Capitolo 27

1.5K 67 6
                                    

Canzone: Fix You (Coldplay) ⬆️

"Tu sei stato sempre solo non è vero?"

"Ti sembra così?"ribatte.

"Ho la convinzione che sia così..."biascico.

"Ti va di essere sola con me stasera Diana?"

Diana

Ho imparato a camminare nella vita dando la mano ai fantasmi del passato.
Ho imparato a lasciarmi guidare dalle stelle a casa.
Eppure per la prima volta, è stato un uomo che dimora l'oscurità a guidarmi.
Dopo una lunga giornata di lavoro, sono tornata a casa dei miei genitori dove ho ritrovato mia sorella maggiore, è tornata perché ha avuto un posto in una clinica qui a Seattle, deve sostituire un altro psichiatra.
Come sovente facevo durante il periodo delle scuole mi reco nella stanza di mia madre.
Quando una giornata andava male,
quando mi sembrava che la vita mi remasse contro,
quando mi sembrava di non avere nessuno dalla mia parte, lei c'è sempre stata.
C'è sempre stata, pronta con una cassetta da mettere nel lettore e un plaid con cui coprirci. Ci mettevamo distese nel suo letto e parlavamo.
Entro nella sua stanza, quella stanza che prima ricordavo piena di luce e ora è piena di oscurità. Cammino lentamente nella sua direzione, il monitor segna il suo battito, una flebo continua a mantenerla in vita. Ormai non riesce più a mangiare.
"Uh la mia bimba..."sussurra attirando il mio sguardo sul suo volto incavato. La malattia divora tutto, divora le persone, divora la vita, divora le forze, e divora persino la luce.
Non lascia più nulla se non una scia di ricordi.
Mi sfilo il cappotto e lo lancio sulla sedia. Scalcio le scarpette e salgo sul letto. Una fascia floreale le copre il capo.
Mi ricordo la sua folta chioma bionda, mi ricordo come mi sorrideva e mi consolava.
Ora vedo solamente l'ombra della donna che era. Uno scheletro che con tutte le forze tenta di restare legato alla vita.
Mi distendo accanto a lei e mi sembra di essere tornata bambina.
"Mi ricordo quando facevi le scuole medie e indossavi quella tenera divisa a quadri che tanto odiavi. Dicevi che ti faceva sembrare grassa..."sussurra allunga una mano verso di me. La sua voce è flebile, sembra disperdersi nella stanza. Ogni suono sembra che sia divorato dalle pareti.
"Cosa c'è che non va bimba?"domanda accarezzandomi il viso. I suoi occhi azzurri sono velati da una patina acquosa. Non risplendono più della luminosità di un tempo.
"Ho avuto una brutta serata e una giornata pesante..."biascico sorridendo flebilmente.
"Ti ricordi quello che ti dicevo sempre?"domanda improvvisamente accarezzandomi la guancia.
"Che bisogna conservare ogni momento di infelicità perché posso trarne un'insegnamento più profondo di un giorno di felicità..."mormoro.
"Non quello sciocchina!" Mi dà un buffetto su una guancia. "Ogni notte della tua vita ci sarà una stella che ti guiderà a casa" sussurra. La abbraccio tentando di non incastrarmi nei fili.
"Mamma..."sussurro.
"Uhm..."ribatte.
"Ti voglio bene..."aggiungo.
"Io di più fino alla luna e ritorno..."Mi bacia il capo e restiamo così. Lentamente le mie palpebre diventano più pesanti. Vengono cullata nelle mani di Morfeo,  mentre ascolto il suo cuore battere contro la gabbia toracica.
"Mamma..."mormoro prima di addormentarmi.
"Dimmi..."bisbiglia.
"Non lasciarmi mai..."
"Non posso farti questa promessa..."
"Promettimelo ora..."ribatto.
"Non ti lascio per questo secondo..."afferma facendo sussultare il suo petto. Entrambe ci rilassiamo, cado in un sonno profondo.
Un sonno dove tutti i miei dolori mi lascino in pace.

Un rumore strano e continua disturba il mio sonno. Sollevo lo sguardo intontita e noto che la macchina che segna il battito, non percepisce più il battito. Sono certa che la macchina si sia staccata. Mi sollevo ma noto il cavo della presa è attaccato. I sensori sono attaccati al petto. La fisso qualche secondo. Non vedo il suo petto sollevarsi.
"Mamma..."mormoro avvicinandomi e la scuoto un po'. Ma nessuna reazione. Le palpebre sono chiuse la bocca è dischiusa ma niente si muove.
Questo è un incubo!
"Mamma, ti prego rispondi..."Continuo a scuoterla ma con più forza ma lei non si muove. "Oh mio dio mamma, ti prego..."Una lacrima mi riga il volto.
"Aiuto..."sussurro.
Devo chiamare qualcuno.
Corro verso il cappotto e compongo il numero per i soccorsi.
"Cosa posso fare per lei?"domanda una voce dall'altro capo del telefono. Mi muovo in maniera convulsa.
"Ho bisogno di aiuto...non respira...lei non respira..."mormoro fuori di me.
Mi manca l'aria, non riesco a respirare.
Mi accovaccio vicino al muro e mi porto una mano sulla fronte.
"Lei chi?"domanda.
"Mia madre, siamo a casa e lei non respira. La dannata macchina, non segna il suo battito ma so che c'è. Sono sicura che non funzioni..."urlo isterica.
"Dove si trova..."prosegue. "Mi deve dire dov'è? Altrimenti così non potrò mandare nessuno..."prosegue.
"Capitan Hill n. 8" dico d'un fiato.
"Cosa devo fare?"domando. "Lei non respira..."continuo ad urlare e piangere.
"Le stiamo mandando un'ambulanza che gira nella sua zona. Stia tranquilla, respiri. Arriveranno subito..."mi rassicura.
Provo a prendere fiato ma ogni respiro mi sembra che un miliardo di chiodi si schiantino contro i miei polmoni. Lancio il cellulare e continuo a piangere.
Mi porto le mani sugli occhi per non vedere, non voglio guardare, non voglio guardare mentre mi lascia e mi abbandona qui da sola, non voglio vedere mentre se ne va via senza più tornare.
Mi sta abbandonando! Come farò senza di lei?
Il tempo sembra non scorrere mai.
La testa pulsa e la nausea aumenta, prima di riversare tutto sul pavimento, mi alzo in piedi e corro verso il bagno e riverso il pranzo.
Il dolore mi fa contorcere lo stomaco e mi disintegra i pensieri.
Voglio dimenticare di esistere.
Cammino a tentoni verso il lavandino e mi sciacquo il viso. Rumori, parole, paramedici.
C'è gente che mi parla e non capisco cosa mi dice.
Un paramedico solleva mia madre dal letto e la poggia su una barella. Non so quanto tempo sia passato.
La sofferenza rende ogni attimo eterno.
Sembra non terminare mai.
Ogni secondo è un tramonto che non vuole finire.
Ma piano piano il sole cala, la luce diminuisce, l'oscurità inizia a dominare il palcoscenico e non resta più nulla se non l'ombra che piano piano svanisce di ciò che era e non è più.

Darkest KnightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora