Capitolo 38

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26 settembre 2020

Ermal non riusciva più a staccarsi dal passato, se ad inizio settembre l'idea di cambiare casa era dettata solo ed esclusivamente dalla voglia di costruire un ambiente migliore per la nascita della sua famiglia ora era mutata, trasformata e non in meglio, era un bisogno impellente a cui necessariamente doveva rispondere perché non sopportava più nulla di ciò che lo circondava.

Quelle quattro mura che dalla fine della relazione con Silvia chiamava casa ora gli stavano strette, troppo strette per i suoi gusti, in ogni angolo erano nascosti ricordi ai quali si aggrappava per non soccombere alla tristezza di quel lutto che non era in grado di elaborare nel modo giusto, era qualcosa che non riusciva a comprendere.
Aveva bisogno di chiudere il rapporto con quel luogo perché ogni volta che andava in balcone si trovava a rivivere la notte in cui lei aveva svelato il significato di quel grande tatuaggio impresso sulla sua spalla destra, non poteva più osservare il divano e trovarsi nella mente l'immagine di Asia al telefono con sua madre la sera prima che tutto si disintegrasse. Lei piccola e col mondo sulle spalle, la voce di una bambina e la forza di una donna.
La vedeva felice ovunque e percepiva sulla sua pelle tutta la sua gioia rubata, tutto quello che gli era stato portato via in un solo dannato istante sbagliato.
Non era così che si immaginava la vita con Asia.

Era così certo di volersene andare che per quella mattina aveva fissato un appuntamento per andare a vedere un paio di case che gli sembravano interessanti.
«Dai amore! Ci andiamo ora a vedere questa casa e poi ti accompagno agli studi e se ti va aspetto che finisci sennò torno a casa...» insisteva con dolcezza innata il riccio che era a conoscenza di tutte le riserve che aveva la bionda
«Io non so Ermal, non sono convinta di voler cercare una casa più grande per noi... E se poi non ci riusciamo più a costruire una famiglia?»
«E se invece ci riusciamo? E poi continui a dire che questa casa è mia e che nasconde troppi ricordi... Forse ti farebbe bene pensare a qualcosa di solo nostro...» mentre parlava le accarezzava il viso spostando tutte le ciocche di capelli ribelli, erano ancora sdraiati a letto e avrebbero dovuto darsi una mossa per riuscire a fare tutto ciò che avevano in programma.
«Va bene, se proprio vuoi faremo così... Poi però resta che non mi piace andare in TV, se so che ci sei tu dietro le telecamere mi sento meglio...»
«Resto quanto vuoi ma non sei sola e non lo sarai mai e comunque al tuo fianco hai i ragazzi!» la bionda annuì e finalmente si alzò dal letto su cui era rifugiata per indossare i vestiti ed iniziare in qualche modo l'ultimo sabato di settembre.

Le case che Ermal aveva scelto erano molto belle ma non erano proprio nello stile di Asia, erano grandi e spaziose in palazzi alti del centro di Milano, avevano il grande pregio di essere vicini ai loro luoghi di lavoro ma per la bionda non rappresentavano certo l'ideale di casa accogliente che aveva in mente.

Per tutto il pranzo parlarono di quelle abitazioni che avevano visto e di cui Ermal era entusiasta, gli piacevano entrambe e continuava a decantarne le lodi circa il grande terrazzo o quella che sarebbe potuta diventare la sua sala musica molto più grande di quella che utilizzava o di come avrebbero potuto arredare questa o quella stanza era incontenibile ed Asia lo ascoltava parzialmente distratta e concentrata sugli impegni pomeridiani.

***

Nel primo pomeriggio entrarono negli studi televisivi a Milano, avevano infatti l'ultima intervista post olimpica a Verissimo e poi finalmente avrebbero tutti e quattro potuto tornare nella loro meravigliosa oasi di pace e privacy, lontani da telecamere e tutto ciò che era troppo lontano dal loro mondo, tutti tranne Asia che in un modo o nell'altro ne sarebbe sempre stata vittima.

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