Capitolo 35

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Diana

Ho sempre amato lottare.
Ho sempre amato lottare per me stessa e per gli altri.
Ci può essere una lotta più complessa e più insidiosa, una lotta che va oltre ogni limiti fisico e giunge nell'astratto...la lotta fra menti.
Contenuti astratti che prendono forma attraverso le parole.
In questo caso lotto per un ideale, lotto per un mondo migliore.
Lotto contro le istituzioni, lotto per le mie idee e lotto per dei diritti!
Ed è ciò che vorrei fare, ma alla fine della fiera finisco per essere anch'io una schiava del sistema. Continuo ad ascoltare il mio datore di lavoro, che farfuglia parole di convenienza, dice di comprendermi, dice di sapere quello che provo, ma nonostante mi "capisca", questo non gli impedisce di...
"Ed è questo che devo licenziarti, vedo in te un grande potenziale, che questa piccola casa editrice non può soddisfare. Il tuo lavoro è sempre stato eccelso Diana, ma devo fare dei tagli..."
Prima che possa proseguire mi alzo in piedi e gli impedisco di proseguire nel bel discorsetto che si era preparato per spedirmi a casa.
"Ed io sono ricomparsa fra i tagli, nonostante il mio lavoro eccelso. Va bene così, troverò qualcosa e mi darò da fare. Però posso semplicemente dirle che lei non ha mai capito realmente nulla di me. E non si arroghi adesso il diritto di dirmi che mi capisce. Non è così e se così fosse non mi licenzierebbe senza un valido motivo. Ma prenderò le mie cose e andrò via."
Senza aggiungere altro esco dall'ufficio del mio capo e lentamente mi dirigo verso il mio ufficio.
Lentamente si stanno distruggendo tutti i ponti che ho con questa città. Non mi resta quasi più nulla qui. Mia madre non c'è più, non ho più il lavoro per cui ho faticato, non c'è nulla che mi impedisca di andare via, se non Victor. Mia sorella ha tentato di mettermi in guardia ma in vano.
Entro nel mio ufficio e chiudo la porta dietro di me.
Cosa mi resta realmente? Magari fra me e lui c'è solo un'illusone che mi sono creata.
Prendo la mia borsa e infilo dentro quelle poche cose che avevo risposto sulla scrivania. Un cagnolino con la testolina che si muove, una foto di famiglia e il poggia carte a forma di mappamondo. Nonostante tutto mi mancherà questo posto, la frenesia, la continua corsa e la continua possibilità di fare tardi. Cloe entra nel mio studio con sguardo rammaricato.
"Sapevamo entrambe che è uno stronzo! Sai che ti dico, mi licenzio anch'io. Prendiamoci un anno di pausa e viaggiamo per il  mondo. Sono anni che vorrei visitare l'Europa e credo che sia arrivata l'occasione per farlo..."
Mentre Cloe prosegue nel suo monologo mi avvicino a lei e la abbraccio. Naturalmente lei ricambia il gesto stringendomi a sé calorosamente.
La mia vita sta andando in pezzi e non c'è nulla che possa fare se non assistere allo spettacolo finché non si sarà concluso, poi prenderò ciò che resta e tenterò di farne qualcosa.
Mi allontano leggermente e le poso entrambe le mani sulle spalle.
"Smettila di dire sciocchezze entrambe sappiamo quanto, nonostante tutto, ti amo lavorare qui. Devi restare, la mia vita sta cambiando ma questo non deve condurre a cambiamenti nella tua. So che abbiamo sempre fatto tutto insieme ma credo che sia arrivato il momento che le nostre strade si separino, almeno nel lavoro"ribatto sorridendole calorosamente. Una lacrima le riga la guancia e si accumula al lato della sua bocca, i suoi occhi azzurri diventato cristallini e limpidi, quasi percepisco il suo dolore.
"Prima di prendere qualsiasi decisione, pensaci. In ogni caso mi prenderò qualche giorno di pausa e ce ne andremo a Alki Beach, Ethan ha una villetta sul mare lì. È da un po' di tempo voleva portarci lì. Penso che sia arrivato il momento giusto per allontanarci un po'..."afferma dandomi um colpetto sulla punta del naso.
Ethan, Cloe, mare e distanza. Penso che sia la scelta migliore da prendere in questo momento. Ho bisogno di allontanarmi da tutti almeno per un po'. Ho ancora tempo, prima della cena.
Così avrò modo di riflettere con distacco sul rapporto fra me e Victor e tutto il resto. Potrei valutare la possibilità di lavorare in un'altra città e andare via. Prenderò una decisone lucida che mi permetterà di capire che svolta alla mia vita.
"Chiamalo, potremo partire domani, ho una cena questa sera..."asserisco con un sorriso enorme. Cloe salterella sul posto e batte le mani in maniera comica. Mi ricorda tanto le scimmiette con i piatti in mano li battono convulsamente.
"Lo chiamo subito, spiaggia stiamo arrivando..."asserisce Cloe per poi uscire da mio studio, anzi dovrei dire ex studio, salterellando felicemente.
Mi posiziono la borsa in spalla e mi incammino verso la porta che Cloe ha lasciato aperta. Mi guardo indietro e osservo un'ultima volta quello che mi sto lasciando dietro.
Con una nota di malinconia chiudo la porta e incedo verso l'uscita, sospirando.
È il momento di cambiare.

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