Capitolo 17

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Il mattino dopo la festa si svegliarono che erano tutti completamente distrutti, avevano bevuto uno o due bicchieri più del necessario ed erano tornati molto tardi ma nonostante tutto erano stati costretti ad andare ad allenamento, ne mancavano così pochi agli Europei che dovevano assolutamente sfruttare ogni attimo.
Asia non aveva svegliato Ermal, lo aveva lasciato beato tra le lenzuola, dormiva così sereno che sarebbe stata l'intera giornata immobile a guardarlo, respirava piano ed il suo petto nudo si muoveva ad un ritmo rilassato e costante, l'espressione in viso era così bella che le venne voglia di baciare quelle labbra dal sapore così buono ma le toccò lasciarlo lì per uscire.

Dopo tre ore di allenamento massacrante, in cui era riuscita a rendere anche abbastanza bene vista la sua condizione di partenza rientrò nell'appartamento di Ermal.

Sorrise nel vederlo ancora beatamente addormentato e visto che ormai erano quasi le una decise che lo avrebbe svegliato, anche perché, non gli aveva ancora consegnato il suo regalo di compleanno.
Si sedette sul letto al suo fianco, era cosa rara che dormisse così a lungo e con la serenità di un bambino dipinta tra le piccole rughe d'espressione a contorno del suo viso, quasi le dispiaceva interrompere quella magia.
Iniziò ad accarezzare il viso con delicatezza, le guance rese ruvide da un piccolo accenno di barba che non veniva toccata dalla mattina precedente, le labbra un po' secche a causa della sua abitudine a dormire tenendole appena socchiuse e la pelle calda del collo.
Si avvicinò ancor di più a lui ed iniziò a lasciare dei piccoli e delicati baci su tutto il suo viso, fino a che lui, disturbato da tutto non iniziò a mugugnare parole sconnesse a cui seguirono quelle dolci di Asia che gli intimava di svegliarsi rapidamente con quei modi prima che perdesse la pazienza e passasse alle maniere forti.
«Sei crudele... Meritavo di dormire più di te!»
«Ermal, amore mio... Mi sono svegliata, ho fatto tre ore di allenamento e ora ti sto svegliando... È ora di pranzo!»
«Mi prendi in giro?» aprí immediatamente gli occhi, si chiese come aveva fatto a dormire così tanto ma si dimenticò di rispondere perché Asia era di fronte a lui con i capelli disordinati ed uno dei suoi body da allenamento giallo fluo infilato dentro un paio di pantaloni della tuta neri e non troppo larghi.
Sorrideva allegra con un'energia esagerata per Ermal che aveva appena aperto gli occhi ma l'erezione del mattino gli comunicò che sarebbe stato molto bello spogliarla, lei però evidentemente aveva dei problemi di comunicazione al mattino con le sue voglie ed era di altro avviso.
«Amore, ieri tra una cosa e l'altra mi sono dimenticata di darti il regalo, vorrei dartelo ora, prima di tornare ad allenamento... Sei abbastanza sveglio?» il riccio annuì, non perché fosse pronto, ma perché era terribilmente curioso.
La bionda si alzò dal letto e tornò pochi secondi dopo, tra le mani teneva una scatola di scarpe un po' vecchia e logora, sul coperchio alcuni adesivi a forma di cuore, di fiore e mille altre forme, al centro svettava una scritta in pennarello nero un po' disordinata "Sogni nel cassetto".

La consegnò ad Ermal che la prese in mano con delicatezza, era certo che per quanto vecchia e distrutta fosse avesse un significato speciale, lo chiese ad Asia con uno sguardo, prima di aprirla.
«Quando ero piccola, forse avevo nove anni o dieci, insomma ero alle elementari; avevo deciso che volevo un cassetto di sogni, per poterlo aprire ogni tanto e frugare tra le cose, capire cosa e come fare, se farlo e quando, avevo il controllo della situazione, più o meno. Ho preso due scatole, una è questa l'altra..» si alzò dal letto per andare nel borsone a prenderne un'altra simile «è questa qua, sogni usati, ogni volta che mi veniva in mente una cosa, un desiderio anche stupido, come un nuovo paio di scarpe, la scrivevo su un foglietto e la mettevo in una busta bianca con su scritta un'indicazione e una data. Quando un sogno lo realizzavo mettevo la busta in quest'altra scatola.» Ermal annuì, stava cercando di capire in cosa consistesse il regalo vero e proprio «Lo hai sempre fatto negli ultimi vent'anni?»
«Si, sempre so che è un po' da psicopatica ma mi piace tenere viva questa cosa, continuare a restare in contatto con la me del passato. Ora vorrei che tu aprissi la scatola dei sogni e che cercassi. Li in mezzo c'è una busta bianca con scritto il tuo nome sul retro... »
Il cantante con la delicatezza con cui si tratta una reliquia aprì la scatola e posò il coperchio sulle coperte, dentro c'erano tante buste bianche piccoline, alcune erano state realizzate a mano con dei fogli a quadretti o a righe, erano vecchie e logore, altre erano buste vere e proprie, alcune nuove altre più antiche. Alcune avevano la scrittura disordinata tipica dei bambini, altre portavano i segni dell'adolescenza, alcune erano serie altre avevano sopra dei piccoli adesivi.
Iniziò a passarle una ad una, fino a che ne trovò una fatta a mano, con gli angoli un po' distrutti e lo scotch ormai ingiallito dal tempo. Sul retro la scritta ERMAL con la grafìa chiara e sicura che lui conosceva molto bene, sul davanti invece era una scrittura più incerta, in perfetto corsivo da penna a sfera, un paio di piccole macchie d'inchiostro blu, una scritta ed una data "Città da vedere, 14-02-2004".
Un biglietto scritto oltre quindici anni prima, immaginò una Asia tredicenne buttata di pancia sul letto, la penna tra le labbra tra un pensiero e l'altro, che lo scriveva nel giorno di San Valentino e sorrise a quell'immagine. Alzò lo sguardo su di lei che pareva in ansia, dopotutto era la prima volta che mostrava quel piccolo pezzo di sé ad Ermal. «Apri la busta amore... Non morde mica eh! Ero piccola all'epoca, non sadica». Sorrisero entrambi e finalmente il riccio si decise a staccare lo scotch che chiudeva la busta, si rese conto che, a differenza di quello che era servito per dare forma al foglio quello era bello trasparente e non portava i segni del tempo.
All'interno due foglietti, il primo sembrava risalire a vent'anni prima mentre il secondo era decisamente recente, «Quale prendo per primo? Quello della te bambina o della te adulta?» Ermal era incerto, sperava che lei desse una risposta decisa e non gli proponesse di decidere perché non sapeva cosa scegliere, era indeciso, piccola o grande, bimba o donna?
«Come preferisci tu»

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