentamente si estrae dal mio corpo e le sue secrezioni colano lungo l'interno coscia. Tento di prendere i fazzoletti ma le mie gambe vacillano. Victor mi sostiene per un braccio. Le mie gambe hanno assunto la consistenza della gelatina. Afferra un fazzoletto e mi ripulisce, per poi gettare tutto nel water, mi schiaffeggia una natica e sorride compiaciuto.
Si solleva i boxer e i pantaloni e assume il suo solito aspetto austero e impersonale. Fino a qualche secondo prima sembravamo complici ora sembriamo essere tornati due estranei.
Non riesco mai a stargli dietro.
"Ti aspetto fuori..."
Apre la porta e la chiude alle sue spalle.
È un'impresa essere impossibile con lui.
È impossibile essere impassibili e non provare nulla.
È impossibile fingere di non provare quando si prova tutto.
Vorrei che lui fosse solo un sogno e svanisse ogni volta che riapro gli occhi.Ma non è così.
Victor è la più crudele delle verità, la più temibile rivelazione, la più dolorosa parola.
Eppure nonostante non sia nulla di ciò che io abbia mai desiderato, è diventato tutto ciò che desidero.

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