Capitolo 47

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Canzone: Stay (Rihanna)⬆️

Victor

Voglio restare fermo al centro della camera oscura della mia mente, con i pensieri che mi volano attorno come aeroplani di carta.
Il dolore siede accanto a me sul pavimento completamente nero, mi fa compagnia da sempre.
Ho il capo rivolto verso il basso, lui invece ha il viso rivolto verso di me.
Mi fissa e mi comprende, mi fissa e mi annienta.
Il mio dolore è simile ad una divinità antropomorfa, metà umana e metà animale.
Ha il corpo umano e la testa nera di un leone, brucia la mia anima e lascia che i brandelli di cenere volino nell'oscurità.
In tutta l'oscurità che vedo solo una persona vestita di bianco, con i capelli dello stesso colore del sole.
Quella stessa persona che chiude dentro il suo nome la Luce.
Devo proteggerla dal mostro antropomorfo.
Ogni volta che eravamo insieme, credevo più nelle favole e meno nella realtà.
Ogni volta che eravamo insieme, credevo più nei buoni e meno nei cattivi.
Ogni volta che eravamo insieme, riusciva a creare uno spiraglio nel muro che mi ero creato.
Ogni volta che eravamo insieme, la realtà non era tale ma era favolosa armonia,
dolce melodia,
amore amaro.
Era amore, anche se ho sempre creduto che amore facesse male e ho preferito credere che non esistesse pur di non accettare l'amore malato che mio padre mi aveva mostrato.
Ma ora sono solo con me stesso, con le mani sporche di cenere, la mente assiepata dal dolore e con il cuore infranto.
La mia esistenza si è sempre ridotta ad una reiterata solitudine.
Ottempero sempre al mio dovere. Ma in questo momento non voglio farlo.
Nello specchio di fronte a me si riflette la mia immagine, vedo il riflesso di un uomo,
un uomo vestito di nero con il cuore ormai infranto da tempo, gli occhi disillusi e la mente piena di ricordi.
Cosa vedo davanti a me?
Un uomo oppure un bambino che fugge?
Vorrei restare a casa, nascosto, lontano da tutti i falsi sorrisi di convenienza che dovrò subire in questa giornata.
Ho sempre avuto la convinzione che sarebbe stato mio padre a seppellire me e non il contrario.
Ma a quanto pare il fato ha giocato secondo i cicli naturali, anche se la sua morte non si può definire naturale ma piuttosto accidentale.
Chi è stato ad ucciderlo?
Chi è che mi perseguita?
Perché ha ucciso mio padre?
Cosa vuole da me?
"Vieni da me?! Perché non vieni qui e mi affronti?!"urlo fuori di me. Prendo una statuetta e la lancio contro il muro. I miei scatti d'ira aumentano sempre di più.
Le mani tremano, e la ragione man mano viene messa da parte. I tremori aumentano e li riesco a placare solo con l'alcool.
Barcollando mi dirigo verso il mio bar, al piano inferiore. Prendo un bicchiere in cristallo e mi verso del whisky. Non mi presenterò ubriaco ma non posso essere nemmeno troppo sobrio per presentarmi a questa stupida parata! Tutti con i loro bei vestiti, i loro sorrisi, e i loro lunghi carmina da decantare davanti alla folla presente per elogiare il defunto e le sue ampie abilità intellettuali!
Già li immagino mentre acclamano tutte le glorie di mio padre. Genio della medicina! Gentleman, onorevole e lustre membro, che faceva parte della schiera dei medici.
Un eroe fuori casa e un criminale dentro casa!
Sento ancora le lacrime scivolare sul mio viso.
Tutte le volte che gli ho urlato contro, tutte le volte che mio fratello urlava pietà.
Ero sempre così spaventato, spaventato persino di svegliarmi il giorno dopo e ritrovarmi nel mio corpo.
Ho solo voglia di urlargli contro tutto il mio odio.
Finisco il bicchiere di whisky tutto di un sorso. Mi volto verso lo specchio.
Vedo il bambino che ero davanti, frapposto fra me e lo specchio.
Fra il mio essere e non essere.
"Sei un ragazzino inutile. Proprio come tua madre..."sussurra. Per poi darmi uno schiaffo talmente forte da far girare la guancia al me bambino.
Prendo il bicchiere e lo lancio contro l'uomo che aggradisce ingiustamente il me bambino. Il bicchiere si infrange contro il vetro.
Ciò che ero scompare, così come scompare dallo specchio il riflesso di ciò che sono.
Un urlo di rabbia rimbomba nella stanza.
Il bambino ritorna e si inginocchia in mezzo ai vetri. Mi avvicino con cautela e tento di aiutarlo. Ha vetri conficcati ovunque, nelle gambe e fra le mani.
Che cosa gli ho fatto?
Dai suoi occhi escono lacrime, talmente tante lacrime...
"Scusami...mi dispiace...io non volevo..."sussurro tentando di togliere i cocci via. Appena avvicino una mano al suo viso, lui mi scruta con i suoi occhi dorati, i capelli neri sono quasi completamente rasati.
"Non meriti l'amore di nessuno...tu distruggi tutto...hai fatto scappare anche la mamma..."sussurra fra le lacrime.
"No...non è colpa mia..." sussurro con voce rotta.
"Invece si!"urla contro di me.
Non è colpa mia, mi porto le mani alle orecchie.
Il bambino completamente insanguinato mi urla che è colpa mia ripetutamente.
"Per favore smettila..."biascico tappandomi le orecchie. Ma lui urla. Urla sempre più forte. Talmente tanto da non permettermi di pensare.
"Smettila..."
Mi rannicchio fra i cocci e inizio ad oscillare con le orecchie tappate.
"Victor non è vero, è un'allucinazione. Sali in macchina e facciamoci un giro nel peccato" comanda Knight porgendomi una mano per aiutarmi a sollevare. Indossa una maschera e un completo, ed è poggiato contro la mia Bugatti voiture noir.
"Vai via anche tu..."borbotto scuotendo la testa.
Non ho bisogno di nessuno, nemmeno di me stesso.
Mi stendo sul pavimento in mezzo alla miriade di cristallo infranti che sembrano stelle che adornano il pavimento oscuro.
Nella visione dantesca la mente è un cristallo e l'intelligenza o l'anima che dimora quel cristallo è rappresentata come luce.
Il cristallo integro riflette quella luce alla perfezione.
Quello rotto la riflette in maniera distorta.
Ciò si rompe è il corpo.
È il contenuto.
Incurante di tagliarmi resto steso fra i cristalli o forse fra le stelle.
Non mi importa più nulla in questo momento.
Vorrei solo mettere a tacere il bambino che mi dà le colpe e il demone che mi offere di sollevarmi al prezzo di vendere la mia anima.
Sono stanco.
Stanco di sollevarmi ogni volta,
stanco di fare una cosa semplice come respirare, stanco di drammi, stanco della sofferenza, stanco di ogni cosa.
Il cosmo ha sempre pianificato un futuro fatto di spine e mai di fiori.
Sono stanco di attraversare le strade della vita ed essere ferito.
Sono stanco di leccarmi le mie ferite da solo.
Non mi voglio alzare. Voglio restare qui in mezzo ai sogni e cristalli infranti.
O forse voglio scappare! E fuggissi via con la mia Luce?
No, no devo lasciarla andare, deve andare via, deve starmi lontano. Sono solo un pericolo per lei.
Sono troppo instabile persino per me stesso!

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