Capitolo 56

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"Finiamo sempre per raccontarci delle dolci BUGIE..."

Canzone: I wanna be yours (Arctic Monkeys ⬆️)

Victor

Ci ambivo spesso alla perfezione anche se sapevo che non fosse tangibile.
Ma ambirci mi spingeva al continuo miglioramento.
La mia vita man mano sta prendendo nuovamente una forma definita. Diana si avvicina al termine della gravidanza e procede tutto per il meglio.
Cammino verso la cucina con la camicia ancora aperta. Accendo la macchina del caffè e attendo che esca. Sollevo lo sguardo sull'orologio, mi piace essere in anticipo e non ritardo mai. Diana entra in cucina con i capelli arruffati e un'aria assonnata. Indossa una maglia larga e deforme che le arriva poco più sotto del sedere. Posa i suoi occhi nocciola su di me e sorride.
"Buongiorno..."gracchia stropicciandosi gli occhi. Prima di lei arriva la sua pancia. Si dirige verso il frigo ed esce fuori il cartone del succo. Si siede su una delle sedie dell'isola e poggia il capo sul marmo. Ha aperto una propria casa editrice con Cloe e sta continuando a lavorare, anche se le avevo detto di fermarsi almeno per un po'. Non mi va che si sforzi troppo durante gli ultimi mesi di gravidanza. Ci tengo anch'io alla vita del nostro germoglio. Posa lo sguardo sul mio viso e poi scende sul mio addome per poi risalire con lo sguardo sul mio viso. "È fastidioso pensare che andrai a lavoro e risulterai così sexy, in presenza di tutte quelle infermiere e dottoresse..."borbotta per poi sollevare il capo dall'isola.
Entrambi sappiamo che l'unica donna che la preoccupa è sua sorella, negli ultimi mesi non si è curata di farle nemmeno una telefonata per sapere come stesse o come stesse il germoglio, a differenza di suo padre che passa le sue giornate dentro casa nostra.
Mi avvicino lentamente nella sua direzione e le poso un bacio sul capo, si aggrappa alla mia camicia e mi osserva con sguardo carico di...amore.
Dopo tempo ho iniziato a riconoscerlo, dopo tempo ho imparato a percepirlo e dopo tempo ho conosciuto le sue reali sfaccettature.
"Quando termini il turno passo a prenderti. C'è una villa che vorrei mostrarti, penso sia quella giusta ragazzina..."mormoro spostandole una ciocca di capelli dietro le orecchie. Mi afferra la nuca e mi spinge più vicino a sé e mi posa un bacio sul mento.
"Hai la barba davvero ispida..."borbotta ridacchiando.
"Non ti è dispiaciuta ieri però mentre ero fra le tue gambe..."ribatto con tono divertito.
"È diverso. Ho un ecografia domani. Ci sarai?"domanda con tono insicuro.
"Ci sono sempre. Troverò il modo di organizzarmi con i pazienti. Poi lo sai che Richard ha un occhio di riguardo per noi..."
Passa quasi tutti i weekend a casa nostra con sua moglie.
"Gli hai fatto la tua proposta?"domanda.
"Mi terrò per me ancora per un po' la risposta. Finché non avrò le mie certezze..."ribatto.
Ho proposto a Richard di aprire una nostra clinica insieme, per cominciare un percorso nuovo e per alcuni sensi sperimentale.
"Va bene."
Mette le labbra a papera per ricevere un bacio ma le poso un bacio sulla guancia e mi incammino verso il divano in soggiorno, dove ho lasciato la mia giacca. Naturalmente sento i passi pesanti di Diana alle mie spalle. Non mi lascia mai andare senza che prima le abbia dato uno dei miei veri baci. Appena mi volto me la ritrovo alle calcagna con sguardo infastidito per non averle dato ciò che voleva. Posa le braccia sui fianchi e mi fissa come una ragazzina indispettita. Le afferro il viso fra le mani e la bacio.
La bacio e le getto dentro tutta la mia passione.
La bacio e le getto dentro tutta la mia perversione.
La bacio e le getto dentro tutto quello che provo per lei.
"A dopo ragazzina..."

Fisso le pratiche di un paziente che presto mi raggiungerà in studio. Studio fino all'ultimo minuto ogni singolo dettaglio di ogni mio caso. Sul cellulare appare un messaggio di Malcom che si vanta della quantità di gente cha ha partecipato ieri sera ad una serata al Black roses. Alla fine ho ceduto a lui l'attività, non potevo scegliere soggetto migliore. Non ho intenzione di avere distrazione oltre il lavoro. Sto modellando lentamente una routine che si possa adattare all'arrivo del nostro germoglio.
La mia quasi morte mi ha fatto realizzare quanto la vita umana sia caduca e breve.
Se non fossi arrivato a quel punto non avrei mai potuto avere la mia occasione con Diana.
Avrei continuato a non ricordare,
avrei continuato a vivere nella mia routine,
avrei continuato a cibarmi di corpi senza alcun valore.
Avrei continuato a creare legami con i corpi ma non con le anime.
Avrei continuato ad essere un uomo vuoto, un cavaliere senza etica.
Un uomo oscuro e attraente ma privo di spessore morale.
Gentleman e uomo perverso sono facce che compongono il mio volto di Giano.
Nella mia mente continua ad esistere una stanza abitata dalle mie tre personalità, prende parola le più forte che prevarica le altre.
Diana ha imparato a convivere con tutte.
Si prende cura di quella ferita,
seduce quella perversa,
parla con quella razionale.
Ha trovato la chiave per aprire la prigione dov'è ognuna è rinchiusa.
Amo il modo in cui gioca con i miei demoni correndo attraverso i prati di fiori di luna.
Le dimostro in ogni modo quanto ci tengo a lei, le dimostro ogni giorno quanto la ami e consideri la sua presenza essenziale.
Le dedico i miei "resta" ogni momento in cui lo sento dal profondo.
Resta è qualcosa di profondo che solo io e lei abbiamo e possiamo definire. La nostra personale parola che chiude il nostro amore. La nostra particolare formula dietro la quale si nasconde il "ti amo."
Improvvisamente mi torna in mente una scena in cui ieri notte l'ho poggiata sul tavolo da pranzo e mi sono cibato del dolce gusto delle labbra che si aprono al centro delle sue gambe.
Mi sono cibato del suo sapore, mi sono cibato dei suoi gemiti e di ogni singola fibra del suo corpo.
La vezzeggio seguendo le mie personali convinzioni.
I miei pensieri vengono interrotti dall'entrata di Kaya nel mio ufficio. Ha legato i capelli i suoi folti capelli corvini in un elegante chignon sulla nuca. Indossa una gonna nera e lunga sino al ginocchio, aderente abbastanza da evidenziare la sua figura esile e femminile. Ha una camicetta bianca e aderente e le braccia esili sono coperte dal camice.
Le sue visite nel mio studio sono sempre costanti, lei ci prova ed io mi mantengo nei miei limiti come sempre.
Il mio ufficio è un luogo sacro dove non mi sbatto nemmeno la mia Luce, anche se non nego che sia una mia perversione poterlo fare. Mi mordo il labbro divertito e penso ad un giochino che potremmo utilizzare per divertirci al mio ritorno. La fine della gravidanza si avvicina quindi sto limitando i miei assalti. Lo farò finché sarà necessario dopodiché tornerò alla mia normale e perfetta vita da uomo depravato. Diana non si può lamentare visto che da vero gentleman lascio che venga sempre lei per prima e faccio si che avvenga svariate volte.
Kaya si siede su una delle sedie poste davanti alla mia scrivania. Mi guarda con fare seduttorio per poi mordersi il labbro carnoso, nulla a che vedere con i petali che adornano il viso della mia ninfa.
"Stai pensando di sbattermi o ad uno dei momenti in cui l'hai fatto?"domando porgendomi un fascicolo.
"Il contenuto è quello ma il soggetto dell'azione non sei tu. Le mie attenzioni volgono altrove..."ribatto accavallando le gambe e tentando di non pensare ancora alla mia dea seduttrice dall'animo combattivo. Mi ha proprio sedotto per bene!
"Sei noioso, non fai altro che pensare alla stessa donna..."prosegue, le strappo i fascicoli di mano e giro gli occhi al cielo.
"Come tu non fai altro che pensare a me..."ribatto divertito.
Diana non è una donna qualsiasi ma è la mia donna.
Non è una sirena, ma è il mio angelo.
È la mia stella danzante!
Kaya si zittisce per qualche secondo per poi assumere uno sguardo indispettito.
"Non credo che tu sia molto cambiato. Resti lo stesso nonostante tu voglia convincerti che non sia così..."ribatte con tono aspro.
È convinta che io non posso essere capace di cambiare le regole che compongono la mia routine ma non lo sa che io gestisco il bordello nella mia testa.
"Sei talmente ossessionata da me, da non riuscire ad andare avanti. Quale dannata dimostrazione vorresti per smetterla di tormentarmi?"urlo fuori di me. Assottiglia lo sguardo e si alza in piedi, posa le mani alle estremità della scrivania e avanza con il busto.
"Voglio semplicemente dimostrarti che tu non puoi cambiare..."asserisce. "Quindi vieni a cena con me?"
"Se dovessi venire a cena con te, tu dovrai rinunciare a me in via definitiva. Niente più avance e niente più assalti!"ribatto con tono lapidario fissandola negli occhi. Lei scoppia in una risata fragorosa e sorpassa la scrivania. Si siede lateralmente e allunga una mano per toccarmi il viso ma scanso il suo tocco. Non mi piace essere toccato, soprattutto sul viso.
"Accetto..."mormora allungando una mano.
"Folle è chi si fida della docilità del lupo, della salute di un cavallo, dell'amore di un ragazzo, del giuramento di una puttana" ribatto citando Re Lear di Shakespeare, ma d'altro canto nonostante mi stia contraddicendo da ciò che ho detto, acconsento con un cenno del capo. Kaya non comprendendo la mia citazione.
Lei è folle ha fidarsi di me che sono il lupo ed io sono folle nel credere nel suo giuramento. 
Probabilmente Diana avrebbe ribattuto citando il mercante di Venezia ed esordendo con: "Il diavolo sa ben citare le sacre scritture per i suoi scopi!"
Cazzo! Mi sta mettendo in una fottuta posizione scomoda. Diana ha degli sbalzi ormonali sempre più frequenti, non regge alcun evento senza arrabbiarsi o piangere e io dal mio canto non posso fare così tanto per riparare al danno.
So ammettere le mie colpe ma le mie colpe sono molto spesso gravi.
Sono un uomo pieno di difetti, ma lei mi accetta per quello che sono. Ora mi toccherà avvisare Diana che non andrò a prenderla, e dovrò dirle che vado a cena con Kaya.
Che fottuto casino!
"Sappi che sfodererò tutte le mie armi..."mormora. Allunga la mano nuovamente e mi aggiusta il colletto del camice.
"Fantastichi troppo, non ho mai ceduto contro la mia volontà..."ribatto, come se ciò che stesse presupponendo fosse frutto della sua immaginazione.
"Come dici tu..."ribatte e si alza in piedi e si incammina verso la porta. Si gira verso di me e ammicca divertita. "Allora stasera alla fine del turno andiamo a cena insieme." Ammicca ed esce fuori.
Spero che io e Richard riusciremo a realizzare la nostra collaborazione in una nuova clinica nostra prima del tempo, non tollero più la sua presenza qui a lavoro, a volte ho paura che Knight voglia tornare ai suoi vecchi schemi, se lo facessi Diana non mi perdonerebbe mai.
I miei pensieri vorticano continuamente intorno a Diana e alla possibilità che Kaya possa spifferarle tutto. Dannazione!
Siamo solo agli inizi della nostra relazione e sto combinando un casino!
Come il mio ultimo attacco di rabbia che mi ha portato a scaraventare la mia scrivania dall'altra parte della stanza. Dopo come al mio solito mi sono spogliato come un verme, ho messo un disco in vinile nel giradischi e ho vagato per un po' nudo in stanza finché non mi sono calmato.
Ho letto nuovamente Romeo e Giulietta e ho pensato che se avessi perso Luce come era successo a Romeo mi sarei tolto la vita. Quindi sono uscito fuori e come sempre l'ho trovata seduta fuori la porta ad aspettarmi.
Ho bisogno di lei più di quanto lei ha bisogno di me, ma penso che questo lei non riesca a vederlo.
È sempre accecata dalla gelosia talmente tanto da non capire che lei è l'unico pianeta che mi gravita attorno di cui mi interessa l'esistenza. Per me le altre potrebbero anche cadere nel loro oblio senza il loro moto.
Prima mi libererò di Kaya e prima mi libererò di un grosso problema!
Prendo il mio cellulare personale e vado sulle ultime chiamate e premo sul nome Luce. Al secondo squillo risponde.
"Non puoi stare senza di me..."mormora con tono divertito.
Posso stare senza di lei ma sarei vuoto.
"Non montarti la testa ragazzina, rimanderemo la nostra visita alla villa..."asserisco.
"Perché? Cosa devi fare?"
"Ho un altro impegno, una cena per la precisione..."
"Allora troverò anch'io il modo di impegnarmi. Con chi vai a cena?"ribatte con tono innervosito.
"Con qualcuno..."
"Allora anch'io andrò a cena con qualcuno!"ribatte sull'orlo di uno dei suoi attacchi di rabbia. Io dal mio canto lancio il cellulare contro il muro innervosito.
Andrà sicuramente a cena con i suoi amici e fra quei amici c'è quel coglione che le corre dietro! Incedo verso il cellulare e lo recupero dal pavimento. Lo schermo si è frantumato e si illumina ad intermittenza.
"Con chi vai a cena?"domanda ancora ma prima che possa rispondere. Il cellulare si spegne.
Allento il nodo della cravatta e urlo innervosito. Finisco di distruggere il cellulare. Recupero la scheda e getto il cellulare nel cestino.
Non la chiamerò dal telefono di un collega, non voglio che nessuno abbia il suo numero.

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